h. 10:09 La prima sezione delle Suprema Corte di Cassazione ha confermato questa mattina, la sentenza di condanna a Sabrina Misseri e sua madre Cosima Serrano , annullando l’aggravante (art. 112 C.P.) del numero di persone in concorso per la soppressione del cadavere di Sarah e riducendo l’isolamento diurno per Cosima e Sabrina. Presenti in aula il papà e il fratello della quindicenne Sarah Scazzi uccisa ad Avetrana il 26 agosto 2010.
Confermata la condanna a otto anni per Michele Misseri , e ritoccato al ribasso di un anno la pena per Carmine Misseri, il fratello di “zio Michele” riducendola a 4 anni e 11 mesi per soppressione del cadavere di Sarah Scazzi, morta ad Avetrana il 26 agosto 2010. Confermata la sentenza anche nei confronti di Vito Russo e Giuseppe Nigro, accusati di favoreggiamento.
L’udienza, partita ieri a rilento con la lunga relazione, durata tre ore e mezzo del giudice relatore Antonio Cairo, si era protratta per tutto il pomeriggio con la requisitoria del pg e le arringhe di parte civile e dei difensori degli imputati. Cosima e Sabrina.
Secondo l’avvocato Roberto Borgogno, ( a destra nella foto) difensore di Cosima Serrano condannata all’ergastolo assieme alla figlia Sabrina dalla Cassazione “sono due sventurate, combatteremo fino alla fine perché è una battaglia per la giustizia: è un enorme errore giudiziario“. ed aggiunto. “rimaniamo convinti che c’è un colpevole, Michele Misseri, e due innocenti che stanno scontando la pena al suo posto”.
I protagonisti:
- Sarah Scazzi: la vittima
- Sabrina Misseri: cugina di Sarah, condannata all’ergastolo
- Cosima Serrano: mamma di Sabrina, condannata all’ergastolo
- Michele Misseri: marito di Cosima e papà di Sabrina, condannato a otto anni
Accolta la richiesta del sostituto procuratore generale Fulvio Baldi che aveva sostenuto la colpevolezza delle due imputate al di là di ogni ragionevole dubbio. “Sono convinto della ricostruzione colpevolista della sentenza d’appello“, basata su elementi certi; i giudici tarantini, ha detto il rappresentante dell’accusa, “hanno fatto a meno” delle dichiarazioni e dei ripensamenti del contadino di Avetrana. “Sabrina – è la ricostruzione del movente secondo il magistrato – era in uno stato di agitazione e nervosa frustrazione, accusava Sarah di aver contribuito alla fine della storia con Ivano Russo, di aver rivelato dettagli della sua condotta sessuale gettando discredito su di lei e sulla sua famiglia. La madre solidarizza, con un atteggiamento da ‘madre del Sud’. Ne nasce una discussione in cui Sarah risponde da 15enne, scappa via, ma riescono a raggiungerla per darle la lezione che merita, una lezione evidentemente assassina. Poi danno ordine a Michele Misseri di disfarsi del corpo“.
Quanto a zio Michele, “del tutto destituita di fondamento è la pretesa di riqualificare il reato da soppressione di cadavere ad occultamento» con conseguente sconto di pena secondo il sostituto procuratore generale, che ricostruendo l’accaduto ha sottolineato come il cadavere sia «stato calato in un luogo impervio, una pozza piena d’acqua che ne avrebbe facilitato il deperimento“, a dimostrazione della volontà originaria di celare e distruggere per sempre il cadavere, salvo poi ripensarci e farlo ritrovare. Complementare a questo disegno, secondo la Procura generale della Cassazione, è stata l’azione di aver bruciato i vestiti della 15enne. A seguito di questa sentenza definitiva l’uomo, che si autoaccusava di essere l’unico responsabile del delitto, deve tornare in carcere dove ha trascorso diversi mesi di detenzione dal 6 ottobre del 2010, la sera in cui fece ritrovare agli inquirenti il corpo della nipote 15enne in un pozzo nelle campagne di Avetrana, in provincia di Taranto, alla tarda primavera del 2011, quando venne scarcerato perché nel frattempo aveva chiamato in correità la figlia Sabrina.
“Io sono sereno per me, ma non per le le altre cose: due innocenti sono in carcere“. Sono state queste le prime parole di Michele Misseri a commento della sentenza della prima sezione penale della Corte di Cassazione, attendendo nella sua villetta di Avetrana (Taranto) l’arrivo dei Carabinieri che dovranno portarlo presso il carcere di Taranto. Alla moglie e alla figlia, Misseri ha poi chiesto “perdono, vi chiedo perdono per gli errori che ho fatto. E’ un errore giudiziario”, ha aggiunto, “ma secondo me” la vicenda “non è finita. Vedremo…”.
“zio Michele”: 7 versioni in 7 mesi
Michele Misseri in questi lunghi sei anni di processi ha continuamente ritrattato e cambiato ripetutamente versione. In tutto ha fornito agli inquirenti almeno 7 versioni nei primi 7 mesi.
