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30 Dicembre 2024 15:26

Politica concentrata su cortile casa, studi scena mondiale

Nel mondo di oggi, con buona pace dei sovranisti, nessun paese è davvero “sovrano”. Non lo siamo noi, non lo sono gli altri. La nostra sovranità non è più limitata dalle alleanze, come si temeva al tempo della guerra fredda.
di Marco Follini

Se io fossi un giovane appassionato di politica alle prime armi (condizione assai lontana da me, ovviamente) cercherei di occuparmi solo e soltanto di politica estera. E’ lungo quella frontiera infatti che si decide il futuro del mondo, e anche quello del nostro paese e della sua sfera pubblica. Cosa che è sempre stata vera, ma mai fino a questo punto. E cioè fino al punto in cui quello che accade fuori dai nostri confini produce in tempo reale conseguenze così importanti, così strategiche e perfino così dirompenti da rendere ormai quasi del tutto irrilevante quel casalingo chiacchiericcio che da sempre ci tiene inutilmente compagnia

Nel mondo di oggi, con buona pace dei sovranisti, nessun paese è davvero “sovrano”. Non lo siamo noi, non lo sono gli altri. La nostra sovranità non è più limitata dalle alleanze, come si temeva al tempo della guerra fredda. Il suo limite sta piuttosto da un lato nella velocità con cui si fa strada la globalizzazione e dall’altro lato dal disordine che ne accompagna il cammino. Così, mentre la politica interna è ridotta alla mesta contabilità di pronunciamenti pressoché irrilevanti, la scena mondiale offre invece mille spunti su cui esercitare quel minimo di influenza che ci è data in sorte.

Per giunta il nostro paese si trova su una di quelle linee di confine che determineranno il futuro del pianeta. Non più la vecchia cortina di ferro tra est e ovest. Ma la nuova frattura che oppone quel che resta dell’occidente e quel che affiora del cosiddetto sud globale. Posizione strategica che ci offre molte possibilità -a patto di cercare di coltivarle con qualche buona idea. Insomma, a due passi da noi e dalle nostre piccole beghe si apre uno scenario che può fare molta paura e può destare qualche speranza. Laddove il bivio tra la paura e la speranza ci dovrebbe sollecitare a cercare di dare il meglio di noi stessi.

La difficoltà però è che per coltivare idee e cercare di contare qualcosa occorre prima liberarci del fardello di una politica minore, tutta concentrata sul cortile di casa e incapace di guardare oltre lo steccato. Ed è lì che invece siamo impantanati. Poiché il ceto politico che ha preso ad affermarsi all’indomani della prima repubblica si è liberato dal fardello della troppa ideologia, ha archiviato dottrine e scuole di partito, ha limato le unghie del vecchio professionismo; ma non ha neppure tentato di sostituire a tutto questo una minima forma di cultura della polis. Quando va bene ci si limita a qualche frase di circostanza da veicolare nei pastoni televisivi. Quando va meno bene ci si rampogna a vicenda demonizzando quegli avversari che pure in una democrazia degna del nome dovrebbero essere tenuti molto più da conto.

Tutto questo confronto politico che si rincorre di giorno in giorno dovrebbe risultare alla fine piuttosto noioso e ripetitivo per i dirigenti più capaci e fantasiosi. Ai quali per l’appunto verrebbe da indicare piuttosto la strada delle questioni internazionali come surrogato delle loro stesse delusioni. Con un caldo invito a imparare le lingue, a viaggiare, a leggere Limes, a studiare i dossier, ad affacciarsi insomma oltre il cortile di casa. Laddove magari il loro impegno politico potrebbe trarre nuovi spunti e magari perfino offrire occasioni di crescita.

Naturalmente aprire i dossier internazionali significa misurarsi sulla loro complessità. E prendere atto che nessuno dei problemi del mondo si risolve in un moto di indignazione, scendendo in piazza e magari tifando a sproposito (come si farà oggi a Roma). Al contrario proprio l’insieme delle ragioni e dei torti che si addensano lungo tutte le frontiere del pianeta dovrebbe fornire a una nuova generazione l’occasione e gli strumenti per fare i conti con la loro identità e con il loro destino in modi che non siano né troppo arroganti, né troppo superficiali, né troppo ripiegati su se stessi.

Per chi ama la politica non ci sarà occasione migliore di questa. A patto di affrettarsi a coglierla

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