Il Sud nella mappa dei paradisi fiscali sembra non esistere. Fra i nuovi 100 nomi degli italiani pubblicati oggi dal settimanale l’Espresso, che ha l’esclusiva per l’Italia dei “Panama Papers”, finiti degli 11,5 milioni di file rubati alla Mossack Fonseca , compaiono persino un dentista, tre gioiellieri, un gallerista d’arte e uno stilista. E poi una fila di imprenditori, industriali, commercialisti e dirigenti d’azienda concentrati esclusivamente da Roma in su .
Deve valere un’ avvertenza per il lettore: rientrare in questa lista non significa assolutamente nulla, poichè non è un reato e quindi è perfettamente legale possedere una società offshore . Al limite può essere illegale l’origine dei soldi e dei beni custoditi nelle società – e quindi il loro utilizzo conseguente – ma questo i”Panama Papers” non ce lo dicono.
Molti italiani presenti nei file dei “Panama Papers” – interpellati dai giornalisti dell’Espresso – hanno fornito la loro versione sulla presenza nei Panama Papers. Stefano Pessina, imprenditore proprietario della multinazionale della distribuzione farmaceutica Alliance Boots ha spiegato che la sua società aperta dalla Mossack Fonseca serviva a gestire l’immobile di Montecarlo dove l’imprenditore italiano risiede. In relazione a quanto emerso sulla stampa circa la vicenda “Panama Papers”, Stefano Pessina e Ornella Barra hanno precisato che la società menzionata (‘Farniente Holding’) è parte della struttura societaria relativa al loro patrimonio familiare, è infatti proprietaria della loro abitazione principale (situata nel Principato di Monaco). La società è stata costituita e opera da sempre nella più completa legalità e trasparenza, e la sua riferibilità al patrimonio personale è sempre stata palesata e nota alle autorità competenti. La questione, inoltre, non ha alcuna rilevanza sul piano fiscale in Italia né altrove, poiché Stefano Pessina e Ornella Barra sono cittadini del Principato di Monaco e lì residenti da decenni.
Flavio Briatore viene accostato alla società Struie, che è stata utilizzata in passato anche da Berlusconi, A metterla a loro disposizione fu l’avvocato David Mills, studio professionale a Londra, creatore del sistema offshore da 775 milioni di euro per conto del “padre-padrone” della Fininvest. Il professionista inglese, anch’egli in contatto con la Mossack Fonseca, usò proprio Struie come paravento per nascondere la provenienza dei 600 mila dollari versatigli segretamente da Berlusconi nel 1997-98, come compenso per la sua falsa testimonianza nei processi milanesi su fondi neri della Fininvest, come documentano le sentenze definitive. Briatore ha affermato che le sue società hanno sempre operato nel rispetto delle leggi. Lo stabiliranno le Autorità fiscali competenti. Immediatamente sono arrivate smentite o precisazioni anche dai legali di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani , i cui nomi compaiono nei “Panama Papers” .
Nel nuovo elenco di nomi pubblicati dall’Espresso compare Alessandro Jelmoni, un finanziere che quattro anni fa fu coinvolto nella presunta frode fiscale da 200 milioni di euro (l’inchiesta è ancora aperta) di un trust lussemburghese, il Giacomini Trust, controllato dalla omonima famiglia di imprenditori piemontesi del lago d’Orta. La vicenda giudiziaria non si è ancora conclusa. Nelle carte dei Panama Papers il finanziere Jelmoni è citato molte volte, probabilmente perché compare come rappresentante dei propri clienti.
Tra gli italiani compare anche Marco Bus, l’ex amministratore delegato della Seb, la Societe Europeenne de Banque che ha sede in Lussemburgo che è controllata da Banca Intesa. Bus era stato coinvolto nella vicenda giudiziaria del Giacomini Trust, da cui è uscito con un’archiviazione.
