di REDAZIONE POLITICA
Nel Movimento Cinquestelle a pagare le spese della scissione interna i dipendenti del partito con la eliminazione degli addetti alla comunicazione. La decisione di 4 eurodeputati pentastellati a Bruxelles, di licenziare il personale, è la conseguenza di una contrapposizione ed una linea critici con le posizioni di Luigi Di Maio, appare un vero e proprio un annuncio di scissione.
Gli eurodeputati Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato, Eleonora Evi hanno deciso con una iniziativa a sorpresa, di bloccare il versamento della propria quota per pagare la comunicazione della delegazione a Bruxelles. Otto dipendenti, tra addetti ai rapporti con la stampa e grafici, tra due mesi, quando finisce il periodo di preavviso, saranno di fatto licenziati perdendo il proprio posto di lavoro. I quattro parlamentai europei ‘ribelli’ sembrano intenzionati a comunicare da soli d’ora in avanti.
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Una decisione che sembra la prefazione di una separazione interna, se non proprio un divorzio. Ma è curioso che in casa cinquestelle, gli effetti dello scontro politico preannunciato in vista degli Stati Generali previsti per metà novembre, finiscano a carico degli otto licenziati proprio in un momento di grande difficoltà dovuta al Covid, con un Europarlamento costretto a lavorare da remoto, che rende molto difficile cercare un nuovo posto di lavoro.
L’accusa dei 4 eurodeputati ‘ribelli’ nei confronti degli otto della comunicazione avrebbero privilegiato solo la linea ufficiale del Movimento favorevole alla nuova politica agricola dell’Ue, mentre il “gruppo” composto da Corrao, Evi, Pedicini e D’Amato ha votato contro ed in dissenso nell’ultima plenaria di ottobre. “Abbiamo un raggruppamento di 8 persone che sono pagate pro quota da 14 eurodeputati – dice Corrao in una chat interna riportata dall’agenzia Adnkronos – Ma che per una scelta politica ben precisa, in presenza di diverse sensibilità e una spaccatura evidente in delegazione, hanno deciso di comunicare negli ultimi periodi solo una sensibilità della delegazione, anche se a pagare siamo tutti in quota uguale. Ad esempio continuate a vedere Castaldo e Giarrusso in tv ogni giorno e a me, che venivo invitato spesso e mi battevo per difendere le nostre idee, hanno vietato di andare”.
“La Comunicazione ha espresso correttamente la linea ufficiale sulla Pac, non quella dei dissidenti o di chi ha espresso voto contrario peraltro dopo assemblee di delegazione che avevano sancito con un voto democratico la linea decisa dal Movimento – ha replicato Diego Destro, capo comunicazione M5S Europa, difendendosi – Non potevamo fare diversamente perché non avrebbe avuto senso: se la linea è No Mes, e due deputati si svegliassero con un ‘Sì Mes’, la comunicazione seguirebbe esclusivamente la linea ufficiale. Così abbiamo fatto sulla Pac”.
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Le tensioni all’interno della delegazione dei 14 grillini eletti all’EuroParlamento, ancora in cerca di una famiglia politica, sono al massimo livello. Adesso gli otto licenziati sperano che si riesca a trovare una soluzione per non perdere il posto. Ma non sembra molto facile “spalmare” la quota mancante dei 4 dissidenti, fra gli altri 10 eurodeputati, che hanno anche assistenti personali da pagare. Anche se va ricordato che in realtà questo personale li paga il Parlamento Europeo.
“Otto persone sono licenziate a partire da oggi, con i tempi e le modalità previste dal Parlamento europeo, senza che la delegazione del Movimento ne abbia nemmeno discusso: è una scelta unilaterale, senza dibattito né appello – aggiunge Destro – Il governo Conte blocca i licenziamenti in Italia, e forse non tutti nel Movimento stanno dando il buon esempio”.
Quanto sta accadendo a Bruxelles ha un vecchio “vizio” d’origine. Cioè aver fondato un Movimento che non non prevede il dibattito interno e non concepisce la presenza di correnti interne. Infatti in un qualsiasi normale partito, la maggioranza e minoranza interna, hanno uffici stampa differenti. Questo non è previsto nel M5s perchè la linea è sempre stata come unica e sola. La realtà però è ben differente ed ora anche in casa cinquestelle se ne stanno accorgendo, a spese degli otto addetti della comunicazione che a Capodanno potrebbero davvero iniziare il nuovo anno senza un lavoro.