Il procuratore Leonardo Leone de Castris e la pm Roberta Licci della Procura di Lecce che hanno coordinato le indagini dei Carabinieri, hanno chiesto la proroga della custodia cautelare in carcere per l’ex gip di Trani Michele Nardi successivamente passato a vare il pm a Roma prima dell’arresto, e per il sovrintendente di Polizia del commissariato di Corato (Bari) Vincenzo Di Chiaro, mentre per l’ex pm Antonio Savasta è stata sollecitata la proroga degli arresti domiciliari.
Il procedimento è quello che ruota attorno all’ormai ribattezzato “caso Trani”, dove cospicue tangenti allungate a magistrati e giudici avrebbero consentito di «pilotare» ed «addomesticare» l’esito di inchieste e procedimenti giudiziari a favore di imprenditori . Uno dei quali, il coratese D’Introno (in passato condannato per usura) come da egli stesso confessato avrebbe consegnato nelle mani di giudici e pubblici ministeri oltre due milioni di euro, ma anche Rolex Daytona e diamanti.
Tutti e tre gli indagati rispondono delle accuse di avere organizzato e gestito un sistema corruttivo che aveva la sua base negli uffici giudiziari di Trani. Il gip di Lecce Giovanni Gallo renderà nota oggi la sua decisione sulla prosecuzione per altri tre mesi della custodia a cui i due magistrati e il poliziotto erano stati sottoposti a gennaio, quando erano stati tradotti in carcere. Successivamente la misura è stata alleggerito per Savasta, grazie alle sue dimissioni dalla magistratura ma sopratutto per le ammissioni e la collaborazione fornita alle indagini.
Dopo quattro udienze ieri si è concluso l’incidente probatorio di Flavio D’Introno, l’imprenditore di Corato che per primo ha rivelato la “tangentopoli” degli uffici giudiziari di Trani. D’Introno ha confermato nuovamente di avere versato tangenti per oltre due milioni di euro a Nardi e Savasta ma anche al pm Luigi Scimè, accusato di corruzione in atti giudiziari, attualmente in servizio a Salerno e coindagato nell’inchiesta del procura di Lecce. L’incidente probatorio è stato infatti richiesto dalla Procura della Repubblica di Lecce per cristallizzare le dichiarazioni degli indagati fornite in undici differenti interrogatori, in vista di un eventuale rinvio a giudizio, e giungere quindi a una conclusione rapida della prima tranche dell’inchiesta.
Nella giornata di ieri sono iniziati i controesami del magistrato Luigi Scimè, che avrebbe incontrato D’Introno a Milano, e dell’avvocata Simona Cuomo. L’imprenditore D’Introno ha risposto alle domande, – secondo quanto dichiarato del suo legale Vera Guelfi – consentendo di fare luci su alcuni punti poco chiari nella vicenda.
E’ stata la la pm Roberta Licci oggi a concludere con il controesame che si sta svolgendo da settimane al quarto piano del Palazzo di Giustizia di Lecce, a cui farà seguito l’incidente probatorio di Di Chiaro, a cui seguirà quello di Savasta.