I Carabinieri del Comando Provinciale di Taranto, a conclusione di una complessa e prolungata attività investigativa, nell’ambito dell’applicazione della normativa concernente le misure di prevenzione, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro anticipato finalizzato alla confisca di beni, emesso dal Tribunale di Taranto – Seconda Sezione Penale presieduto dal Dr. Michele Petrangelo, su richiesta del Sost. Procuratore della Repubblica di Lecce – Direzione Distrettuale Antimafia – Dr. Alessio Coccioli, nei confronti del 36enne Aldo Catapano, e di Daniele Leale, 37 anni , entrambi pregiudicati ed attualmente detenuti in carcere.
In particolare, l’attività investigativa, articolata attraverso accertamenti patrimoniali che hanno riguardato tenore di vita, disponibilità finanziare, patrimonio mobiliare ed immobiliare nonché attività economiche degli interessati, ha consentito di appurare il requisito di sproporzionalità’ tra beni mobili ed immobili acquisiti e redditi dichiarati dai segnalati, per un ammontare complessivo di circa 500.000,00 euro.
Pertanto, in ottemperanza a quanto disposto dalla Autorità Giudiziaria procedente, i militari hanno sottoposto a sequestro 1 villa, 1 appartamento, una struttura suddivisa in 4 box, 2 garages, 1 autovettura e rapporti finanziari e bancari attivi riconducibili ai prevenuti ed a loro familiari; cointestati o comunque riconducibili agli indagati. Entrambi i destinatari dell’odierno provvedimento cautelare, nel mese di gennaio 2014, furono tratti in arresto dai militari dell’ Arma, unitamente agli uomini della Guardia di Finanza di Taranto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Lecce su richiesta di quella Procura Distrettuale Antimafia, unitamente ad altri 28 soggetti, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico, anche internazionale, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti con aggravante della disponibilità di armi e munizioni, facente capo proprio ad Aldo Catapano, referente di spicco dell’omonimo gruppo criminale operante nella borgata Talsano del capoluogo jonico.
Nel corso di quell’attività investigativa, convenzionalmente denominata “Neve Tarantina” gli inquirenti indicarono in Aldo Catapano, detto “Alduccio”, un soggetto aveva assunto una rilevante posizione nell’ambito degli equilibri criminali tarantini, gestendo una fitta rete di giovani emergenti, dediti al lucroso traffico e spaccio delle sostanze stupefacenti. Catapano per la gestione dei suoi traffici illeciti, si era avvalso della strettissima collaborazione proprio del Leale, nipote del più noto Franchino Leale, appartenente alla cosiddetta “vecchia guardia” facente capo ai fratelli Modeo, che negli anni 80-90 operava nel settore del diffuso traffico e spaccio degli stupefacenti in Taranto. Il Leale si era ricavato una rilevante posizione nell’ambito degli equilibri criminali tarantini, gestendo una fitta rete di giovani emergenti, dediti al lucroso traffico e spaccio delle sostanze stupefacenti.
Nel corso delle indagini erano stati indicati tre canali di rifornimento dello stupefacente da far giungere a Taranto, ovvero uno colombiano, attraverso la Spagna, uno barese, dal quartiere Japigia, storica roccaforte del clan Parisi-Palermiti e l’altro calabrese, con provenienza da Gioia Tauro, piazza rigidamente gestita dalla ‘Ndrangheta, per il tramite della Basilicata, in particolare da Scanzano Jonico, con il trasferimento a Taranto di ingenti quantitativi di cocaina ed eroina. Attraverso i contatti gestiti da Ottavio Gentile e Cataldo Missiano,con il gruppo calabro-lucano avente particolari e documentate cointeressenze riconducibili all’area di Gioia Tauro, quindi al suo porto mercantile – il gruppo Catapano, era riuscito ad intavolare trattative finalizzate non solo all’acquisto di stupefacente, ma anche di armi trasferite a Taranto, alcune anche sequestrate durante l’ operazione “Neve tarantina“.
L’indagine aveva consentito, altresì, di individuare un laboratorio clandestino per il taglio e confezionamento dello stupefacente, tagliato anche con anfetamine e farmaci antimeteorici, del quale i Carabinieri avevano documentato, con inconfutabili videoriprese, le attività illecite sequestrando tutto il materiale occorrente per la completa attività dell’impianto.
Dopo meticolosi accertamenti, i Carabinieri del Comando Provinciale di Taranto hanno quindi proposto all’ Autorità giudiziaria, che a carico dei due soggetti, condannati lo scorso 11 novembre 2015 con rito abbreviato a 20 anni di reclusione ai sensi dell’ art. 74 del d.p.r. 309/1990 (traffico di stupefacenti), venisse applicato ai sensi dell’art. 22 del Codice Antimafia del 2011, la misura di prevenzione patrimoniale del sequestro anticipato finalizzato alla confisca.