di Giorgio Assennato*
Taranto è stata ed è ancora teatro di una vera e propria guerra tra le massime istituzioni dello Stato, , una guerra che non ha precedenti per virulenza, durata e numero di battaglie condotte a colpi di decreti legislativi da un lato e ordinanze dall’altro con un timido intervento della Corte Costituzionaleche non fu in grado di risolvere alla radice il problema. Di conseguenza, la governance ambientale è stata esercitata col pugno di ferro degli esecutivi di turno. che hanno rinunciato di fatto ad una governance condivisa, inclusiva, trasparente e basata sull’evidenza, l’unica in grado di ricreare la coesione sociale sempre più sbrindellata.
La guerra tra chi garantisce l’immunità ai gestori e mira,a nascondere la polvere sotto il tappeto e chi, invece, ritenendo di godere della protezione della magistratura inquirente, grida al lupo, al lupo al minimo dato ambientale considerato catastrofico, questa guerra senza quartiere, in cui i media sembrano attratti irresistibilmente dalla moda del catastrofismo, esclude ogni possibile approccio razionale.
Partiamo dall’esempio del recente scoop sulla nota di Peacelink. I dati, incontrovertibili, mostrano l’aumento nei due mesi di gennaio-febbraio 2019 ( a gestione Arcelor Mittal ) rispetto ai corrispondenti mesi del 2018 ( a gestione pubblica) di IPA e benzene nella centralina vicina alle cokerie all”interno di Ilva. Non essendo stato riscontrato un parallelo aumento degli stessi inquinanti nelle centraline della qualità dell’aria urbana, nemmeno a Tamburi, il fenomeno è limitato all’interno di Ilva.
Il fenomeno meriterebbe di essere valutato in modo più approfondito, perchè di per sè limitato a solo due mesi e il confronto.potrebbe essere condizionato da variabili confondenti di tipo meteorologico. Ma è stato sufficiente per scatenare Telenorba e altri media nazionali e locali che hanno parlato di ritorno preoccupante dell’ inquinamento.
Ma in sè i dati cosa vogliono significare?E ci sarebbe stato un altro modo di fare comunicazione ambientale, un modo più serio e meno gridato? I dati, lo riconosce oggi lo stesso Marescotti, indicano un possibile trend in aumento di inquinanti dalle cokerie. Questo trend, che comunque andrebbe meglio caratterizzato, è giusto che sia evidenziato ed ha fatto bene Peacelink a denunciarlo. E bene che Arcelor sappia che c’è una capacità di controllo della cittadinanza attiva, a prescindere dalle relazioni ufficiali di Arpa.
Faccio una similitudine di tipo medico per farmi comprendere meglio.Se un paziente diabetico sotto terapia ha valori bassi di glicemia a digiuno per un lungo periodo e poi improvvisamente si manifesta un trend in. crescita, è giusto preoccuparsi e informare il diabetologo ben prima di arrivare al coma diabetico. Ma se i media interpretano quei dati come prova di un imminente coma diabetico, se fanno cosi, si tratta di una grossolana manipolazione della realtà. Non dissimile il ragionamento sulle diossine riscontrate nella masseria Fornaro.
Perchè poi, sulla base di questi dati, si chiudono le scuole di Tamburi?Mistero fitto. In medicina, si chiama medicina difensivistica quella che porta ad abuso di procedure per le quali non c’e indicazione specifica per difendersi da eventuali accuse di “malpractice“. Qui e la stessa cosa: si assumono decisioni per le quali non vi e alcuna indicazione a fini difensivistici. È l’ennesimo frutto avvelenato di una stagione folle che non sembra finire mai. Una mela l’ho mangiata pure io!
*ex-direttore generale di Arpa Puglia.
Il professor Giorgio Assennato è docente di Medicina del Lavoro presso l’Università degli Studi di Bari dove è direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro. Presidente del Cimedoc e membro del Comitato Tecnico Operativo dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale, il prof. Assennato ha studiato e si è specializzato nell’università John Hopkins di Baltimora (Usa) e nelle università di Roma, Pisa, Pavia e Torino.