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30 Novembre 2024 13:51

OPERAZIONE BACCUS. IN CARCERE 4 PERSONE CONDANNATE

"Quella di Foggia è una mafia che fiuta gli affari ed è pronta ad usare le leggi economiche e fiscali del mercato lecito per avvantaggiarsene. Come nel caso dell’operazione Baccus". Così i magistrati della Dda di Bari commentarono l’operazione. Una mafia, quella foggiana, che al contrario di altre presenti sul territorio pugliese - dicevano ancora gli inquirenti - è in grado di «federarsi» quando si tratta di fare affari

di REDAZIONE CRONACHE

Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari con la collaborazione delle Compagnie della Guardia di Finanza di Foggia, Trani e Ravenna – ha eseguito 4 ” emessi dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Bari – Ufficio Esecuzioni Penali – nei confronti di 4 soggetti condannati, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere e frode fiscale.

Gli arrestati ed incarcerati sono: Ernesto Lops (classe 1949), promotore ed organizzatore di un’associazione criminale finalizzata alla commissione di frodi fiscali in danno dell’Erario e dell’Unione Europea, nonché responsabile di fatto di un’impresa emittente fatture per operazioni inesistenti, condannato a scontare la pena residua di anni 3, mesi 1 e giorni 21 di reclusione; Raffaele Schiavo (classe 1967), partecipe di un’associazione criminale finalizzata alla commissione di frodi fiscali in danno dell’Erario e dell’Unione Europea, condannato a scontare la pena residua di 9 mesi di reclusione; Vincenzo Secondo Melandri (classe 1969), promotore ed organizzatore di un’associazione criminale finalizzata alla commissione di frodi fiscali in danno dell’Erario e dell’Unione Europea, nonché gestore di fatto dell ’azienda vitivinicola «Alla Grotta» a Russi di Romagna, in provincia di Ravenna,  utilizzatrice di fatture per operazioni inesistenti, condannato a scontare la pena residua di 1 anno, 6 mesi e 20 giorni di reclusione; Luigi Calabrese (classe 1964), partecipe di un’ associazione criminale finalizzata alla commissione di frodi fiscali in danno dell’Erario e dell’Unione Europea, quale amministratore di una società illecitamente interposta tra le imprese coinvolte nelle frodi fiscali, condannato a scontare la pena residua di 1 anno, 2 mesi e 7 giorni di reclusione.

Nei confronti dei suddetti la Procura Generale presso la Corte d’Appello di Bari ha disposto, altresì, la sospensione dell’esecuzione della pena detentiva

La presente attività costituisce l’epilogo di una “tranche” delle complesse indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari (“Operazione Baccus”), in esito alle quali lo S.C.I.C.O il Servizio Centrale di Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza a Roma, il G.I.C.O. Bari e la Compagnia della Guardia di Finanza di San Severo nonché la Squadra Mobile della Questura di Foggia, in data 11.06.2012, eseguivano un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari, nei confronti di 24 soggetti (di cui 17 in carcere e 7 agli arresti domiciliari).

Contestualmente la locale Direzione Distrettuale Antimafia – con proprio provvedimento di urgenza – disponeva il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per sproporzione e per equivalente, di beni e disponibilità finanziarie nei confronti degli indagati. Le investigazioni – svolte, essenzialmente, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali
nonché accertamenti bancari – permettevano di disvelare l’esistenza di un’associazione criminale, con base operativa in provincia di Foggia, finalizzata alla commissione di molteplici e gravi fattispecie delittuose, tra le quali l’usura e l’estorsione, aggravate dal metodo e dalla finalità mafiosa, nonché di frodi fiscali in danno dell’Erario e dell’Unione Europea attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte di numerosi soggetti economici controllati dal sodalizio anche per il tramite di “prestanome”.

Ingegnoso è risultato il modus operandi adottato dall’organizzazione criminale: le imprese “cartiere” foggiane emettevano fatture per operazioni inesistenti in relazione a fittizie forniture di mosto – in favore della società vitivinicola «Alla Grotta» a Russi di Romagna, in provincia di Ravenna, collegata all’organizzazione criminale che, in questo modo, acquisiva ingenti crediti fiscali nonché il diritto ad accedere ad aiuti comunitari erogati dall’AGEA. Quindi, la società ravennate pagava tali forniture fittizie alle imprese “cartiere” foggiane – con bonifico e maggiorazione
dell’I.V.A. – impiegando disponibilità finanziarie provento delle attività illecite commesse dall’organizzazione criminale e, nel contempo, conseguiva indebiti rimborsi fiscali per oltre 11 milioni di euro e illeciti contributi comunitari per oltre 18 milioni di euro.

“Quella di Foggia è una mafia che fiuta gli affari ed è pronta ad usare le leggi economiche e fiscali del mercato lecito per avvantaggiarsene. Come nel caso dell’operazione Baccus“. Così i magistrati della Dda di Bari commentarono l’operazione. Una mafia, quella foggiana, che al contrario di altre presenti sul territorio pugliese – dicevano ancora gli inquirenti – è in grado di «federarsi» quando si tratta di fare affari: tanto che le alleanze tra i Francavilla, i Sinisi, i Prencipe, i Trisciuoglio, i Lanza e i Moretti sono tali da consentire sul territorio una ramificazione e diversificazione delle attività illecite che solo un’incisiva azione di contrasto dello Stato riesce a sgominare.

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