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26 Novembre 2024 19:30

OPERAZIONE ANTIMAFIA DELLA POLIZIA A CALTANISSETTA

L'operazione "La bella vita", chiamata così per la tipologia dei clienti che compravano la cocaina, è scattata questa mattina dopo mesi di indagini tecniche e sul territorio della squadra mobile che hanno consentito di scoprire il sistema dello spaccio "a domicilio". Gli arrestati con segnavano la cocaina negli studi professionali, nelle aziende e nelle abitazioni dei "colletti bianchi"

di REDAZIONE CRONACHE

I poliziotti della Squadra mobile della Questura di Caltanissetta diretta dal dirigente dr.ssa Marzia Giustolisi, a seguito della richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia in esecuzione a un’ordinanza firmata dal gip di Caltanissetta su richiesta del procuratore reggente dr. Gabriele Paci, hanno arrestato 7 persone, indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso dedita alla commissione di estorsioni e al traffico di sostanze stupefacenti; uno degli arrestati è il reggente di cosa nostra a Caltanissetta.

il pm dr. Pasquale Pacifico e la dr.ssa Marzia Giustolisi

In carcere sono finiti Carmelo Bontempo 43 anni, Fabio Meli 43 anni, Giovanni Puzzanghera 44anni, Francesco Zappia, 47anni, Ivan Villa 48 anni, Daighoro Iacona 31anni e Gino Gueli 32anni.

L’operazione “La bella vita”, chiamata così per la tipologia dei clienti che compravano la cocaina, è scattata questa mattina dopo mesi di indagini tecniche e sul territorio della squadra mobile che hanno consentito di scoprire il sistema dello spaccio “a domicilio”. Gli arrestati con segnavano la cocaina negli studi professionali, nelle aziende e nelle abitazioni dei “colletti bianchi”. Il sistema di prenotazione avveniva attraverso una chat telefonica utilizzando un codice prestabilito. I clan mafiosi spacciavano 24 ore su 24 e in alcuni casi la droga veniva portata nei locali più frequentati dove avvocati e imprenditori passavano le serate.

Gli esiti delle indagini hanno consentito di sostenere l’attuale operatività di un gruppo mafioso aderente a Cosa Nostra nissena, facente capo a Carmelo Bontempo uno degli arrestati che è riuscito a rinvigorire il sodalizio, riorganizzando la famiglia mafiosa di Caltanissetta. Sin da subito, l’attività d’indagine ha permesso agli investigatori di rilevare come lo stesso abbia assunto un ruolo di primo piano nel panorama mafioso cittadino; ciò a causa del vuoto di potere determinato dall’assenza di uomini d’onore per via delle numerose carcerazioni degli ultimi anni e del pentimento di alcuni storici sodali.

Bontempo facendo sfoggio del suo strapotere delinquenziale, si è speso costantemente per il reperimento di denaro necessario per il sostegno della carcerazione dei detenuti mafiosi. Le indagini hanno dato piena contezza della smisurata crescita criminale mafiosa dello stesso, che in più occasioni ha rimarcato la sua fedeltà alle regole mafiose che non avrebbe mai tradito, così come non avrebbe mai fatto mancare il suo supporto ai mafiosi che si trovano in galera e che a lui hanno insegnato quelle regole; regole che lui stesso cerca di tramandare ai suoi affiliati, odierni arrestati.

Lo stesso “boss” ha fidelizzato tutti i suoi sodali tranquillizzandoli sempre del fatto che, qualora arrestati, lui si sarebbe impegnato al loro mantenimento in carcere, come fatto in passato in occasione di loro precedenti arresti, a seguito dei quali non lo hanno mai tradito. Il sodalizio era anche dedito a una capillare attività di estorsione ai danni di imprenditori nisseni.

Tutti i sodali hanno operato secondo schemi mafiosi tradizionali, riducendo i contatti tra loro, organizzando incontri in aperta campagna, scambiando tra loro i “pizzini” di provenzaniana memoria, nella convinzione di poter così eludere le attenzioni investigative da parte della Polizia.

Un importante svolta delle indagini è scaturita in occasione della notifica di un avviso di conclusione indagini, inerenti a un altro procedimento per droga,; in quell’occasione, a conferma del suo ruolo di vertice, lo stesso si è preoccupato di fare accantonare delle somme di denaro necessarie al suo mantenimento una volta che fosse stato arrestato anche lui. Di particolare interesse lo stupore del capomafia che si è ritrovato indagato nonostante le accortezze impiegate, quali spostarsi per “chilometri” per parlare di persona con i suoi accoliti o riportare tutto su “pizzini” che poi ingoiava.

Il ruolo di capo dell’organizzazione mafiosa riconosciuto all’arrestato sul territorio è stato desunto da innumerevoli episodi quali, ad esempio, la richiesta d’intervento da parte di alcuni pregiudicati nisseni che lo avevano chiamato a svolgere il ruolo di paciere; la risoluzione di controversie sorte tra due imprenditori nell’ambito delle trattative di vendita di un autolavaggio; la manifesta volontà di  inserirsi nei lucrosi settori della compravendita immobiliare, dei lavori di edilizia, dopo essersi già inserito in quello della vendita di autovetture, così da assicurarsi canali di investimento per il riciclaggio dei proventi delle attività illecite e ottenere così guadagni in nero da destinare anche al mantenimento delle famiglie dei carcerati.

La cassa dell’organizzazione mafiosa è stata foraggiata grazie all’intensa attività di spaccio attuata dallo stesso e  dai suoi sodali, odierni arrestati, ed anche grazie alla tradizionale attività estorsiva, cui sono stati sottoposti diversi commercianti di Caltanissetta e provincia, cui è stato apertamente spiegato che le dazioni estorsive servivano anche per mantenere i detenuti.

L’intera attività investigativa si è basata su intercettazioni telefoniche e ambientali, senza che nessun apporto dichiarativo sia stato fornito dalle vittime delle estorsioni; ciò a riprova dell’immutata forza di intimidazione del sodalizio mafioso in grado di imporre un clima di diffusa omertà. Nel corso dell’odierna operazione sono stati sequestrati 36.000 euro in contanti e 1 kg. di cocaina.

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