La Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione ad un provvedimento cautelare richesto dalla pm Silvia Bonardi, scaturito dalle indagini coordinate dall’aggiunto Alessandra Dolci su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Pietro Paolo Portolesi 53enne, di origini calabresi e residente in provincia di Milano, ritenuto gravemente indiziato del reato di trasferimento fraudolento di beni e valori.
Portolesi farebbe parte di una cosca della ‘ndrangheta radicata a Volpiano, nel Torinese, e sarebbe stato pure “factotum” del presunto boss del narcotraffico Pasqualino Marando. Avrebbe operato nel settore edile-movimento terra, soprattutto per la raccolta di materiale demolito o di scarto, con le imprese Medi Opere, Legnano Ecoter, Handling Rose e Dismantle Eu. Sempre stando all’ordinanza, Portolesi sarebbe riuscito anche ad accaparrarsi un subappalto relativo a demolizioni nell’area dell’Ortomercato milanese e a “entrare”, poi, nei cantieri della Tangenziale di Novara e in lavori di bonifica a Buccinasco, dove ormai da decenni è forte la presenza dei clan della ‘ndrangheta.
È in corso, altresì, il sequestro preventivo di 4 complessi aziendali (con volumi d’affari conseguiti nell’ultimo anno per oltre 8 milioni di euro), numerosi beni mobili strumentali, immobili e conti correnti per un valore complessivo di oltre 5,5 milioni di euro. Nel provvedimento di oltre 140 pagine il gip “segnala” la “presenza” della Legnano Ecoter, una delle quattro imprese riconducibili a Portolesi (a cui sono state sequestrate le quote societarie), «quale sito di conferimento delle macerie derivanti dai lavori oggi in corso di esecuzione all’interno del cantiere per la realizzazione (anche) del villaggio olimpico» nella zona dello scalo ferroviario Porta Romana e che «riguardano la demolizione e la bonifica di preesistenti strutture delle Ferrovie dello Stato».
Le indagini hanno consentito di ricostruire un reticolo societario, operativo nel settore delle cave, del trasporto e dello stoccaggio di materiali inerti e di rifiuti da demolizione, formalmente gestito da prestanome, ma nei fatti diretto unicamente dal soggetto colpito dal provvedimento cautelare, nei confronti del quale sono stati così raccolti gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato in argomento (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa).
In dettaglio, le attività investigative hanno messo in luce come, proprio grazie alla “copertura” fornitagli dai prestanome fra i quali persino la figli, l’indagato che farebbe parte di una cosca della ‘ndrangheta radicata a Volpiano, nel Torinese, e sarebbe stato pure “factotum” di un presunto boss del narcotraffico. peraltro già in passato condannato per reati di traffico di stupefacenti e associazione mafiosa abbia potuto operare anche quale subappaltatore e subfornitore aggirando la normativa antimafia di settore.
Sempre sulla base all’ordinanza del Gip , l’uomo sarebbe riuscito anche ad accaparrarsi un subappalto relativo a demolizioni nell’area dell’Ortomercato milanese e ad ‘entrare’, poi, nei cantieri della Tangenziale di Novara. Il 53enne intestando a prestanome le imprese, tutte “regolarmente iscritte nelle ‘White list'” e dunque di fatto “assolutamente legittimate ad operare nella filiera dei pubblici appalti”, si sarebbe infiltrato, da febbraio scorso, anche nei lavori di un cantiere di bonifica in via Guido Rossa a Buccinasco, nel Milanese.
Le “conversazioni” sui lavori nell’area del villaggio olimpico
“Io qua ci ho 150.000 tonnellate se li devi mettere mettili e ti faccio lavorare”. “Andiamo all’anno nuovo però”. Questa la conversazione intercettata dagli investigatori della Dia, tra il geometra che si occupava dei lavori di “demolizione e bonifica” nell’area dello scalo ferroviario di Porta Romana a Milano, dove sorgerà il Villaggio olimpico, e il presunto affiliato alla ‘ndrangheta. Stando all’ordinanza, l’uomo avrebbe avuto col geometra “diverse conversazioni” a partire dal novembre scorso sul “conferimento di macerie provenienti” da quell’area dello scalo ferroviario da riqualificare. I “conferimenti” a una delle imprese di P.P.P., sempre stando agli atti, “sarebbero però cessati pochi giorni dopo, causa il raggiungimento da parte di una delle società dei quantitativi massimi previsti dalle autorizzazioni” e “il tutto con riserva di riprenderli in quest’anno 2022 – spiega il giudice – salvo il raggiungimento di un accordo sul prezzo“.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo lombardo, assume rilievo poiché testimonia l’impegno profuso dalla DIA a contrasto dell’infiltrazione criminale nell’economia legale.