Secondo Alessandro Marescotti, il presidente di Peacelink un associazione ambientalista radicata sul territorio di Taranto, che nella vita quotidiana risulta essere un insegnante di lettere in una scuola media superiore, nel 2014 l’ILVA avrebbe continuato a “produrre il 99,4% di tutti gli Ipa emessi a Taranto, cioè gli idrocarburi policiclici aromatici, potenti inquinanti atmosferici. Cioè tutti gli Ipa emessi a Taranto sono stimabili in 3.490 kg/anno; di questi all’ ILVA sono attribuibili 3469 kg/anno» affermazione rese presentando presentando uno studio aggiornato elaborato dalla sua Associazione sugli inquinanti Ipa, ottenuto – come è stato dichiarato – “utilizzando lo stesso modello di calcolo di Arpa Puglia“.
Nel 2010, la relazione dell’ARPA, l’ Agenzia regionale di protezione ambientale, che attestava al 99,8% gli Ipa di provenienza ILVA, fece parte del contenuto di una telefonata (del 6 luglio n.d.r.. ) fra Nichi Vendola presidente della Regione Puglia e l’ex responsabile delle relazioni istituzionali del Siderurgico Girolamo Archinà. Quest’ultimo, ricorda Marescotti riferendosi a quanto emerso nell’inchiesta «Ambiente Svenduto», «parla di una scivolata del direttore generale dell’Arpa, che il mese precedente aveva firmato quella relazione così severa verso ILVA. Perché i vertici di ILVA erano preoccupati nell’estate 2010? Per il benzo(a)pirene».
In quello stesso periodo, ha aggiunto Marescotti «esplodono i dati scomodi dei primi cinque mesi del 2010: essi aveva superato di ben tre volte i limiti di legge. Rischiavano di essere fermate le cokerie Ilva (come chiedeva il movimento ambientalista) che sono la principale forte di benzo(a)pirene e di Ipa. Arpa proponeva una riduzione della produzione, ma anche questa idea non era accettata dall’ ILVA»
Nel corso della conferenza stampa, il rappresentante dell’ associazione Peacelink non potuto non riconoscere che i livelli di Ipa sono scesi da 8200 kg/anno a circa 3500 kg, «ma si tratta comunque – ha aggiunto – di quantità notevole paragonabile alla quantità che veniva emessa dall’area a caldo di Genova e che la stessa Genova non voleva più».
Ma immediatamente è arrivata la riposta-smentita del Prof. Giorgio Assennato direttore generale dell’ ARPA , intervistato da sito Inchiostroverde.it, al quale ha dichiarato “Al prof. Marescotti risponderemo con calma, ma posso anticipare che le sue valutazioni sono completamente prive di fondamento”.
Secondo l’associazione ambientalista “E” quindi plausibile che nel punto dove teniamo la conferenza stampa (piazzetta De Vincentis, ndr) si registrerebbe un valore annuo medio di benzo(a)pirene ben superiore a 1 ng/m3″. “Che piaccia o no – dice Assennato – in via Orsini c’è un problema locale specifico che non ha niente a che fare con le emissioni del siderurgico. Quella di Marescotti è pura propaganda ideologica. Purtroppo, però, ottengono più riscontro le sue farneticazioni che le nostre valutazioni scientifiche. E’ una cosa che Taranto pagherà per secoli”. Assennato, inoltre, ha escluso quanto paventato da Peacelink e cioè che il valore medio annuo di benzo(a)pirene (pericoloso cancerogeno appartenente agli Ipa) possa superare la soglia di 1 ng/m3 .
Sulla “querelle” fra Marescotti ed Assennato è stato intervistato dal sito Inchiostroverde.it anche il dottor Gianluigi De Gennaro dirigente di Arpa Puglia, il quale ha confermato quanto detto da Assennato sulla particolarità di via Orsini. “Abbiamo effettuato, giusto in luglio, misure in campo con strumentazione mobile – ha spiegato De Gennaro – abbiamo verificato che in via Orsini la maggiore concentrazione di Ipa totali è imputabile al traffico veicolare. In via Lisippo, altro arco stradale interessato dalle misure, anche se ci si avvicina all’ ILVA, le concentrazioni risultano inferiori, proprio perché c’è un minore apporto del traffico. Non è scientificamente corretto confrontare i dati del 2010 della centralina in via Machiavelli con quelli del 2013-2014 di via Orsini perché si riferiscono a due realtà molto differenti, due diversi domini di rappresentatività. Il confronto nel tempo si può fare con i risultati dello stesso sito. I dati di via Orsini non sono stati citati nelle relazioni del 2010 di Arpa Puglia, poi utilizzate dalla Procura della Repubblica di Taranto, perché si dispone di informazioni sugli Ipa totali in via Orsini solo dal 2013″.
Logico chiedersi: da dove provengono le competenze in materia ambientalista di Marescotti , ed i fondi della sua associazione ?