di REDAZIONE CRONACHE
Nella notte appena trascorsa, un’imponente operazione antimafia della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Direzione Nazionale Antimafia ha visto impegnati, a Bari e su tutto il Territorio Nazionale, oltre 400 uomini e donne del Comando Provinciale dei Carabinieri e della Questura di Bari, in un’azione congiunta, con la quale è stato inferto un duro colpo all’agguerrito clan Strisciuglio, operante a Bari e provincia.
Sono complessivamente 99 i soggetti, tra capi e affiliati, raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari emessa dal Gip dr. Giovanni Anglana del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, indagati, a vario titolo, per “associazione di tipo mafioso armata, detenzione e porto di armi, anche da guerra, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidi e tentati omicidi, estorsioni, minacce, lesioni e rissa”. Nell’inchiesta che coinvolge complessivamente 147 indagati, sono presenti le dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia.
Decine sono le perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi e droga, operate dagli agenti della Polizia di Stato e dai militari dell’Arma dei Carabinieri, supportati da unità cinofile, da due elicotteri, dai Cacciatori “Eliportati” di Foggia, dal personale dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato e delle Sezioni di Intervento Operativo dei Carabinieri.
L’operazione di oggi, denominata convenzionalmente “Vortice-Maestrale”, costituisce il compendio di un’indagine avviata nel 2015, diretta da un pool composto da magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Direzione Nazionale Antimafia e condotta, in stretta e costante sinergia, dalla Squadra Mobile della Questura di Bari e dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dei Carabinieri di Bari, mediante articolate e convergenti attività tecniche e dinamiche, che hanno portato al sequestro, negli ultimi anni, anche di considerevoli quantitativi di droghe di ogni tipo e di armi, nella piena e certa disponibilità di uomini del clan.
L’attività investigativa ha fatto emergere la perdurante operatività criminale del clan Strisciuglio e delle sue articolazioni territoriali , attive nei quartieri Libertà, San Paolo (cui fa riferimento anche una frangia operativa nel Comune di Palo del Colle), Enziteto – San Pio – Catino e San Girolamo (oltre ad una propaggine periferica nei Comuni di Conversano e Rutigliano), nonostante la carcerazione di importanti esponenti di vertice.
Nell’ ordinanza si legge che “I quartieri dove è attivo il clan Strisciuglio sono tuttora caratterizzati da un asfissiante controllo del territorio, che si manifesta attraverso le estorsioni esercitate in danno di numerosi piccoli imprenditori ed artigiani che hanno le proprie attività ed insediamenti produttivi in quelle aree: cantieri edili, commercianti, lidi balneari, attività di ristorazione, eventi ludici e concertistici”.
Secondo gli inquirenti alla guida del clan c’erano i pluripregiudicati Lorenzo Caldarola e Vito Valentino, oltre ai referenti Giacomo Campanale, Saverio Faccilongo, Alessandro Ruta che operavano nei vari rioni e città della provincia. A 53 degli arrestati fra i quali Francesco ed Ivan Caldarola figli del boss Lorenzo Caldarola, ed Antonio Busco, quest’ultimo ritenuto uno dei fornitori della droga spacciata, l’ordinanza è stata notificata in carcere. Negli atti si legge che proprio dal carcere “i membri di vertice del clan Strisciuglio continuavano a gestire le attività illecite, ad impartire ordini e direttive, non solo tramite le ambasciate comunicate all’esterno per tramite di familiari, ma anche utilizzando telefoni cellulari consegnati clandestinamente nelle carceri di tutto il territorio nazionale” . Le indagini hanno documentato che nella casa circondariale di Bari – come confermato da alcuni collaboratori di giustizia – entrava anche droga, lanciata con le fionde o, in occasione delle festività natalizie, persino con i droni.
Molteplici i reati scopo accertati, tra cui l’illecita commercializzazione di stupefacenti, reati contro la persona (omicidi e tentati omicidi), reati contro il patrimonio (in specie estorsioni) e in materia di armi. Nel corso delle attività di indagine sono state registrate le mire espansionistiche della compagine mafiosa e la proliferazione della stessa nell’intera area della città metropolitana, attorno alle figure dei boss Lorenzo Caldarola, Vito Valentino, Alessandro Ruta, Saverio Faccilongo e Giacomo Campanale, responsabili delle diverse articolazioni territoriali.
E’ stato, altresì, accertato come il sodalizio abbia assunto il controllo delle piazze di spaccio, riversando nella vendita al dettaglio gli ingenti rifornimenti di sostanze stupefacenti, assicurati, sino al 2017, anche da alcuni appartenenti al clan Parisi-Palermiti (con sede operativa nel quartiere Japigia di Bari), che in quel periodo stavano cercando di acquisire una propria autonomia e avevano stretto importanti rapporti commerciali con alcuni esponenti apicali del clan Strisciuglio.
