ROMA – Virginia Raggi è stata assolta “perché il fatto non costituisce reato“. La Procura aveva chiesto 10 mesi di reclusione (con la concessione delle attenuanti generiche) per “falso ideologico in atto pubblico” in relazione alla nomina alla Direzione Turismo di Renato Marra, con la ‘regia’ del fratello Raffaele che era capo del Personale in Campidoglio.
Alla lettura della sentenza, arrivata dopo nemmeno un’ora di camera di consiglio, la Raggi è scoppiata in lacrime, ha abbracciato i tre legali, baciato il marito e stretto le mani al Pm Dall’Olio – che ha annunciato ricorso in appello – e al giudice Ranazzi.
Per cosa era sotto processo il sindaco di Roma
Accusata di falso per la dichiarazione, inviata all’Anticorruzione capitolina, in cui chiariva che Raffaele Marra non aveva avuto alcun ruolo nella promozione del fratello Renato a capo dell’ufficio Turismo. Ma che, anzi, l’allora capo del personale poi arrestato per corruzione si era limitato a una “pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte”, scrisse la Raggi. Parole smentite, secondo gli atti procura, dalle chat: motivo per il quale i pm avevano chiesto il rinvio a giudizio della sindaca (e di Marra per abuso d’ufficio).
Perché è stata assolta
L’assoluzione con la formula ‘perché il fatto non costituisce reato‘ significa nell’interpretazione del giudice che manca l’elemento psicologico alla base del reato di falso ideologico in atto pubblico. E cioé che la condotta che la Procura ha attribuito alla sindaca sussiste (il riferimento è alla risposta inviata all’allora responsabile dell’Anticorruzione in Campidoglio che chiedeva lumi sul ruolo in concreto svolto da Raffaele Marra nella nomina del fratello Renato) ma manca la volontarietà del fatto lesivo.
“Assolta. Con questa parola il Tribunale di Roma, che ringrazio e rispetto per il lavoro svolto, ha messo fine a due anni in cui sono stata mediaticamente e politicamente colpita con una violenza inaudita e con una ferocia ingiustificata. Due anni durante i quali, però, non ho mai smesso di lavorare a testa alta per i miei cittadini. Li ringrazio per il sostegno e l’affetto che mi hanno dimostrato. Per i miei cittadini in questi due anni sono andata avanti. A testa alta. Ho fatto tutto con correttezza e trasparenza nell’interesse di Roma, perseguendo gli ideali di giustizia nei quali credo fermamente” scrive la Raggi sul suo profilo Facebook
“Vorrei liberarmi in un solo momento del fango che hanno prodotto per screditarmi, delle accuse ingiuriose, dei sorrisetti falsi che mi hanno rivolto, delle allusioni, delle volgarità, degli attacchi personali che hanno colpito anche la mia famiglia. Vorrei, soprattutto, che questo fosse un riscatto per tutti i romani, di qualsiasi appartenenza politica, perché il loro sindaco ce la sta mettendo tutta per far risorgere la nostra città. Non provo rancore nei confronti di nessuno. Mi auguro che quanto accaduto a me possa divenire una occasione per riflettere: il dibattito politico non deve trasformarsi in odio. Adesso vorrei che i cittadini, tutti, collaborassero alla rinascita di Roma. Rimbocchiamoci le maniche: da domani si torna al lavoro. Ancora più forti”.
Al di là di quanto prevede il ‘codice etico’ dei Cinque Stelle, un’eventuale condanna penale di Virginia Raggi per falso nella vicenda della promozione di Renato Marra a capo dell’ufficio Turismo avrebbe aperto diversi scenari:
- le dimissioni della stessa sindaca, volontarie o a seguito di una possibile consultazione tra gli iscritti M5S su Rousseau sul suo futuro;
- una sua uscita dal Movimento con proseguimento del mandato senza simbolo, a cui però dovrebbe seguire una mossa analoga di almeno 25 dei 28 consiglieri capitolini pentastellati;
- una sua sospensione dall’incarico in attesa di scontare la pena con Palazzo Senatorio affidato al vicesindaco all’insegna della continuità dell’amministrazione.
Insomma, tante le ipotesi che ora perdono senso.
La gestione del Campidoglio, la direzione di marcia della politica romana per il 2019, i futuri rapporti tra i due alleati di governo Lega e M5S: tutto dipende da questa sentenza. La frequenza ormai quotidiana delle schermaglie verbali tra Lega e M5s su come andrà guidata l’amministrazione capitolina fa chiaramente capire come la contesa per la Capitale rischi di trasformarsi nell’ennesimo fronte polemico per la maggioranza.
Dalle uscite sul presunto immobilismo della giunta sulle buche, alla passeggiata per le vie del quartiere San Lorenzo nei giorni successivi alla morte della sedicenne Desirée Mariottini – drogata e violentata da un gruppo di extracomunitari – fino agli endorsement per Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, Salvini non ha risparmiato critiche al Campidoglio firmato 5 Stelle. (AGI)