Nella seconda lista di cento nomi compaiono altri 12 liguri: Antonio Francesco Albano di La Spezia, imprenditore settore edile, Lorenzo Antonini, sempre di Spezia, industriale, Roberto Casale ancora di Spezia e imprenditore turistico, il dentista imperiese Rodolfo Berro , e l’imprenditore del settore edilie Domenico Carlino , Fabio Fiorellino, di Imperia, immobiliarista, Angela Fiorini di Savona immobiliarista, Dino Liviani di Imperia ingegnere e imprenditore edile, Tiziano Novaro, di Imperia immobiliarista e consulente, Giovanni Palumbo, genovese broker assicurativo, Manlio Roversigenovese, imprenditore di materiali da campeggio,Sergio Santilli di Imperia commercialista
Nei “Panama Papers” vi sono alcuni protagonisti della vicenda giudiziaria che ha colpito la società bolognese Uniland. come il commercialista bolognese Alessandro Arienti (rinviato a giudizio ) con i figli Leonardo e Lorenzo, presenti nella Huxley investments corporation delle isole Seychelles, indicati come directors .
Nutrita la presenza di romani, come il consulente finanziario Gaetano Paradiso, ex presidente di Valore Italia, società di gestione di patrimoni, oggi in liquidazione, di cui uno degli azionisti è il finanziere Raffaele Mincione. La società è Paradiso è amministratore dell’Arena distribution group una società domiciliata alle Seychelles.
Le carte della Mossack Fonseca citano l’imprenditore Furio Patrizio Monaco, sul quale i magistrati di Roma indagano per una presunta estorsione, che viene collegato nell’archivio di Mossack Fonseca alla Western Digital ltd con sede alle Seychelles. L’altro director della società offshore – racconta L’Espresso – è Eugenio Batelli, ex presidente dei costruttori romani (Acer) che è uno dei fornitori dell’Acea spa, l’azienda energetica di servizi pubblici di Roma. Monaco risulta imputato per estorsione insieme a Riccardo Mancini, ex amministratore delegato di Eur Spa, altra società controllata dal Comune di Roma.
Negli elenchi compare anche l’ avvocato Stephane Bloch Saloz ex presidente di Christie’s Italia ed ex consigliere della Edmond de Rothschild a Lugano. Saloz viene indicato nella lista panamense come titolare della Sistan Trading ltd delle Isole Vergini Britanniche, ma ha detto ai giornalisti dell’Espresso di non essere al corrente di questa società. Per concludere, anche uno chef: Henri Prosperi, che fino al 2012 aveva un rinomato ristorante a Viareggio, che risulta titolare di una società alle Isole Vergini Britanniche.
C’è anche il nome, fra gli italiani, di Emanuela Barilla, azionista insieme ai fratelli Guido, Luca e Paolo dell’omonimo gruppo alimentare.
Spuntano anche carte intestate alla Sport Image international, una società offshore fondata nel 1989 facente parte della galassia di Silvio Berlusconi, che – come riporta il settimanale – “una ventina di anni fa fini’ al centro di un’indagine giudiziaria per i pagamenti in nero ad alcuni calciatori del Milan, da Ruud Gullit e Marco Van Basten“. Fra gli amministratori della Sport Image, compare Adriano Galliani con altri due manager che all’epoca della creazione della società, correva l’anno 1989, facevano parte della Fininvest: Giancarlo Foscale e Livio Gironi.
Sui Panama Papers si è espressa anche Rossella Orlandi la direttrice dell’Agenzia delle Entrate che in un’intervista al quotidiano romano Il Messaggero ha dichiarato: “«Tutta l’amministrazione finanziaria sta lavorando con vari canali, sotto la guida del ministro Padoan, per utilizzare al meglio queste informazioni. Ci sono anche Procure che si sono attivate quindi tra qualche mese potremo dire quali sono gli esiti. Per ora si può immaginare che alcuni di questi soggetti abbiano aderito alla voluntary disclosure“.