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5 Novembre 2024 05:18

Pinocchio-Emiliano smentito da Arcelor Mittal: confermata chiusura definitiva a gennaio

La società italiana della multinazionale Franco-Indiana ha comunicato ai sindacati il piano di chiusura degli impianti. L’altoforno 2 verrà chiuso il 13 dicembre (come richiesto dalla magistratura tarantina) , l'altoforno 4 il 30 dicembre 2019 e l'altoforno 1 il 15 gennaio 2020. Il Treno nastri 1 è stato già chiuso, il Treno nastri 2 chiuderà il prossimo 26 novembre

ROMA – E’ sempre più vicino il fermo definitivo dello stabilimento siderurgico ex-Ilva di Taranto, condotto in locazione da ArcelorMittal . Il nuovo presidente-amministratore delegato Lucia Morselli ha incontrato i sindacati e reso noto un piano di chiusure degli impianti. Il primo impianto a fermarsi il prossimo 13 dicembre, sarò l’altoforno AFO2 come previsto e richiesto dai provvedimenti della magistratura tarantina. Successivamente toccherà all’altoforno AFO4 il 30 dicembre e  quindi l’altoforno AFO1 il 15 gennaio 2020.

Come ben noto a chi lavora nel siderurgico o se ne occupa a ragione veduta, l’altoforno AFO5 (il più grosso d’ Europa) è inattivo dal 2015 perché va ristrutturato completamente, mentre l’ l’altoforno  AFO3 non è più in funzione da molti anni ed attualmente in base alle prescrizioni Aia si trova in fase di demolizione.

ArcelorMittal  nella mattinata di oggi, giovedì 14 novembre , dopo aver smentito ufficialmente le affermazioni di Emiliano, ha comunicato ai sindacati che dopo la chiusura del Treno nastri 1 , dal prossimo 26 novembre verrà fermato anche il Treno nastri 2. L’ad Lucia Morselli ha smentito con fermezza di aver mai dichiarato in occasione dell’incontro avuto a Bari con il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano presso la Presidenza della Regione Puglia, che la società rimarrebbe attiva a Taranto sino a maggio 2020 per la gestione degli impianti, non-notizia questa che quindi diventa l’ennesima “fake news” circolante di questa ingarbugliata vicenda.

Le dichiarazioni di Emiliano erano state diffuse incolpevolmente da Antonio Marinaro presidente di Confindustria Taranto , che ha riportato di aver ricevuto la telefonata di Emiliano dopo l’incontro intercorso da quest’ultimo con la Morselli. Il Governatore barese Emiliano, secondo quanto riferito e confermatoci personalmente da Marinaro, gli ha riferito due cose: la prima è che ArcelorMittal pagherà le fatture scadute dell’indotto e che il ritardo è stato soltanto causato da delle necessarie verifiche  amministrativo-contabili conseguenti al cambio dei dirigenti e delle persone “tecniche” preposte al controllo ; la secondo, che “ArcelorMittal resta sino a maggio e gestisce il gruppo” e non va via ai primi di dicembre cioè alla scadenza dei 30 giorni dall’avvio della procedura di recesso già avviata.

Secondo fonti vicine ai commissari ed avvocati di Ilva in amministrazione straordinaria (tutti nominati dal Ministro Di Maio), il ricorso cautelare urgente, previsto dall’articolo 700 del Codice di procedura civile, conterrebbe anche risvolti penali che chiamano in causa ArcelorMittal, ma che chiaramente non potranno essere affrontati dinnanzi alla Giustizia civile. Per dare corso a delle eventuali azioni di responsabilità penale, dovranno essere presentate delle eventuali rischiose denunce penali.

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