ROMA – Nelle prime ore della mattinata odierna, a Bari, Catania e Salerno la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un´ordinanza di custodia cautelare a carico di cittadini extracomunitari di etnia somala ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla permanenza illegale di clandestini nel territorio dello Stato ed al successivo ingresso in paesi esteri, favoreggiamento dell´immigrazione clandestina a scopo di lucro, uso di documentazione falsa, corruzione di incaricato di pubblico servizio e falso ideologico in atto pubblico.
Hawala, da cui ha preso nome l’operazione della Polizia di Stato , significain arabo semplicemente “trasferimento” ed è un sistema che si è sviluppato in Medio Oriente nel corso del medioevo e si è poi diffuso in Asia meridionale e in alcune parti dell’Africa. È un sistema che all’epoca non era molto diverso da quello delle “lettere di cambio” – l’antenato degli assegni – nato in Europa e poi sviluppatosi fino a trasformarsi nel moderno sistema bancario occidentale. L’hawala invece è rimasto un sistema di trasferimento informale, in cui privati si accordano con altri privati. Questo ha permesso agli hawaladar di tenere molto bassi i loro prezzi.
Il sovrapprezzo a una transazione – cioè la cifra che viene trattenuta dagli hawaladar – è in genere del cinque per cento, poco più della metà di quanto chiedono le moderne società che si occupano di trasferimento di soldi.
Da anni, l’hawala è utilizzata da migranti arabi, pakistani e indiani per inviare denaro nei loro paesi di origine, ma è un sistema che nel corso del 2015 è diventato sempre più importante anche per finanziare il viaggio dei migranti stessi. Del fenomeno si è occupato anche il Wall Street Journal che si è occupato di questo fenomeno con un’inchiesta dei giornalisti Joe Parkinson e Giovanni Legorano.
L’hawala funziona molto bene come assicurazione nei confronti degli stessi trafficanti di uomini. Il migrante o la persona che paga il viaggio per lui effettua il pagamento a un hawaladar, ma il pagamento viene trattenuto fino al termine del viaggio o fino all’arrivo a una tappa prestabilita. A quel punto il migrante “sblocca” la transazione e l’hawaladar consegna al trafficante il pagamento. I migranti che Parkinson ha incontrato stavano proprio sbloccando i pagamenti per la prima tappa del viaggio, che prevedeva di arrivare sani e salvi sull’isola greca.
La hawala si presta molto bene anche per transazioni che non vengono effettuate dal migrante che compie il viaggio. I due giornalisti raccontano le storie di cittadini siriani residenti in Germania che grazie all’hawala sono in grado di pagare il viaggio per i loro parenti, tramite probabilmente un hawaladar che si trova in Germania e un altro che si trova in Siria. Secondo Parkinson e Legolano, il 90 per cento dei circa 2,5 miliardi di euro che costituiscono il giro d’affari del traffico di migranti in Europa vengono pagati tramite hawala.
Dalle indagini, dirette dalla D.D.A. della Procura della Repubblica di Bari e condotte dai poliziotti della Squadra Mobile di Bari, con il coordinamento dello S.C.O. il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, nonché della Digos di Bari, è emerso come l´associazione era solita utilizzare i canali “money trasfer” illegali, secondo il sistema dell´ “hawala informatica“.
Tale sistema, che si sostanzia in rimesse di denaro e di compensazioni tra varie agenzie in Italia ed all´estero basate sulla fiducia negli intermediari e su schemi informali, veniva utilizzato dai trafficanti per incanalare le somme loro inviate dalle famiglie dei migranti somali quale prezzo per l´organizzazione dei viaggi degli stessi verso il nord Europa.
