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3 Ottobre 2024 15:23

Operazione “Mare Nostro”, blitz antimafia fra la Puglia e la Basilicata

Secondo la ricostruzione degli inquirenti le attività delittuose contestate ai soggetti indiziati di appartenenza al sodalizio erano finalizzate ad acquisire, in modo diretto o indiretto, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, la gestione ed il controllo monopolistico delle attività turistiche, balneari, di pesca professionale e di ristorazione presenti sul litorale ionico lucano

Nelle prime ore di questa mattina, nelle province di Matera e Taranto, il personale della DIA-Direzione Investigativa Antimafia, della Squadra Mobile della Questura di Taranto, dei Carabinieri del R.O.S. e della Compagnia di Policoro e della Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto e della Compagnia di Policoro, collaborati nella fase esecutiva da personale delle rispettive unità cinofile e dai Comandi Provinciali territorialmente competenti.

Ha dato esecuzione a 21 decreti di fermo emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza , a carico di soggetti indiziati sia di appartenere ad una una confederazione mafiosa, operante sul litorale jonico lucano, riferibile alle famiglie Scarcia e Scarci, che di ulteriori delitti quali quelli di estorsione, illecita concorrenza, detenzione e porto di esplosivi e di armi ed altro, per un totale di 81 reati-fine contestati. Il provvedimento di fermo, è stato firmato dal procuratore distrettuale di Potenza Francesco Curcio, dal sostituto procuratore della Dda di Potenza Anna Gloria Piccininni, dai sostituti procuratori distrettuali Milto Stefano De Nozza, Sarah Masecchia, Marco Marano, e dal sostituto procuratore Angela Continisio, è stato eseguito oggi nei confronti di 21 persone.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti le attività delittuose contestate ai soggetti indiziati di appretenenza al sodalizio erano finalizzate ad acquisire, in modo diretto o indiretto, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, la gestione ed il controllo monopolistico delle attività turistiche, balneari, di pesca professionale e di ristorazione presenti sul litorale ionico lucano.

Il provvedimento eseguito, emesso d’urgenza essendo stato ritenuto il concreto pericolo di fuga, è lo sviluppo di una lunga e complessa attività d’indagine coordinata da questo Ufficio e svolta in modo sinergico e congiunto dalle forze cli polizia giudiziaria sopra menzionate che ha permesso di accertare a livello indiziario, l’esistenza di una confederazione mafiosa composta da due famiglie (famiglia Scarci originaria di Taranto, con al vertice Andrea Scarci , e la famiglia Scarcia, con al vertice Salvatore e Daniele Scarcia, in passato raggiunti da sentenze di condanna passate in giudicato per fatti di criminalità organizzata) che sarebbero capaci di controllare le attività economiche e criminali del litorale in esame, anche durante stato detentivo, o di alcuni membri delle stesse.

Ad Andrea Scarci era assegnato il controllo del territorio di mare antistante Scanzano Jonico e alla famiglia di Salvatore Scarcia il tratto di mare antistante Policoro. Dalle indagini emergeva a livello indiziario che proprio nel settore della pesca professionale la confederazione mafiosa avrebbe imposto la “signoria” nello specchio di mare interessato, attraverso un vero e proprio controllo e condizionamento delle attività professionali della pesca, con uso strumentale della capacità intimidatoria e quindi con condotte esplicite o implicite di violenza e/o minaccia, idonee ad incidere sui meccanismi di una concorrenza libera e lecitamente attuata garantendosi un regime di “monopolio” sulle attività marinare.

L’associazione mafiosa, quindi, secondo la ricostruzione degli inquirenti da verificare in sede giurisdizionale, con lo scopo di inibire l’altrui concorrenza, imponeva a tutti gli altri imprenditori del settore una tangente da pagare (la cd. “parte”) per poter pescare nello specchio di mare antistante da Metaponto di Bernalda e di Nova Siri ovvero, prospettando possibili conseguenze per chi non avesse rispettato le imposizioni, impedendo alle paranze di autodeterminarsi nell’esercizio della propria attività imprenditoriale/ professionale.

