di REDAZIONE POLITICA
ENTRO OGGI, o domani al massimo, il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi dovrebbe salire al Quirinale, sciogliere la riserva e dar vita al suo nuovo governo. C’è grande attesa per quella che sarà la squadra scelta dall’ex banchiere. Rumors sui possibili ministri si susseguono, ma nessuna forza politica è stata ufficialmente contattata. Intanto, però, i leader dei vari partiti propongono nomi ma sarà il premier incaricato a comporre il nuovo esecutivo insieme a Sergio Mattarella.
Sui tempi c’è ancora incertezza. Mario Draghi salirà al Colle per sciogliere la riserva probabilmente entro oggi, o comunque entro il fine settimana, con la lista dei ministri pronta. A quel punto si terrà la cerimonia del giuramento, già domani o al massimo domenica, e poi il voto di fiducia in Parlamento non prima di martedì: al Senato martedì appunto e mercoledì il bis alla Camera.
Il sistema Draghi è questo. Procedere per gradi. Prima sondare la disponibilità di chi è al momento un “esterno” per poi passare alla squadra composta da chi è già un “interno”.
Il presidente del consiglio incaricato ha trascorso una parte del pomeriggio “blindato” in una foresteria del comando generale dell’ Arma dei Carabinieri, che già dalla scorsa settimana gli avevano consentito di svolgere in quella sede la fase di lavoro che richiede la massima privacy. E è stato proprio qui lì aveva tenuto i suoi primi colloqui. Ieri, in effetti, sempre in quell’edificio ha ascoltato e parlato con i potenziali ministri. La lista dei cosiddetti “tecnici” è stata costruita in quell’angolo del quartiere Parioli. L’altra lista, quella dei politici, in questa prima fase, è gestita invece dal Quirinale. In una sorta di divisione istituzionale dei compiti.
Tutto nella segretezza più assoluta. Anche negli ultimi giorni, infatti, ha ripetuto a tutti i suoi interlocutori una frase che già aveva pronunciato durante gli incontri con i partiti e i gruppi parlamentari: le scelte sui ministri toccano a me di concerto con il presidente della Repubblica. “Nelle consultazioni – è il suo punto di vista – ho spiegato quale sarebbe stato il metodo di lavoro e nessuno lo ha contestato”. In sostanza non intende avviare il mercato delle trattative su posti e poltrone. Il mandato ricevuto dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, da questo punto di vista è stato chiaro e netto. C’è l’articolo 92 della Costituzione a disciplinare la procedura per le nomine alla guida dei dicasteri e stabilisce che siano solo il presidente del Consiglio e il capo dello Stato a intervenire. Il primo proponendo i nomi, il secondo nominandoli.