Nel corso delle investigazioni sono emerse relazioni sul web, attraverso l´uso social network (Facebook, etc.), di alcuni componenti del organizzazione criminale con alcuni internauti attestati su posizioni filo jihadiste ascrivibili al gruppo terroristico somalo “Al Shabaab“. Le investigazioni, approfondite dai poliziotti della Digos della Questura di Bari, hanno documentato diretti contatti telefonici tra uno dei membri del citato sodalizio con un cittadino somalo, già sottoposto a fermo in Italia nel luglio 2016 per aver favorito l´ingresso sul territorio nazionale, via Malta, di due foreign fighters militanti dell´Isis/Daesh.
Nella mattinata odierna inoltre, in esecuzione di apposito provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari, sono stati oscurati dal Servizio Centrale della Polizia Postale e delle Comunicazioni i siti informatici non abilitati in Italia su cui gli indagati operavano effettuando i vari servizi di pagamento sia a beneficio dei membri dell´organizzazione che dei migranti.
Tra gli indagati anche un impiegato del Comune di Bari che si era lasciato corrompere per dichiarare falsamene inesistenti residenze di cittadini somali nel capoluogo pugliese. Proseguono ricerche anche in ambito internazionale.
L’agenzia di “money transfer” gestita dal 33enne somalo Ismail Olhaye Hussein, ritenuto il capo dalla organizzazione transnazionale di trafficanti di migranti scoperta dalla Dda di Bari e che ha consentito alla Polizia di Stato di eseguire oggi arresti in Puglia, Campania e Sicilia. aveva persino ottenuto nel 2011 un finanziamento regionale (Giunta Vendola) di 25mila euro. Un particolare imbarazzante venuto alla luce dalle investigazioni dell’inchiesta coordinata dai pm Antimafia baresi Renato Nitti e Giuseppe Gatti. Le indagini effettuate dalla Squadra Mobile e Digos della Questura di Bari hanno appurato infatti che l’agenzia era anche la sede di una associazione culturale che forniva servizi e assistenza ai migranti e, pertanto, aveva ottenuto dalla Regione Puglia il finanziamento. A Catania sono stati eseguiti altri due arresti nei confronti del 33enne Ahmed Siyad Mohamed e del 27 enne Muhumed Okar Mohamed. Attualmente ricercati anche all’estero, altri otto cittadini somali.
Gli indagati gestivano logisticamente i migranti, prevalentemente africani, grazie a dei contatti attivi all’interno dei centri di accoglienza di Sicilia e Puglia, fornendo loro vitto, alloggio, documenti falsi e biglietti di viaggio per raggiungere i Paesi del nord Europa prevalentemente Gran Bretagna, Svezia e Germania; per ciascun migrante avrebbero incassato 900 dollari. Grazie a questa attività illegale controllavano un importante flusso di denaro attraverso il sistema del ‘money transfer’.
Nel corso delle indagini è stato scoperto un caso in cui una famiglia dall’Africa avrebbe consegnato all’organizzazione migliaia di dollari da consegnare al figlio minorenne una volta giunto a destinazione, il quale, però avrebbe poi ricevuto soltanto 20 euro. Le indagini hanno controllato ed accertato in 12 diverse operazioni, il traffico di oltre trenta migranti ma secondo gli inquirenti baresi il fenomeno sembrerebbe essere molto più ampio. Dalle intercettazioni è emerso anche che l’organizzazione stava cercando di realizzare a Bari un attentato ai danni di un’ interprete connazionale poichè veniva sospettato di collaborare con la magistratura e, quindi per portare a termine il loro progetto delinquenziale avevano pensato addirittura di ricorrere e pagare mafiosi locali.
Secondo gli inquirenti, il 33enne somalo, che svolgeva anche attività di mediatore culturale, considerato “un punto di riferimento della comunità somala barese anche presso gli enti pubblici“, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe in realtà costituito “una vera e propria agenzia di servizi illegale” forniva ai migranti irregolari supporto logistico e documenti falsi in cambio di 900 dollari per trasferirli dai centri di accoglienza italiani a destinazioni nel nord Europa. come l’ha etichettata il procuratore di Bari Giuseppe Volpe.