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22 Novembre 2024 02:49

Policlinico Foggia, trovate larve nei piatti di prosciutto crudo termosigillati: sanzione per l’azienda Ladisa di Bari

In passato il raggruppamento temporaneo di imprese Sodexo-Ladisa era già stato destinatario di sanzioni a seguito di criticità nella preparazione e somministrazione dei pasti.

Due pazienti del reparto di malattie dell’apparato respiratorio del plesso D’Avanzo del Policlinico di Foggia hanno segnalato la presenza di due larve in due distinti piatti di prosciutto crudo che erano termosigillati. Lo ha reso noto lo stesso Policlinico annunciando di aver disposto per l’azienda di ristorazione Ladisa una sanzione pecuniaria – come previsto dal contratto – invitandola a rafforzare le procedure di controllo nelle fasi di preparazione, allestimento e distribuzione dei pasti. Dopo il ritrovamento delle larve, lo scorso 14 febbraio, il coordinatore infermieristico ha subito allertato la direzione sanitaria che a sua volta ha immediatamente disposto una ispezione per acquisire i campioni.

Contestualmente è stato contattato il referente dell’azienda Ladisa. “Abbiamo portato il materiale – spiega il dottor Giovanni Villone della direzione sanitaria – al laboratorio di Entomologia dell’Istituto zooprofilattico di Foggia. Lo stesso ha accertato che si trattava di larve di mosca al terzo stadio, compatibile con un intervallo di tempo di alcuni giorni dalla deposizione delle uova su una matrice organica idonea alla maturazione. Considerata la natura del parassita e che non vi sono stati passaggi intermedi di manipolazione, fra la preparazione e l’apertura, è altamente plausibile che la contaminazione sia avvenuta all’interno del centro di produzione” a Cerignola, in provincia di Foggia. L’istituto zooprofilattico avrebbe anche chiarito che non ci sarebbe alcun pericolo sanitario per i degenti.

“L’attività di controllo e vigilanza sulla corretta esecuzione dei contratti – sottolinea il direttore generale del Policlinico Giuseppe Pasqualone è costante a partire dalla ristorazione. Tutti i servizi affidati a operatori esterni devono rispondere a criteri di qualità, a beneficio degli utenti del Policlinico”.  In passato il raggruppamento temporaneo di imprese Sodexo-Ladisa era già stato destinatario di sanzioni a seguito di criticità nella preparazione e somministrazione dei pasti.

Sono in tanti sui social a chiedere l’intervento dei Nas o della guardia di finanza. “Non è possibile – scrive una signora – che vietano di portare il cibo ai nostri parenti quando sono in ospedale e poi servono piatti con mosche e larve. Ora attendiamo che chi di competenza faccia qualcosa. Sarà pur vero che non c’è alcun pericolo sanitario ma servire un piatto con le larve è davvero uno schifoL’azienda Ladisa, nelle scorse settimane era già finità all’attenzione degli organi di informazione per la vicenda del merluzzo nero. maleodorante per i bimbi baresi. Il pesce servito lunedì 8 gennaio 2024 nelle mense delle scuole dell’infanzia e primarie della città di Bari aveva un cattivo odore motivo per cui numerosi genitori avevano protestato, rivolgendosi agli istituti scolastici e segnalando il caso sui social.

L’azienda a suo tempo ha annunciato che comunque, in accordo con il Comune di Bari , “con cui è in corso una fitta interlocuzione, sta valutando tutti gli scenari possibili per rispettare le indicazioni ministeriali, nell’unico interesse di tutelare la salute e gli aspetti nutritivi degli alimenti, ma allo stesso tempo proporre alle famiglie e ai bambini un menù di gusto che vada incontro ai sapori della nostra tradizione”.

Secondo la Ladisa vi sarebbero state delle anomalie sospette nella segnalazione delle larve trovate nel prosciutto crudo dei due pazienti del plesso D’Avanzo del Policlinico di Foggia. “La nostra fornitura è termosigillata all’origine con velina trasparente e personalizzata. Nel momento in cui viene consegnata, se la persona vede una mosca, o altro, contesta all’addetto, così la direzione può campionare il piatto. Dal video diffuso oggi, dopo 14 giorni dai fatti, scopriamo che il piatto non era di nessun degente e che era aperto, quindi la contaminazione è stata successiva”.

Dalla relazione ricevuta la società Ladisa ribadisce chela pietanza in questione oltre ad avere un paziente sconosciuto e quindi essere destinata a un letto vuoto non è termosigillata, ma aperta: il fatto quindi non è stato rilevato in contraddittorio, come previsto dal campionamento“. La Ladisa ha dei sospetti per la ditta anche sulla tempistica della diffusione della notizia. “Strano che si faccia un video e si attendano 14 giorni per diffonderlo, in coincidenza dell’inizio del nuovo rapporto contrattuale”, osserva l’azienda bsrese che ha reso noto di aver deciso di adire le vie legali dinnanzi alla procura competente territorialmente, per tutelare il proprio nome ed operato.

Secondo la Ladisa la nota diffusa alla stampa dall’Azienda Ospedaliera foggiana sarebbe diffamatoria e pertanto ha dato mandato ai suoi legali di rivolgersi alla Procura della Repubblica “per tutelare il buon nome dell’azienda e la professionalità del personale che lavora, oltre alla salvaguardia degli utenti che possono da sempre contare su un servizio di alta qualità, attestato in varie occasioni“. Decisione che seppure legittima, stride con la circostanza che La Ladisa edita un quotidiano (L’ Edicola del Sud n.d.r.) e quindi dovrebbe rispettare l’art. 21 della Costituzione e ben conoscere le norme di Legge sulla Stampa.

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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