Le attività di indagine complessivamente condotte sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza hanno, quindi, permesso di accrescere il patrimonio di conoscenze relative al fenomeno dell’associazionismo mafioso nella provincia di Matera e segnatamente lungo il litorale jonico, con forti ed attuali momenti di ingerenza anche nel territorio di Taranto.

Indicativo della diffusa condizione di assoggettamento nell’ambiente che circondava il sodalizio è l’atto di deferenza , ll cd “inchino” compiuto in Scanzano Jonico (MT) la mattina del 15 agosto scorso allorquando, nel compiere la Processione del Mare con la statua della Vergine portata in barca, il corteo religioso veniva fermato senza nè autorizzazione nè preavviso all’Autorità Ecclesiale presente a bordo dinanzi al tratto di spiaggia, ora libero, ma in un recente passato occupato dallo stabilimento balneare gestito dagli Scarci e dove vengono rimessate, a tutt’oggi, le barche da questi utilizzati per uscire in mare (dove, peraltro, la mattina del 27.12.2023, veniva rinvenuto e sequestrato un’ingente quantitativo di esplosivo pari a circa 13 Kg di cui metà esplosivo ad alto potenziale impiegato per demolizioni civili e metà a base di “tritolo”), nella disponibilità degli stessi. Per tale vicenda è stata notificata a Pasquale Cariello sindaco del Comune di Scanzano Jonico che si era posto alla guida del corteo religioso, informazione di garanzia in quanto indiziato per il delitto di cui ali’ art 405 (turbativa di funzioni religiose) con l’aggravante di cui all’art 416 bis 1 cp. Cariello ha espresso in una nota rammarico per aver appreso dagli organi di stampa di essere indagato “per aver preso parte, insieme all’intera comunità, alla funzione religiosa del 15.9.24, officiata dal parroco del Comune“. dichiarando “di porre massima fiducia nell’operato della Magistratura e delle forze di Polizia” ed “evidenzia di aver sempre combattuto i fenomeni malavitosi”.

L’attività investigativa ha consentito di individuare. in conclusione, il livello indiziario e da verificare in sede giurisdizionale, una confederazjone mafiosa, composta dai 21 soggetti fermati, a cui sono contestati i delitti di associazione di tipo mafioso, aggravata dalla disponibilità di armi e volta ad assumere e mantenere ìl controllo di attività economiche finanziate in tutto o in parte, con i proventi dell’attività delittuosa; plurimi delitti di estorsione, illecita concorrenza con minacce o violenza, turbata libertà di incanti, detenzione di armi ed esplosivi, lesioni personali, occupazione abusiva di proprietà pubblica, furto, tutti aggravati dall’appartenenza all’associazione mafiosa e dall’aver agevolato la confederazione mafiosa Scarci-Scarcia.

Nel corso delle attività di perquisizione a carico degli indagati sono stati sottoposti a sequestro, munizionamento, preziosi, somme di denaro contante per circa 220.000 euro, buoni fruttiferi per 40.000 euro. I fermi di indiziato di delitto sono stati notificati ai soggetti indicati di seguito.

  1. FLORIO Mario (Cl. 1960)
  2. GAGLIANDRO Francesco (CL 1987)
  3. GAGLIANDRO Giuseppe (Cl. 1960)
  4. NGJELA Xhoni (CL 1999)
  5. PASSARELLI Giuseppe (CL 1973)
  6. SCARCI Andrea (Cl. 1954)
  7. SCARCI Giuseppe (Cl. 1955)
  8. SCARCI Luciano (CL 1985)
  9. SCARCI Pietro (CL 1978)
  10. SCARCIA Adriano (Cl. 1962)
  11. SCARCIA Daniele (Cl. 1973)
  12. SCARCIA Emanuele (Cl. 1987)
  13. SCARCIA Giuseppina (CL 1989)
  14. SCARCIA Salvatore (Cl. 1967)
  15. BOCCIA Egidio (Cl. 1981)
  16. GIORDANO Antonio (Cl. 1984)
  17. COTUGNO Saverio (Cl. 1973)
  18. MULLAJ Alessio (CL 2000)
  19. ALBANO Pietro (Cl. 1991)
  20. LOFRANO Matteo (Cl. 1986)
  21. DINISI Pasquale (CL 1983)
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