Sono 41 le persone indagate al termine dell’inchiesta “Leon” coordinata da DDA di Lecce che ha svelato un’ associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di droga. Lo scorso 6 dicembre vennero tratte in arresto dai Carabinieri, 21 di cui 11 associati al carcere e 10 agli arresti domiciliari come emerge dall’avviso di conclusione delle indagini notificato nei giorni scorsi dai due pubblici ministeri Milto Stefano De Nozza della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e Francesco Ciardo della procura di Taranto. Le indagini che si sono protratte per un paio di anni erano partite dal sequestro di un chilo di droga e denaro contante trovatinell’abitazione di Giovanni Leone (64 anni)
Nel provvedimento viene acclarata l’esistenza di un gruppo accusato di aver costituito 3 società di comodo utilizzate per reinvestire il denaro provento delle attività illecite di cui secondo l’impianto accusatorio dei magistrati fanno parte il 40enne Vincenzo Leone ritenuto la “mente” del gruppo, la compagna Teresa Malizia e sua figlia Flavia Delle Donne. Il 23enne Cosimo Leone, il consulente del lavoro Giovanni Albertini e Vincenzo Liverano. Si riducono da 21 a 12, invece, le persone accusate di aver preso parte all’associazione al traffico di stupefacenti che aveva la sua centrale nel quartiere Salinella e contatti con le province di Bari, Cosenza, Foggia e Lecce.
In principio erano implicate 55 persone, ed erano scattati gli arresti per il 64enne Giovanni Leone, per i suoi due figli Cosimo e Vincenzo Leone, per Marco Semeraro, ma anche per Cosimo Carriero che secondo gli inquirenti si era incaricato di distribuire agli spacciatori la merce, per Pasquale Lupoli accusato di aver custodito le partite di droga e per Giovanni Marzulli, indicato come uno dei fornitori della droga assieme ad Anna Maria Quaranta sottoposta invece ai domiciliari. Tradotto in carcere anche Davide Nigro, considerato il “braccio destro” del 40enne che spacciava per conto del gruppo.
In carcere erano stati associati Vincenzo Basile, Michele Costantino, Francesco D’Angiulli. Mentre ai domiciliari erano finiti la moglie di Cosimo Leone, Veronica Giudetti , Teresa Malizia, Valentina Petruzzella Scarcia, Angelo Briganti, Massimo Catapano Carmine Eramo, Cosimo Friuli, Carmelo Nigro e Cristian Sorce.
Una valanga di intercettazioni ambientali e telefoniche avevano permesso in seguito di individuare proprio nella famiglia Leone “le figure centrali intorno alle quali operava il traffico di stupefacenti”, in particolare quella di Vincenzo Leone che secondo il gip di Lecce Anna Paola Capano imponeva “sia al fratello Cosimo sia a tutti gli altri suoi adepti l’obbligo di trattare direttamente con lui le questioni inerenti il mantenimento degli associati nel caso gli stessi siano arrestati da parte delle forze di polizia“.
L’organizzazione delinquenziale si approvvigionava costantemente da fornitori di Bari e Brindisi della droga ed aveva escogitato sistemi ingegnosi per proteggersi dagli interventi delle forze dell’ordine: addirittura l’uso di oche all’ingresso dell’abitazione che starnazzando informavano dell’arrivo di qualcuno o il cambio anche periodico di auto, ricorrendo soprattutto a noleggi per non “essere intercettati durante i traffici illeciti”. disponendo anche di armi da impiegare nella riscossione degli incassi dell’attività di spaccio, per un giro di affari che aveva fruttato oltre 500mila euro.