ROMA – Una vero e proprio mercato di sentenze all’interno della Commissione tributaria regionale e di quella provinciale di Foggia, è stato scoperto dai finanzieri Gruppo Tutela Spesa Pubblica/Sezione Anticorruzione del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari con l’ausilio di personale della Sezione di pg GOF della Procura di Foggia che hanno eseguito 13 misure cautelari con le accuse di corruzione in atti giudiziari, falso e truffa in concorso. Agli arresti domiciliari i giudici tributari Giuseppe D’Avolio di Ischitella, Vito Merra di Cerignola ed i foggiani Antonio Cerase e Antonio Ventura, ed i dipendentif oggiani della commissione tributaria Rosaria Adriana Benigno e Domenico Laricchia.
Complessivamente sono 40 le persone indagate. Arresti domiciliari anche per i commercialisti foggiani Francesco Ricciardi e Gaetano Stasi , difensori in commissione tributaria, e quelli viestani Valerio Gaetano e Antonio Scala. Nei confronti di Giovanni Antini e Mauro Gadaleta di San Giovanni Rotondo e Gianluca Orlandi di Noicattaro è scattato il divieto di esercitare la professione di commercialista per 12 mesi . 25 i casi accertati dai militari, che avrebbero fruttato la somma di circa 60mila euro. Fra gli indagati c’è anche l’ ex assessore all’Ambiente della Regione Puglia nella giunta di Nichi Vendola, Lorenzo Nicastro, ex pm a Bari, attualmente giudice in servizio al Tribunale di Matera .
Al giudice Nicastro sono stati contestati i reati di “falso in atto pubblico” e “truffa” per aver falsificato dal 2015 al 2017 ben 168 sentenze nella sua qualità di giudice relatore presso la sezione distaccata di Foggia della Commissione tributaria di Bari , procurandosi così un ingiusto profitto, quantificato in 1.920 euro. I reati contestati dalla magistratura foggiana al giudice Nicastro sono la sottoscrizione di sentenze risultate “completamente redatte” da Rosaria Adriana Benigno, la sua ex segretaria adesso in pensione, finita agli arresti domiciliari nell’ambito di questa indagine anche per il reato di “corruzione in atti giudiziari“.
Secondo gli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza, la segretaria del giudice Nicastro , “soggetto estraneo alla giustizia tributaria“, avrebbe materialmente redatto i provvedimenti, che successivamente venivano soltanto firmati dal Nicastro. In particolare vengono contestate 25 presunte sentenze false (cioè quelle firmate esclusivamente dal Nicastro) risalenti al 2015, 137 nel 2016 e sei nel 2017. Il giudice Nicastro e la sua segretaria Benigno con riferimento a questi presunti atti falsi, rispondono anche di “concorso in truffa” ai danni del Ministero dell’Economia e delle Finanze ente erogatore del compenso spettante per la redazione di ciascun provvedimento giurisdizionale, che secondo i pm di Foggia veniva indotto in errore “in ordine alla genuinità dei provvedimenti, procurandosi un ingiusto profitto, consistito in 1.920,50 euro, con altrettanto danno per la pubblica amministrazione”.
Un’operazione definita dagli investigatori della Guardia di finanza “una vera e propria privatizzazione della giustizia tributaria, Scorciatoie offerte in particolar modo da un segretario della commissione tributaria, divenuto punto di riferimento di alcuni commercialisti foggiani”. Sulla base delle indagini, alcuni funzionari amministrativi indirizzavano i procedimenti sui giudici compiacenti. Altri magistrati invece emettevano sentenze favorevoli al contribuente in cambio di somme di denaro. Altri ancora frodavano l’amministrazione tributaria delegando completamente la giurisdizione a funzionari che deliberavano secondo un proprio tornaconto personale.
L’importo complessivo delle somme accertate come prezzo dei reati corruttivi è pari a circa 60.000,00 € , l’illecito sistema giudiziario parallelo creato dagli indagati ha determinato l’asservimento più o meno sistematico – della funzione giurisdizionale tributaria agli interessi del privato corruttore , la trasformazione della funzione pubblica giudiziaria in una sorta di “giustizia privata”,
In cambio i commercialisti versavano somme di denaro che oscillavano tra i 500 e i 1.000 euro per sentenza. In un caso è emerso che un noto commercialista foggiano avesse uno dei funzionari tributari direttamente a libro paga, versandogli mensilmente la somma di 400 euro.
Il lavoro svolto dagli inquirenti è stato caratterizzato da complesse attività di intercettazione telefonica, ambientale, audio-video, interrogatori, assunzioni di informazioni, nonché perquisizioni e sequestri di documenti e computer. Sono circa 70 i militari della Guardia di Finanza che hanno effettuato l’esecuzione delle ordinanze nelle città di Foggia, Cerignola, Vieste, Ischitella, Bari.