“Io penso da tempo che Furio Colombo non sia più un giornalista ma principalmente un attivista politico che interpreta la realtà attraverso le sue legittime posizioni ideologiche, ma non chiamiamolo più giornalista. Io e Colombo facciamo due mestieri diversi”. Così il direttore dell’edizione online de ‘il Fatto Quotidiano’, conversando con l’Adnkronos, ha commentato le parole di Furio Colombo sulla figlia del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, pronunciate nel corso della trasmissione di La7, ‘L’aria che tira‘, a cui aveva partecipato lo stesso Gomez.
Colombo era stato il direttore del quotidiano L’ Unità prima che fallisse, ed al suo fianco avevano lavorato Antonio Padellaro e Marco Travaglio , ma recentemente alcuni mesi fa aveva interrotto i suoi rapporti : “A due cari amici come Padellaro e Travaglio comunico che non continuerò la mia collaborazione al Fatto Quotidiano fino a quando ci sarà questa posizione sulla guerra in Ucraina, sul divieto, si presume costituzionale, di mandare armi all’Ucraina e sulla celebrazione di un personaggio di cui non ho stima, che è il professor Orsini“.
Colombo nel corso della trasmissione di La7, ‘L’aria che tira‘ in sostanza aveva fatto un parallelismo tra i “bambini in top class“, riferendosi alla figlia della Meloni, e quelli che annegano in mare nel Mediterraneo, facendo perdere le staffe alla conduttrice Myrta Merlino. Il presidente del Consiglio ha partecipato al G20 a Bali, in Indonesia, e ha portato con sé la figlia Ginevra.
Ad aprire le danze contro la Meloni in realtà era stato un articolo comparso il 15 novembre, sulle pagine del quotidiano La Stampa. “Le operaie non si portano i figli in fabbrica, chissà come mai. In Italia le donne che lavorano sono paradossalmente quelle che se lo possono permettere, o quelle che hanno i nonni disponibili: sarebbe ora che le cose cambiassero anche senza i figli che in ufficio si mettono a tritare documenti”, si leggeva polemicamente nel pezzo, nel quale – tra il serio e il faceto – venivano immaginati i motivi per i quali il premier avrebbe portato con sé la bimba. “Che Ginevra abbia detto basta alle assenze di mamma e con un colpo di mano abbia preso in mano la situazione per imparare il mestiere?“, scriveva l’autrice Assia Neumann Dayan.
E poteva mancare il quotidiano La Repubblica per fare la “lezioncina” di pseudo morale al presidente del Consiglio, lanciandosi in un’interpretazione del suo gesto materno. “Perché quindi, in quei quasi quattro giorni che richiedono ogni energia mentale, fisica ed emotiva di un capo di Stato, Giorgia Meloni ha scelto di prendere su di sé il carico – gratificante, inevitabile, pesantissimo – di una figlia al seguito? Non per passare con lei del tempo di qualità che difficilmente è contemplato dal protocollo. Non per mancanza di alternative familiari o professionali deputate al temporaneo accudimento. E allora perché? Probabilmente lei, che ricordiamo ‘donna, madre e cristiana’, ritiene che la vicinanza alla figlia sia prioritaria, perché la presenza materna è un valore non negoziabile, anche quando lo Stato richiede alla propria leader 48 ore di coinvolgimento e attenzione assoluti“, aveva scritto Claudia De Lillo.
Giorgia Meloni ha risposto con un tweet che ha zittito tutti, Questione di stile.
Il quotidano Libero ha sbeffeggiato l’attitudine comunista di cotanto disprezzo: (“La madre dei comunisti è sempre incinta”) in riferimento soprattutto alle femministe che su Repubblica e Stampa hanno voluto fare la morale al presidente del Consiglio su come vada interpretata la maternità. Colombo la pensi come vuole: “Nessuna colpa ha la figlia di Meloni. Pensi che la politica del governo sia orribile ed è lecito farlo. Ma non metterei dentro la polemica i bambini”, ha affermato visibilmente contrariata la giornalista Myrta Merlino conduttrice del programma tv “L’ Aria che tira”.