- Michele sostiene di aver tentato di sedurre Sarah, che respinge le avances. Infuriato, l’uomo la aggredisce alle spalle e la strangola con una corda. Poi carica il corpo nel bagagliaio della propria auto e una volta giunto in aperta campagna stupra la nipote morta. Carica di nuovo il cadavere in macchina, riparte e lo nasconde nel pozzo.
- Sarah ‘provoca’ Michele toccandolo ai fianchi. E lui la strangolata non appena la nipote si gira di spalle.
- Sarah arriva a casa di Sabrina dove la cugina e suo padre la attendono per darle una lezione ed evitare che la ragazza diffonda voci in giro sulle avances dello zio. Mentre Sabrina tiene per le braccia la cugina, Michele avvolge una corda intorno al collo di Sarah e la strangola. Poi nasconde il cadavere gettandolo nel pozzo.
- Nel pieno di una lite Sabrina trascina Sarah nel garage. La discussione degenera e Sabrina strangola la cugina con una cintura trovata in garage. La ragazza sale a casa e informa il padre Michele, che sta dormendo. L’uomo carica il cadavere in auto, va in campagna, ne abusa sessualmente e lo getta nel pozzo.Intanto arrivano i risultati dell’esame autoptico sul corpo di Sarah che non evidenziano alcun segno di violenza sessuale.
- Misseri conferma la versione precedente, escluso l’abuso sessuale
- Misseri scrive due lettere alle figlie, in cui scagiona Sabrina e si scusa per averla accusata dell’omicidio
- In una lettera inviata al suo avvocato Michele Misseri si autoaccusa del delitto scagionando ancora la figlia Sabrina. Sostiene di aver strangolato Sarah con una corda nel garage di casa durante un raptus scaturito dal fatto che non riusciva a far partire il suo trattore. Sarah, cadendo a terra, avrebbe urtato la testa contro un compressore.
Ad aprile 2013 la corte d’Assise di Taranto aveva condannato Cosima e Sabrina all’ergastolo, verdetto confermato il 27 luglio 2015 dalla Corte d’Appello, con una sentenza in 1.277 pagine, depositata solo diversi mesi dopo.
Cosa c’entra la mamma di Sabrina?
Cosima Serrano viene arrestata il 26 maggio 2011, con l’accusa di concorso in omicidio e sequestro di persona. A incastrarla è prima il suo cellulare e poi la testimonianza del fioraio di Avetrana, Giovanni Buccolieri che dichiara di aver visto quel 26 agosto del 2010, le due donne strattonare Sarah e costringerla a salire in macchina intorno alle 14.30. Buccolieri poi sostenne di essersi confuso e che il fatto in realtà sarebbe stato un suo sogno. I giudici considerano le sue parole attendibili e compatibili con la ricostruzione dei fatti.
Il movente della gelosia
Per gli inquirenti il movente che ha guidato le mani di Sabrina è la gelosia nei confronti di Ivano Russo, un cuoco di Avetrana del quale Sabrina – secondo la tesi della Procura di Taranto – sarebbe stata innamorata. Le due ragazze avevano conosciuto Ivano alcuni mesi prima ed era nata un’amicizia. Per Sabrina qualcosa in più e la ragazza, non ricambiata, confidava alla cugina le proprie pene d’amore.
Sarah, da parte sua, sembrava intenzionata ad attirare l’attenzione di Ivano, facendo ingelosire la cugina. La rottura definita era arrivata intorno al 16 agosto, dopo un rapporto incompleto tra Sabrina e Ivano in macchina. La ragazza aveva raccontato a Sarah la vicenda e la 15enne lo aveva confidato al fratello Claudio, che a sua volta ne aveva parlato con Ivano. Da qui la decisione del giovane cuoco di deciso di troncare qualsiasi rapporto con Sabrina, che avrebbe iniziato a covare rancore nei confronti della cugina.
I familiari di Sarah Scazzi
Si chiude oggi questa dolorosissima pagina giudiziaria. “Sarah ha ricevuto giustizia” ha commentato Claudio Scazzi il fratello della vittima con una sentenza “equilibrata, giunta dopo un lavoro durato tanti anni, di persone fortemente motivate. Il paese deve ringraziare chi ha lavorato a questo caso. In Italia la giustizia c’è” ed ha quindi informato telefonicamente della decisione della Cassazione la mamma Concetta che ha preferito seguire l’esito del processo restando ad Avetrana “. “Mamma – ha aggiunto il fratello di Sarah Scazzi – condivide questo pensiero, anche lei si è sempre affidata alla Procura“. “Adesso la famiglia Scazzi ha bisogno di trovare pace”. ha detto l’avvocato Walter Biscotti, legale di parte civile nel processo. “Voglio ricordare – ha aggiunto l’avvocato – i 40 giorni in cui una madre disperata ha girato le televisioni per ripetere gli appelli per la figlia scomparsa. Concetta ha avuto un ruolo determinante in questa vicenda” .
L’ avvocato Biscotti ha quindi ringraziato i magistrati di Taranto, che ha avuto coraggio nel proseguire sulla sua strada, nonostante le confessioni di Michele Misseri: “Noi siamo convinti, come la procura, che Michele Misseri non ha commesso l’omicidio“.