di REDAZIONE ECONOMIA
La Banca Popolare di Bari sembra non aver pace e tantomeno ritrovato equilibrio gestionale, oberato da debiti per miliardi di euro, con un pessimo rapporto con le associazioni dei consumatori che tutelano i soci a seguito della brutta vicende delle azioni della banca crollate ad un valore pressochè inesistente, e con un management ancora collegato alla vecchia gestione Jacobini i cui disastri sono sotto gli occhi di tutti, ed ora anche l’attuale amministratore delegato e direttore Giampiero Bergami è in procinto di dimettersi dalla guida della banca.
L’ incarico a Bergami venne conferito un anno fa, ad ottobre del 2020 dai vertici di Mcc, Mediocredito Centrale, l’ente finanziario operativo del Ministero dell’Economia che attualmente controlla il 97 per cento della banca, a seguito del proprio intervento del giugno del 2020 insieme ad altri istituti finanziari a salvare la Popolare barese dal fallimento pressochè certo a seguito della cattiva, per dire poco, malagestione dalla famiglia Jacobini.
Dopo la fase iniziale commissariale il Mediocredito ha dato il via ad una nuova fase, con le nomine di una nuova squadra dirigenziale, guidata da Bergami, nominato direttore generale, in possesso di un consolidato curriculum e per la sua carriere passata in Monte Paschi di Siena, seguita da una carriera da dirigente di Mediocredito, che ha avuto la “mission” di guidare la banca per farla ritornare sul mercato.
Le problematiche erano abbastanza note, con un istituto bancario che aveva rilasciato crediti per miliardi di euro, la stragrande maggioranza inesigibili, con una pessima relazioni con i soci a seguito della brutta storia delle azioni diventate carta straccia. Ma i primi segnali sono arrivati la scorsa estate allorquando si sono dimessi nel giro di pochi giorni, tutti i componenti del collegio sindacale della banca: il 30 luglio Luca Aniasi , seguito il 14 agosto da Gandolfo Spagnuolo, ed a settembre anche il presidente Raffaele Ferrara ha rassegnato le proprie dimissioni, e qualche giorno dopo si è dimesso anche Alberto Beretta, chief lending office cioè , colui che in sostanza si occupava di assumere, direttamente o sottoponendole agli organi competenti, le decisioni rilevanti in materia di assunzione e gestione dei rischi di credito dell’istituto, che era stato nominato soltanto qualche mese prima. Ufficialmente si sono dimessi tutti per “motivi personali”.
Sin dalla scorsa settimana all’interno della banca erano ben note In realtà le tensioni fra l’ amministratore delegato di Mcc, cioè Bernardo Mattarella, nipote del Presidente della Repubblica, e lo stesso Bergami che sarebbero arrivati allo scontro sull’ autonomia della Popolare, messa in discussione sin dall’inizio della presa del controllo della banca barese da parte di Mediocredito. Contrasti spacciati dalla banca come una “normale dialettica” fra i vertici.
Bergami lo scorso 3 novembre in occasione di un’ audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema finanziario, in maniera fredda, analitica e spietata a situazione della Banca Popolare di Bari: “Abbiamo ereditato una banca che si è allontanata dal mercato per 10 anni” evidenziando l’allarmante rapporto costi-ricavi al 155,5 per cento, la copertura di un pesante debito da 1,5 miliardi di euro ereditato dalla gestione Jacobini e le continue perdite registrate dalla banca nell’opera di risanamento.
La reale motivazione per la quale il top manager Bergami starebbe per lasciare la guida della Popolare non è nota. Voci ricorrente interne alla banca raccontano di una definitiva rottura dei rapporti tra Bergami e Mattarella, il quale evidentemente considera conclusa la fase del traghettamento della Bpb affidata a Bergami. Nessuno dalla banca barese e tantomeno dal Mediocredito Centrale smentisce queste voci sempre più ricorrenti.