Il giudice delle udienze preliminari Guido Salvini del Tribunale di Milano, ha rinviato a giudizio l’avvocato Piero Amara, ex consulente esterno dei processi ambientali Eni, ritenendolo responsabile del reatro di calunnia , chiamandolo a rispondere di aver dichiarato falsamente nel 2019-2020 alla Procura di Milano che 66 importanti politici, alti magistrati, gerarchie militari, funzionari pubblici di vertice e persino cardinali, avrebbero aderito a una associazione segreta (denominata “loggia Ungheria“) che andava ritenuta interferente con la pubblica amministrazione , fra quelle vietate dal 1982 dopo lo scandalo della loggia massonica P2 dalla legge Anselmi .
Al processo contro Amara, potranno partecipare fra le parti offese come parti civili e chiedergli un risarcimento danni, l’ex presidente e l’ex procuratore generale della Cassazione, Gianni Canzio e Pasquale Ciccolo, l’ex presidente del Consiglio superiore della magistratura Michele Vietti, parecchi ex consiglieri Csm, l’avvocato ex ministro della Giustizia Paola Severino, l’ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette, due ex comandanti generali della Guardia di Finanza Giorgio Toschi e Giuseppe Zafarana attualmente presidente dell’ Eni ), l’ex presidente di Autostrade per l’Italia spa Giancarlo Elia Valori, il procuratore generale uscente di Torino Francesco Saluzzo, il procuratore di Bologna Giuseppe Amato, il procuratore aggiunto di Roma Lucia Lotti, e circa trentina di rappresentanti delle istituzioni.
Vi sono anche delle parti offese che sinora hanno scelto invece di non intervenire nel giudizio come gli eredi del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il cardinale Pietro Parolin segretario di Stato del Vaticano, l’ex ministro della Giustizia Nitto Palma, l’ex presidente del Csm Giovanni Legnini, il giudice costituzionale Filippo Patroni Griffi, l’ex presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro, l’ex comandante dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, l’ex procuratore capo di Perugia Luigi De Ficchy e l’ ex giornalista, ora intermediario in grandi affari Luigi Bisignani.
Un stralcio del fascicolo per calunnia è stato trasferito per competenza sulle toghe in servizio a Milano, come il magistrato parte offesa Claudio Galoppi, alla Procura di Brescia che due settimane fa ha deciso di di archiviare Amara, sostenendo che l’aver Amara fatto soltanto il nome del magistrato come facente parte dell’associazione segreta, senza attribuirgli ulteriori dettagli o condotte, di per sé non bastasse a integrare il reato di calunnia. Il magistrato Galoppi (ex Csm ed ex consigliere giuridico del ministro casellati, quando era presidente del Senato) ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione, che a questo punto verrà valutata da un Gup.
Dal verbale dell’udienza emerge che il giudice Salvini ha deciso di trasmettere alla Procura copia degli atti sollecitando ulteriori indagini che a suo avviso sono al momento incomplete “con particolare ma non esclusivo riferimento a quanto riferito da Amara in merito ai magistrati Lucia Lotti, Luigi De Ficchy e Francesco Saluzzi; e con riserva di valutazione, anche nel caso di eventuale acquisizione dell’elenco degli aderenti che si troverebbe a Dubai, se il contesto descritto sia continuazione della disciolta associazione P2 o espressione\estensione del cosiddetto sistema Palamara, oggetto di procedimenti a Roma e a Perugia”. Secondo il Gup Salvini non si sarebbe ancora chiarito (nonostante le archiviazioni di Perugia e le indagini di Milano) se e cosa fosse davvero l’associazione evocata da Amara.
Gli altri processi di Amara per le sue calunnie
E’ prossima a conclusione davanti al gip Christian Mariani del Tribunale di Milano l’altra udienza preliminare sul cosiddetto “complotto Eni”, che vede Piero Amara come principale tra gli imputati di “associazione a delinquere” finalizzata a deviare il corso dei procedimenti milanesi, calunniando l’amministratore delegato Eni Claudio Descalzi e il suo braccio destro Claudio Granata, contro i quali Amara aveva fabbricato delle chat false, che il pm Paolo Storari aveva scoperto nel 2020 ed indicato inutilmente a lungo ai propri vertici della procura milanese.
La settimana scorsa Amara è stato già rinviato a giudizio in un’altra vicenda connessa ai suoi interrogatori un merito alla loggia Ungheria ed al complotto Eni: a seguito della richiesta dei pm Stefano Civardi e Monia Di Marco la Gip Angela Minerva del Tribunale di Milano lo ha mandato a processo, per rispondere dell’accusa di avere prima del 17 febbraio 2020 filmato in Procura con una microcamera nascosta il 25 gennaio 2020, consegnandone dopo almeno una pagina dei propri allora segretissimi verbali su “loggia Ungheria” e “Eni” al suo sodale Vincenzo Armanna. Tutto ciò avveniva almeno due mesi prima della consegna dal pm Paolo Storari all’ ormai ex consigliere Csm Piercamillo Davigo avvenuta nell’aprile 2020 dei verbali in formato “Word” e privi di firme, 8-12 mesi prima dell’invio anonimo dei verbali ai giornalisti de La Repubblica e del Fatto Quotidiano .
Mentre Amara è accusato di rivelazione di segreto, Armanna, che il 17 febbraio 2020 aveva poi sventolato quella pagina ai pm Pedio e Storari, è stato rinviato a giudizio per aver calunniato (indicandolo falsamente come chi gliela avesse passata) il funzionario di polizia Filippo Paradiso, in passato distaccato presso la segreteria dell’ex capo di gabinetto Matteo Piantedosi (quando ministro dell’Interno Matteo Salvini), ora Milinistro dell’ Interno, ed offrendosi come collaboratore gratuito dell’ex presidente del Senato Elisabetta Casellati che dopo un paio di mesi lo rispedì a casa.
Gli organigrammi inventati a tavolino da Amara della fantomatica Loggia Ungheria, vennero fatti trovare in un ispezione della sua cella, mentre si trovava detenuto in carcere dalla Procura di Potenza alla quale l’avvocato-faccendiere siciliano avev incredibilmente rifiutato gli arresti domiciliari, cercando di utilizzare la procura lucana per acquisire degli atti di altre procure.
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