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30 Gennaio 2025 15:34

Pg Cassazione: “Gli atti della truffa all’Inps restino a Milano”. La Santanché sempre più vicina al processo

Attesa la decisione sulla competenza territoriale del filone di indagine che vede la ministra del Turismo accusata di truffa aggravata ai danni dell'Inps sulla cassa integrazione nel periodo del Covid. Se il procedimento dovesse proseguire nella Capitale si tornerebbe indietro alla fase precedente alla chiusura dell'indagine. La decisione è prevista per domani

L’ iter giudiziario che ruota attorno a Daniela Santanché è sicuramente un “caso” politico che non accenna a scemare. Questa mattina si è scolta in Cassazione l’udienza per decidere sulla competenza territoriale del filone di indagine sul “caso Visibilia” che vede sul banco degli imputati il ministra del Turismo accusata di truffa aggravata ai danni dell’Inps sulla cassa integrazione nel periodo del Covid.

Gli ermellini della Cassazione stabiliranno se il procedimento deve celebrarsi davanti al Tribunale di Milano o se gli atti dovranno essere trasmessi a Romae quindi in questo caso il procedimento tornerebbe indietro alla fase precedente alla chiusura dell’indagine. La decisione è prevista per domani mattina. Secondo il Procuratore Generale ed i legale dell’Inps la competenza territoriale dovrebbe rimanere nel capoluogo lombardo, la difesa invece sostiene che debba essere la magistratura romana a occuparsi del caso. L’ Inps si è costituita parte civile con l’avvocato Aldo Tagliente, coordinatore centrale settore penale e antifrode dell’istituto di previdenza statale.

La procura di Milano

L’impianto accusatorio della procura di Milano

Lo scorso 22 marzo 2024 era stata resa nota la notizia della chiusura delle indagini su questo filone del “caso Visibilia“, e successivamente la Procura di Milano ha chiesto successivamente il 3 maggio il rinvio a giudizio per la Santanchè, Kunz, Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, e le due stesse società.

Secondo l’accusa gli indagati avrebbero chiesto e ottenuto “indebitamente” la cassa integrazione in deroga nel periodo della pandemia Covid per 13 dipendenti. A tutti e tre gli indagati viene contestato di aver “dichiarato falsamente” che i lavoratori si trovassero in cassa integrazione “a zero ore” mentre invece esercitavano le “proprie mansioni” in modalità remotà, cioè in smart working. Inoltre ci sono le integrazioni che sarebbero state corrisposte per bilanciare le minori entrate della Cig rispetto allo stipendio: i pm sostengono , che questa “differenza“, sarebbe stata erogata con finti rimborsi per “note spese”. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Santanchè, Kunz e Concordia sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto “indebitamente” la cassa integrazione in deroga. Le testimonianze dei 13 dipendenti, oltre agli esiti di una ispezione Inps e a una serie di accertamenti, sono state raccolte nel corso delle indagini: tutti, o quasi, avrebbero confermato che la Santanchè era a conoscenza di tutto.. Quindi sarebbe stata a conoscenza, della circostanza che i suoi dipendenti mentre l’istituto previdenziale versava i fondi stanziati durante l’emergenza: oltre 126mila euro, per un totale di oltre 20mila ore, in realtà continuando a lavorare. Nel corso dell’udienza preliminare dello scorso 10 ottobre è stato chiesto il trasferimento degli atti a Roma.

Le posizioni opposte di accusa e difesa

A sollevare la questione della competenza territoriale è stato l’ avvocato Nicolò Pelanda difensore della Santanchè , il quale oggi ha ribadito in udienza la sua questione sulla competenza di Roma, ritenendo che sia il luogo non solo dove si trova il server dell’Inps, ma soprattutto dove è stato effettuato il primo pagamento a uno dei dipendenti Visibilia relativo alla cassa integrazione, ossia su un conto bancario romano. Per la Procura di Milano, il Procuratore Generale della Cassazione e per il legale dell’Inps Aldo Tagliente, la competenza si radicherebbe nel capoluogo lombardo, in quanto la truffa contestata alla Santanchè ed alla società Visibilia sarebbe avvenuta con una condotta “continuata” su tutti i dipendenti e con l’ultimo pagamento su un conto a Milano di un altro dipendente.

La Santanché: “Me ne vado se me lo chiede Meloni”

Ieri mattina è stato pubblicato su diversi quotidiani un colloquio nel corso del quale la ministra del Turismo sostiene di essere decisa a non lasciare il suo incarico al governo: “l’impatto sul mio lavoro lo valuto io” avrebbe detto, esprimendo giudizi aspri su Fratelli d’Italia come “Fdi non mi difende? Chissenefrega”, sostenendo di essere appoggiata dal presidente del Senato Ignazio La Russa. Dichiarazioni che la Santanchè ha subito cercato di ridimensionare, soprattutto nel passaggio parte che riguardava la premier Giorgia Meloni, affidandosi ad una nota: “Se è lei a chiedermi di lasciare sarò conseguente. I giornali possono scrivere quello che vogliono, anche quelli che non c’erano quando parlavo, ma non scrivere quello che non ho detto”. Ma dopo la precisazione però è uscito un audio, che i quotidiani hanno pubblicano sui siti, che hanno riacceso la polemica.

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