Ieri mattina i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo sottoponendo a vincolo cautelare il compendio aziendale (un caseificio) e le quote sociali di una società a responsabilità limitata, di fatto riconducibile ad un soggetto contiguo ad organizzazioni criminali del barese (in particolare al Clan Parisi di Bari – Japigia), che ha accresciuto il proprio patrimonio in modo ingiustificato ed occulto, ricorrendo all’intestazione fittizia di beni a terzi.
L’odierno sequestro è da collegare all’arresto eseguito il 04 ottobre 2016 nei confronti del pregiudicato nocese Angelo Locorotondo, di anni 37. Dalle indagini eseguite dai militari del GICO del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Bari , è stato accertato, infatti, che il Locorotondo, nella consapevolezza di poter essere sottoposto ad un procedimento di prevenzione patrimoniale, ed al fine di eluderne l’applicazione, aveva attribuito fittiziamente a terzi l’intestazione delle quote sociali di una società gerente un caseificio.
Il pregiudicato nocese è risultato essere il reale amministratore della società in quanto ne determinava, in modo autonomo ed esclusivo, tutti gli atti di gestione, dettando disposizioni e direttive anche ai formali intestatari, sino ad arrivare a gestire e coordinare i dipendenti, le assunzioni, i pagamenti dei fornitori: un vero e proprio socio “occulto” della società. Gli “apparenti” soci/amministratori (due coniugi incensurati), invece, figuravano unicamente quali soggetti interposti che esercitavano in concreto funzioni accessorie e marginali.
Questi ultimi erano pienamente consapevoli che il loro ruolo formale era preordinato ad agevolare il pregiudicato nocese e ad eludere l’applicazione di misure ablative del sequestro o confisca. Per tale ragione, anche nei confronti dei due coniugi è stato eseguito il sequestro preventivo dei rapporti finanziari a loro riconducibili, direttamente o indirettamente.
Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro è pari a circa 2.500.000 euro. Il caseificio sottoposto a sequestro è stato comunque affidato ad un amministratore giudiziario onde assicurare la continuità dell’attività aziendale e preservare da pregiudizi i dipendenti.