Parole di speranza arrivano da Maria Falcone presidente della Fondazione ‘Giovanni e Francesca Falcone’ e sorella del magistrato: “Dal mio osservatorio privilegiato, cioè andando fra i giovani, devo dire che tanto è cambiato. Soprattutto grazie ai nostri insegnanti, i giovani a poco a poco stanno creando una società diversa. Ed è per questa speranza, e per far sì che forse finalmente si avveri quel che diceva Giovanni che ‘la mafia è un fatto umano e avrà una sua fine’, che siamo qua: per dare ai nostri giovani quei valori necessari per creare una società diversa“.
Per il premier Matteo Renzi: “Se questo paese è un pò più forte e più libero lo deve anche a persone come Falcone e Borsellino. Nella loro memoria continua il nostro lavoro per combattere tutte le forme di mafia. Ciascuno di noi, più o meno della nostra età, ricorda quel momento. E’ uno di quei momenti in cui ti ricordi esattamente cosa stavi facendo e dove eri. Io per esempio, nel mio piccolissimo, ho deciso allora di fare giurisprudenza“.
Il presidente del Senato Piero Grasso, ex procuratore nazionale antimafia, non ha alcun dubbio : “La sentenza definitiva del maxiprocesso è un monumento giuridico e storico che ha dato la prova incontrovertibile dell’esistenza della mafia, delle sue regole perverse, dei suoi rapporti con la politica e l’economia“. Grasso ha pubblicato su Facebook dei ricordi personali : “Giovanni Falcone era un uomo capace di resistere a qualunque cosa: ad una vita blindata, ai tentativi di delegittimazione, alle amarezze professionali, alla lentezza della politica nel dare ai magistrati tutti gli strumenti necessari per combattere al meglio la mafia. Ha affrontato la sua vita e la professione con dignità, orgoglio e una tenacia fuori dal comune. Quando durante un’intervista gli chiesero “chi glielo fa fare?“, rispose col suo sorriso carico di significati: “soltanto lo spirito di servizio“. Ma alla seconda domanda, “ha mai avuto la tentazione di abbandonare questa lotta?“, si fece improvvisamente serio: “No, mai“. Questo era Giovanni Falcone. Un uomo capace di resistere a qualunque cosa: ad una vita blindata, ai tentativi di delegittimazione, alle amarezze professionali, alla lentezza della politica nel dare ai magistrati tutti gli strumenti necessari per combattere al meglio la mafia. Ha affrontato la sua vita e la professione con dignità, orgoglio e una tenacia fuori dal comune. Giustamente celebriamo l’immagine che la storia ci ha consegnato di lui: il grandissimo magistrato, l’uomo di Stato, il simbolo di un’Italia che lotta e vince le mafie. Commemoriamo ogni 23 maggio anche sua moglie Francesca Morvillo, gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonino Montinaro e le vittime della strage di Via d’Amelio: Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. A me, in questa giornata che dal 1992 non può che evocare tristi ricordi, piace dedicare un pensiero anche all’uomo che si celava dietro la toga, al Giovanni che ho conosciuto al di la del nostro lavoro e che mi manca moltissimo: una persona straordinariamente normale, a volte imperscrutabile e molto riservata ma, in privato, simpatica e affettuosa”
Nel bunker di Falcone e Borsellino, le loro stanze diventano un museo. Gli appunti, le borse, i loro oggetti. L’Anm ha deciso di far rivivere l’ufficio dove nacque la prima grande offensiva contro la mafia. L’ex collaboratore dei due magistrati uccisi nel 1992, Giovanni Paparcuri, aveva conservato anche l’ultima scatola di sigari di Falcone