Sei appartenenti al clan dei Sinesi Francavilla sono stati arrestati dagli uomini dalla Polizia di Stato di Foggia, che ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il clan intimoriva gli autisti dei camion che trasportavano pomodori diretti a un conservificio, minacciando di danneggiare i loro mezzi se non avessero pagato il “pizzo”.
L’indagine, condotta dai poliziotti della Squadra Mobile foggiana diretta dal Vice Questore Giuseppe Pititto, coordinata dalla Dda di Bari, ha consentito di accertare e ricostruire numerose estorsioni del gruppo criminale, agli ordini del “boss” Roberto Sinesi, ai danni degli autotrasportatori i quali, una volta entrati all’interno del parcheggio antistante il conservificio Princes in attesa di consegnare il pomodoro all’interno per la successiva lavorazione e trasformazione, si vedevano costretti a versare una tangente di 50 euro a camion per non subire danni agli autoarticolati.
Le vittime del gruppo criminale erano scelte seconda “una strategia già collaudata, in base alla quale la mafia foggiana punta ad aggredire i settori economici più importanti della realtà locale” come spiega una nota della Procura di Bari relativa ai sei arresti per estorsione aggravata dal metodo mafioso eseguiti all’alba dalla Squadra Mobile di Foggia, in cui si spiega che “la stagione della cosiddetta campagna del pomodoro rappresenta, certamente, uno degli appuntamenti annuali più importanti per l’economia dauna“.
In carcere sono finiti il boss 53enne Roberto Sinesi, il 40enne Luigi Biscotti, i 44enni Luciano Cupo e Cosimo Giardiello, il 46enne Luigi Speranza e il 45enne Raffaele La Tegola. L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ha consentito di accertare anche delle altre attività illecite del gruppo criminale legate allo spaccio di droga.
Gli investigatori della Polizia di Stato hanno documentato anche episodi di minacce fatte da alcuni indagati nei confronti degli spacciatori “che avevano provveduto a cedere della cocaina a terzi senza avere chiesto preventivamente l’autorizzazione dei vertici“.