di Anna Leone
La Polizia di Bari ha arrestato un giovane pugliese 23enne, Luigi Antonio Pennelli, originario di Acquaviva delle Fonti, che risiede a Sammichele di Bari, accusato dei reati di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale e di propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. L’ordinanza è stata firmata dal Gip Paola Angela De Santis del Tribunale di Bari, su richiesta su richiesta del pm Ignazio Francesco Abbadessa e del procuratore aggiunto Francesco Giannella della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese a seguito delle risultanze di una complessa attività investigativa avviata nel 2021 dalla DIGOS della Questura di Bari e dal Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – UCIGOS – nell’ambito del monitoraggio di ambienti virtuali suprematisti e di estrema destra, collegati al canale “Sieg Heil”, utilizzato dal giovane per promuovere contenuti antisemiti, misogini e di matrice neonazista fino a dichiararsi pronto al sacrificio estremo e a compiere imprecisate azioni violente.
Il 23enne pugliese indagato avrebbe utilizzato la chat di Telegram ‘Sieg Heil’ all’interno della quale ha condiviso un video nel quale, come viene riportato negli atti giudiziari “verrebbero rivolte anche minacce di morte alla senatrice Liliana Segre”. Dalle indagini è emerso che l’arrestato aveva nella propria disponibilità, una carabina, una pistola a pallini, una balestra, armi da taglio e mazze. Sempre nella stessa chat aveva postato messaggi nei quali sosteneva di essere in grado di procurarsi altre armi rubandole, acquistandole sul mercato nero o addirittura aggredendo guardie giurate.
Gli ulteriori sviluppi investigativi utilizzando intercettazioni ambientali e nell’analisi telematica dei device sequestrati nel corso di perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione dell’indagato, hanno consentito di documentare l’appartenenza del ragazzo all’organizzazione terroristica suprematista statunitense “The Base”. L’analisi dei supporti informatici sequestrati nel corso dell’inchiesta ha evidenziato, inoltre, riferimenti alla volontà di procurarsi armi, nonché la capacità di costruire “ghost gun” (pistole non identificabili dai sistemi di sicurezza) attraverso l’acquisto di una stampante 3D da realizzare in prospettiva di future azioni .
Secondo la Procura le investigazioni hanno permesso di interrompere l’azione criminale del giovane suprematista radicalizzatosi attraverso il web, entrato in contatto con il leader della predetta organizzazione terroristica che, considerandolo parte del disegno terroristico collettivo, lo ha indottrinato per diffondere valori, schemi ed obiettivi del sodalizio anche in Italia ed affinché lo stesso proseguisse nell’attività di proselitismo sul territorio nazionale. Nel corso dell’inchiesta la pubblica accusa ritiene di aver acquisito “solidi riscontri” grazie, non solo ai servizi tecnici, ma anche “attraverso l’analisi della documentazione informatica sequestrata nel corso di una perquisizione svolta presso l’abitazione dell’indagato, resa particolarmente complessa dalle contromisure adottate dal giovane per garantire la ‘sicurezza’ delle proprie comunicazioni“.
È stato riscontrato che l’indagato, agendo in Italia come “lone wolf”, era pronto al sacrificio estremo “a difesa della razza bianca”, presentandosi come unico referente del movimento sul territorio nazionale tanto da indurre gli aspiranti adepti a contattarlo come tale; aveva costruito la propria identità informatica come “Comandante della Base” – primo caso in Italia; diffondeva il materiale propagandistico del gruppo rimodulandolo e traducendolo in lingua italiana e aveva creato un’entità composta da 3-4 membri secondo i dettami del sodalizio organizzandone l’attività sul web e proponendosi in prima persona per l’esecuzione di azioni violente. L’intenzione di costituire una cellula di tale associazione terroristica nel nostro Paese ha trovato conferma nella disponibilità da parte del giovane delle armi, sequestrate nel corso della perquisizione domiciliare. Su queste ultime nonché sulle relative custodie sono state rinvenute iscrizioni riportanti caratteri dell’alfabeto runico – tra cui la “runa othala” – e i nomi di noti suprematisti responsabili di attacchi terroristici, TRAINI, BREIVIK e TARRANT.
Allarmanti sono le ricorrenze tra il predetto materiale e quello utilizzato da Payton Gendron, statunitense di 18 anni, autore dell’attentato commesso a Buffalo (USA) il 14 maggio 2022, quando ha assassinato dieci persone ferendone tre sparando in pieno centro cittadino. Infatti, come si evince dal video dell’attentato diffuso online in diretta streaming, anche sulle armi utilizzate da Gendron erano vergati i nomi dei “terroristi bianchi” TARRANT e BREIVIK nonché simboli specifici dell’ideologia di estrema destra come la suddetta “runa othala” anch’essa utilizzata nella terminologia nazionalsocialista. Tali evidenze testimoniano infatti come entrambi i giovani si siano ispirati agli stessi “modelli” e che l’intenzione dell’italiano fosse quella di passare all’azione.