Per mesi hanno distrutto il mare con ordigni esplosivi, ricavati da vecchi residuati bellici presenti nel Golfo di Taranto, seguendo i banchi di pesci che cercavano rifugio e nutrimento nei due seni del Mar Piccolo, habitat ricco di biodiversità da tutelare. Ma alla fine, nonostante fossero pescatori, sono cascati a loro volta nella rete dei militari della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto di Taranto, che alle prime ore di questa mattina hanno dato esecuzione a quattordici ordinanze di custodia cautelare – cinque in carcere e nove ai domiciliari – nei confronti di altrettanti soggetti, appartenenti a due gruppi criminali specializzati nella pesca di frodo mediante l’impiego di ordigni esplosivi. Il giro di affari della pesca di frodo arrivava a fruttare fino anche a 500 euro al giorno i guadagni illeciti spesso e volentieri venivano utilizzati nell’acquisto ed uso di cocaina.
L’operazione “Poseydon”, messa a segno stamattina, su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Taranto dr. Giuseppe Tommasino , che ha convalidato e condiviso la richiesta depositata lo scorso 27 aprile 2016 del pm Mariano Buccoliero della Procura della Repubblica di Taranto , scaturisce da articolate e complesse indagini, anche tecniche, eseguite, a partire dal mese di luglio 2015, dalle Fiamme Gialle e dalla Capitaneria di Porto di Taranto, capaci di ricostruire nel dettaglio la complessa organizzazione sottesa all’esercizio dell’illecita pratica della pesca con esplosivi, fenomeno tristemente noto nel Capoluogo jonico.
La facilità di approvvigionamento degli esplosivi, grazie all’infinito bacino d’offerta garantito dalla massiccia presenza in tutto il golfo, di residuati bellici inesplosi, pronti ad essere puntualmente depredati dagli “specialisti” del settore, i quali reimpiegavano gli esplosivi tanto nella pesca di frodo quanto, certamente, nel circuito della criminalità organizzata, non poteva passare inosservata sotto gli occhi degli investigatori
Per meglio comprendere la portata del fenomeno, si consideri che gli indagati avevano letteralmente tappezzato di esplosivi – occultati sotto la pavimentazione in legno e tra le reti ammassate – l’intera banchina pescherecci della Città Vecchia – da Via Garibaldi a Via Cariati – trasformata in una vera e propria Santa Barbara a cielo aperto, ponendo in pericolo, peraltro, l’incolumità dei tanti residenti della zona.
A sostegno delle tesi degli investigatori, nel corso delle indagini, durate circa nove mesi, snato a Taranto il 7.07.1981, tra cordite (esplosivo impiegato anche all’interno della bomba atomica “Little Boy”), tritolo ed ANFO (Nitrato di Ammonio), nonché 170 kg di pesce illegalmente pescato, la cui origine delittuosa è stata – di volta in volta – confermata dal personale medico del Servizio Veterinario dell’Asl di Taranto.
Ai destinatari delle odierne misure cautelari – uno dei quali già in carcere – vengono contestati i reati di illecita fabbricazione e detenzione di sostanze ed ordigni esplosivi, finalizzata alla pesca di frodo, nonché i nuovi “ecoreati”, in particolare i delitti di “inquinamento ambientale” e “disastro ambientale”, per aver alterato, abusivamente, in modo significativo e misurabile l’equilibrio di un ecosistema ricco e complesso come il Mar Piccolo di Taranto e della sua biodiversità, come certificato, all’esito di specifici studi, dall’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero/CNR di Taranto.
Gli investigatori, inoltre, hanno accertato con le odierne operazioni che i membri di uno dei due gruppi criminali stroncati hanno perpetrato nel tempo, numerosi furti a danno anche di strutture portuali e navi civili e militari. Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Taranto, Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto hanno inferto un duro colpo a questi specialisti dei crimini ambientali, a tutela tanto del nostro patrimonio naturalistico e faunistico tutelando nel frattempo anche gli onesti operatori del settore della pesca, messi costantemente in crisi da quanti, operando nell’illegalità, finivano con l’alterare le regole e l’equilibrio del mercato.
Questi i nomi degli arrestati:
Axo Agostino, nato a Taranto il 09.07.1951
Boccuni Antonio, nato a Taranto il 07.07.1981
Caforio Michele, nato a Taranto il 29.07.1986
Caputo Domenico, nato a Taranto il 15.05.1966
Caputo Giuseppe , nato a Taranto il 29.12.1962
De Pace Cosimo, nato a Taranto il 15.02.1961
De Pace Giacinto, nato a Taranto il 29.07.1959
De Pace Gioacchino, nato a Taranto il 20.11.1982
De Pace Salvatore, nato a Taranto il 21.05.1986
D’Ippolito Emanuele, nato a Taranto il 22.04.1963
D’Ippolito Francesco, nato a Taranto il 27.06.1963
Mazzoccola Giuseppe, nato a Taranto il 16.03.1990
Pizzolla Carlo , nato a Taranto il 07.11.1993
Pizzolla Cosimo , nato a Taranto il 9.12.1967