L’organizzazione mafiosa colpita quest’oggi, nel periodo oggetto delle investigazioni, con micidiali e sanguinose azioni di fuoco, aveva preso il sopravvento sul clan Mercante all’interno del quartiere Libertà, acquisendo, in quella parte nevralgica del capoluogo pugliese, il controllo esclusivo delle attività di spaccio e delle estorsioni ai danni dei titolari di attività produttive; in particolare, era riuscita ad imporre ai gestori di alcuni esercizi pubblici ubicati nel cuore della città di Bari, l’installazione di apparecchi per il gioco, con vincite in danaro, forniti da un’azienda gestita da uno dei sodali, il quale versava, poi, parte degli introiti nelle casse della cosca, ottenendo in cambio il monopolio di fatto nel settore.
Le indagini hanno consentito anche di fare luce sulla violenta rissa avvenuta all’interno del carcere di Bari, l’11 gennaio 2016, tra numerosi detenuti ristretti nel circuito della cosiddetta “alta sicurezza”, nel corso della quale si erano fronteggiati, tra gli altri, elementi apicali del clan Misceo, già attivo nel quartiere San Paolo e in Palo del Colle ed esponenti di vertice del clan Strisciuglio: episodio da cui era poi scaturita l’espansione di quest’ultimo sodalizio mafioso nel paese di Palo del Colle, mediante il compimento di azioni violente che hanno consentito l’acquisizione del controllo territoriale.
Si è evidenziata la continuità organizzativa e funzionale del clan Strisciuglio, rispetto a quanto già emerso in precedenti inchieste giudiziarie: trattasi di un’organizzazione mafiosa di tipo federale, suddivisa in plurime articolazioni, dotate di margini di autonomia operativa e, allo stesso tempo, legate tra di loro da solidi vincoli di interconnessione organizzativa e funzionale. Un dato particolarmente allarmante è rappresentato dalla capacità del sodalizio di associare al capillare controllo delle strade e delle piazze di importanti quartieri del capoluogo pugliese,
un’altrettanto pressante attività di condizionamento e di infiltrazione mafiosa all’interno del carcere di Bari, imponendo il proprio ruolo egemonico in talune sezioni della suddetta struttura detentiva e svolgendo un’ instancabile attività di proselitismo, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni.
Dalle investigazioni è anche emerso che i vertici del clan hanno continuato a gestire le attività illecite, nonché ad impartire ordini e direttive anche durante la detenzione. Ciò facendo, non solo tramite le ambasciate comunicate all’esterno mediante i prossimi congiunti, ma anche in via diretta, utilizzando telefoni cellulari consegnati clandestinamente in carcere, avvalendosi anche dei più moderni mezzi tecnologici. Emblematico è l’episodio avvenuto il 24 ottobre 2018 presso il carcere di Taranto, ove era recluso Saverio Faccilongo. Al fine di fargli recapitare due telefoni cellulari e un congruo quantitativo di hashish e cocaina, era stato utilizzato dai fiancheggiatori tuttavia senza successo persino un drone.
LE DICHIARAZIONI DEL PREFETTO FRANCESCO MESSINA, DIRETTORE CENTRALE ANTICRIMINE DELLA POLIZIA DI STATO
Questa importantissima operazione antimafia attesta, ancora una volta, quanto sia elevato l’impegno e la determinazione delle diverse componenti della “Squadra Stato” nel costruire insieme una comune strategia di contrasto alla criminalità organizzata mafiosa: un forte segnale di fiducia e di speranza, che punta a risvegliare e ravvivare la coscienza sociale e l’impegno partecipativo di una intera comunità cittadina che, per troppo tempo, ha dovuto subire il peso dell’oppressione mafiosa.
Il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, intervenendo alla conferenza stampa sugli arresti del clan mafioso Strisciuglio di Bari, ha detto che “questa conferenza stampa arriva qualche giorno dopo un fatto che ha colpito tutti noi: un magistrato che si è lasciato corrompere in varie occasioni è un vulnus nel sistema. Tuttavia di fronte a un fatto così grave, la risposta che si dà oggi dimostra come quello che è avvenuto sia un fatto totalmente isolato e che i magistrati continuano ad impegnarsi con capacità, impegno e sacrificio eroici, come fanno Polizia, Carabinieri e le altre forze dell’ordine” ed aggiunto che “Il sistema è talmente forte capace di reagire a qualunque interferenza e condizionamento, da creare un blocco forte, spiegando che si è aperta una vera e propria guerra con la criminalità di Bari e anche di Foggia. L’impegno è quello di annientare le mafie che lavorano in questo distretto”.
La soddisfazione del ministro Lamorgese
“Esprimo soddisfazione per le operazioni antimafia di questa mattina a Bari e L’Aquila che rappresentano l’eccellente risultato dell’intenso e costante lavoro investigativo svolto, con il coordinamento dell’autorità giudiziaria, dalle nostre forze di polizia“. Con queste parole il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese ha commentato il successo delle operazioni eseguite dalla Polizia e dai Carabinieri nel capoluogo pugliese contro affiliati al clan Strisciuglio e dalla polizia nel capoluogo abruzzese contro la mafia nigeriana. “Si tratta – aggiunge il ministro – di due operazioni che dimostrano la presenza forte dello Stato e la capacità di magistratura e forze di polizia di contrastare vecchie e nuove mafie che tentano di ampliare il loro raggio di azione criminale e di espandersi con un capillare controllo dei territori anche ricorrendo ad atti estorsivi“.