BARI – Con l’ingresso di sei nuovi consiglieri su 11, tutti riconducibili alla voglia di cambiamento degli equilibri nella governance della Banca Popolare di Bari, ci si avvicina a passo spedito al rinnovamento dei vertici dell’istituto bancario più importante del Mezzogiorno, che vuole dimenticare al più presto gli oltre 400 milioni di perdite del bilancio di esercizio 2018, con un patrimonio netto del 54% inferiore all’anno precedente.
Per fronteggiare le perdite, il Cda della Popolare di Bari, si legge nella nota sul bilancio di esercizio ‘ha delineato una serie di iniziative strategiche che si innestano nel quadro del nuovo Piano industriale 2019-2023 approvato a gennaio 2019″ che prevedono principalmente due operazioni da realizzare entro l’anno: la “cartolarizzazione sintetica tranched covered su portafogli di crediti in bonis” e la “cessione della partecipazione di controllo nella Cassa di Risparmio di Orvieto“.
Ma il passo indietro più importante sarà quello che si annuncia a breve con l’uscita del presidente Marco Jacobini, in banca dal 1978 e dall’89 alla guida dell’istituto prima amministratore delegato e successivamente come presidente, figlio di quel Luigi Jacobini che nel 1960 costituì la banca, che nei successivi 59 anni a seguito di 29 acquisizioni nel sistema bancario, è diventata la più grande banca popolare del Sud.
Jacobini il cui mandato ieri non era in scadenza, è pronto ad un cambio di passo nella governance, manifestando la sua disponibilità a mettersi di lato, decisione che sarebbe anche una risposta alle pressanti sollecitazioni e richieste della Banca d’Italia , la cui Vigilanza in queste settimane sta effettuando l’ennesima ispezione sui conti e la gestione dell’istituto . “Bisogna difendere la poltrona, ma non rimanerci attaccati” ha affermato ieri, una dichiarazione che non è ancora l’ultima da presidente di Marco Jacobini che al termine dell’assemblea della Banca Popolare di Bari ha escluso al momento le proprie dimissioni da presidente nel prossimo consiglio di amministrazione, spiegando però che un suo passo indietro “potrebbe avvenire nei prossimi 10 giorni” in un prossimo cda. Giusto il tempo, di raggiungere un accordo sulla sua uscita e sull’indicazione del suo successore.
Al momento nel consiglio di amministrazione di ieri si è concretizzato un cambio di “governance” . L’assemblea dei soci ha approvato il bilancio 2018 che vede perdite pari a 420,2 milioni di euro, ed ha votato la lista presentata dal CdA con Francesco Ago, Giulio Codacci Pisanelli, Vincenzo De Bustis, Patrizia Giangualano, Gianvito Giannelli e Francesco Pignataro quest’ultimo unico dei quattro consiglieri in scadenza (Francesco Viti, Luca Montrone, Modestino Di Taranto e Francesco Pignataro ) ad essere riconfermato. Infatti il consigliere delegato De Bustis (a lato nella foto) , e Giannelli sedevano già in consiglio, rispettivamente nominati nel dicembre 2018 ed all’ inizio di luglio 2019, mentre gli altri tre sono sicuramente dei nuovi ingressi “qualificati”: Ago dello Studio Legale Chiomenti; Codacci Pisanelli, senior advisor di StormHarbour Securities e Giangualano, che dal 2018 siede nel consiglio di amministrazione della Mondadori.
Nel caso di dimissioni da presidente di Marco Jacobini, il nome in pole position per la sua sostituzione è quello di suo nipote Gianvito Giannelli (a lato nella foto) figlio della sorella maggiore Annamaria Jacobini nonchè marito del magistrato Isabella (per gli amici) Lilly Ginefra , 57 anni ex pm della Procura di Bari, ottimo e capace magistrato, passata l’anno scorso alla guida della Procura di Larino.
Il cambiamento della Banca Popolare di Bari è stato molto discusso e “chiacchierato” fra i soci presenti nell’assemblea di ieri chiusa ai giornalisti, anche se inutilmente in quanto gli interventi più accesi si ascoltavano anche nell’atrio del Padiglione della Fiera del Levante ove si è svolta l’assemblea sociale. Bastava consegnare un telefono ad un socio dissenziente, che chiamandoci ha attivato l’audio consentendoci di ascoltare gli interventi, sopratutto quelli dei soci che si sono lamentati non soltanto dei pesanti risultati negativi di bilancio ma sopratutto dell’impossibilità di vendere le proprio azioni, motivazioni “pesanti” che hanno comportato non poche richieste di discontinuità della governance attuando al più presto le linee principali del piano industriale e approvato a gennaio 2019 preparato dal consigliere delegato De Bustis .
Se gli oltre 69 mila soci-azionisti dalla Popolare di Bari protestano perché non riescono a liquidare le azioni , nonostante un protocollo di conciliazione sottoscritto con un plafond di 3,5 milioni), gli oltre 3 mila dipendenti secondo quanto sostiene Lando Sileoni, segretario generale del sindacato Fabi, non dovrebbero rischiare il posto di lavoro “Siamo perfettamente a conoscenza che dietro le quinte c’è la supervisione di Bankitalia ed nonostante una situazione complessiva non facile, ci tranquillizza il loro monitoraggio“.
Sul futuro della Banca Popolare barese, Jacobini alla fine dell’assembla parlando con i giornalisti ha dichiarato che “bisogna lavorare tantissimo, essere coesi, forti, cercare di attuare tutto quello che è possibile per mettere la Banca in condizioni di continuare a lavorare. Lo dico per i dipendenti, per i clienti e per i soci ma anche per il territorio, perché i territori di Regioni non ricchissime come la Puglia, l’Abruzzo, la Basilicata, la Campania, se non hanno un supporto forte da una banca territoriale come la nostra, sicuramente qualche problema in più lo avranno“.
Si attende quindi la trasformazione in società per azioni della più grande banca popolare del Mezzogiorno, mentre il futuro dell’influenza della famiglia Jacobini sulla gestione della Banca Popolare di Bari si prevede un pò più complicato.