BARI – I punti principali che l’assemblea dei soci della Banca Popolare di Bari si trova ad affrontare oggi nel capoluogo pugliese sono la pesante perdita di 420,2 milioni di euro sul bilancio 2018 da approvare e il nodo del rinnovo della governance da sciogliere. Sullo sfondo le prospettive di aggregazione delle banche del Sud, in modo da utilizzare gli incentivi previsti dal Decreto Legge “Crescita”. Proprio in attesa della conversione in legge del decreto, era stata spostata l’assemblea dei soci, inizialmente convocata a metà luglio .
Il decreto crescita ha introdotto la possibilità per le banche del centro sud di trasformare le cosiddette Dta (cioè le attività fiscali differite) in crediti di imposta a condizione che gli istituti di credito procedano ad aggregarsi entro la fine del 2020. Un’operazione che in termini reali equivale a una sorta di aumento di capitale pari a 500 milioni di euro, e che potrebbe salvare la Popolare di Bari
Tra le aggregazioni possibili in particolare la Banca Popolare di Puglia e Basilicata, ma anche la Banca Popolare del Lazio e la Banca del Credito popolare di Torre del Greco. Per la governance sono in scadenza quattro consiglieri, Modestino di Taranto, Francesco Viti, Luca Montrone, Francesco Pignataro, per cui il consiglio di amministrazione ha reso noto di avere approvato una lista di sei candidati. Ci sarebbe comunque in gioco anche la presidenza, nonostante Marco Jacobini scada solo il prossimo anno e non sembri intenzionato a lasciare. Ma deve fare i conti con Bankitalia.