Condanne pesanti sono quelle inflitte ieri dal Gup del Tribunale di Lecce d.ssa Cinzia Vergine nei confronti di due pregiudicati tarantini Gianluca Nuzzo, di 40 anni, e Massimo Zamino, di 49 anni, affiliati al “clan” mafioso De Vitis-D’Oronzo e coinvolti entrambi nell’operazione “Alias 2” condotta dalla DDA e dal Gico della Guardia di Finanza di Lecce, che faceva seguito alcuni mesi dopo all’inchiesta principale “Alias” in cui per la Procura Antimafia di Lecce operò la Polizia di Stato di Taranto guidata dall’ex Questore Giuseppe Mangini.
Il gup ha inflitto tredici anni di reclusione nei confronti del Nuzzo ed undici anni e mezzo nei confronti di Zamino, condanne ben più pesanti delle richieste di otto anni di reclusione formulate della pubblica accusa. Nuzzo e Zamino, vennero arrestati alcuni mesi dopo dalla maxi-operazione che aveva definitivamente smantellato il presunto clan mafioso a cui erano collegati.
Le indagini della Squadra Mobile della Questura di Taranto diretta a suo tempo dal dirigente Roberto Giuseppe Pititto (ora a capo della Mobile di Foggia) li avevano collocati come affiliati al clan mafioso costituendo di fatto il braccio “armato” che i capi del clan utilizzavano per recuperare gli incassi del “pizzo” estorto, in alcuni casi, spesso e volentieri facendo ricorso anche alla violenza fisica. Nuzzo e Zamino, sono accusati processualmente di essere i responsabili di due episodi avvenuti fra il giugno 2013 ed il gennaio 2014.
Secondo la tesi accusatoria avanzata dottor Alessio Coccioli sostituto procuratore della repubblica di Lecce, applicato alla locale Direzione Distrettuale Antimafia con delega agli eventi criminosi di stampo mafioso della provincia di Taranto, i due pregiudicati Nuzzo e Zamino ricevettero ordine da Francesco Lattarulo, successivamente arrestato nell’ottobre 2014 , di danneggiare la sala giochi “Fullgame”, ubicata in via Principe Amedeo nel pieno centro di Taranto, mentre Zamino, avrebbe esploso alcuni colpi di pistola contro l’attività commerciale “Cgm motor”, in via Temenide. Ritorsioni che sarebbero state commissionate da Lattarulo per regolare delle questioni personali e non del “clan” di appartenenza. Nei confronti di Nuzzo pende anche la contestazione del reato di “ricettazione” conseguente alla accertata detenzione illegittima di un’arma da fuoco.
La Procura distrettuale antimafia di Lecce in occasione del loro arresto del 15 maggio 2015 e del conseguente procedimento giudiziario, illustrò non soltanto le ragioni del loro arresto, ma motivò anche i sequestri effettuati nella seconda parte dell’operazione Alias, effettuati dal Gico della Guardia di Finanza di Lecce, di beni e conti correnti per quattro milioni di euro. L’avvenuto smantellamento dell’ associazione mafiosa guidata dai boss storici Nicola De Vitis e Orlando D’Oronzo dopo la retata di ottobre della Squadra Mobile, e la successiva operazione dei Gico della Finanza, oltre agli accertamenti tributari e fiscali attivò la ricerca degli investigatori alla ricerca dei soldi ed ai beni immobiliari nel possesso e controllo della malavita, attività queste che conseguirono i provvedimenti disposti dal gip dr. Alcide Maritati del Tribunale di Lecce a seguito della richiesta del procuratore capo dr. Cataldo Motta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e del sostituto procuratore Coccioli.