di Francesca Laura Mazzeo
Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Partito Democratico, ha vinto le primarie con una maggioranza ampia, anche se i risultati sono parziali e lo spoglio riprenderà in mattinata. “Viva la democrazia italiana. Si è riaccesa la speranza“, nel suo primo discorso da segretario un inno al cambiamento ma anche all’unità. “Siamo tra il 65 e il 70 per cento dei voti. Grazie all’Italia che non si piega a un governo pericoloso”, ha detto Zingaretti parlando nel suo comitato vicino al Circo Massimo. E subito ha ringraziato gli altri due candidati: “Abbiamo dato una buona immagine di confronto nella battaglia politica in questo Paese ferito“.
Si è visto un popolo di sinistra orgoglioso che è andato in massa ai gazebo del Pd per votare superando aspettative oltre ogni previsione E questo è un dato di non poco conto. Adesso c’è un nuovo segretario, Nicola Zingaretti, nel pieno delle sue funzioni, non condizionato dal gioco delle correnti, legittimato da una larga investitura plebiscitaria, forte col suo 65 per cento, di una maggioranza assoluta nel partito che gli consentirà di aprire una “nuova stagione“. E neanche questa è cosa di poco conto, in un partito finora paralizzato dal gioco delle correnti, dalle ossessioni politiciste, da una suicida lontananza rispetto al paese reale.
Va riconosciuto senza se e senza ma. E’ stata una bella domenica di democrazia per tutti, che spiega con il suo afflusso alle urna che il popolo, come accade spesso, è molto più avanti di chi lo dirige, o lo ha diretto finora. È sbagliato leggere questo risultato come “consenso” al Pd, e alle sue poco entusiasmanti primarie, e leggerlo solo in chiave interna, con le lenti degli equilibri di potere. Il vero senso politico di quanto si è visto ieri in tutta Italia è che esiste una moltitudine di anime democratiche alla ricerca di una guida autorevole e forte, che ha chiesto alla sinistra di essere capace di corrispondere il gigantesco bisogno di alternativa, dopo un anno di governo a guida Lega-M5S. Un alternativa che si rinnova, cambiando non solo la “comunicazione”, ma sopratutto con la politica. O meglio, ricominciando a fare politica, con umiltà e senso di realtà.
Il neo segretario del PD ha dedicato la vittoria a Greta, la ragazza svedese che si batte per la salvezza del pianeta, ed a tutti quelli che il prossimo 15 marzo scenderanno in piazza per la stessa causa. Ai 5 milioni di poveri ed ai troppi “giovani disoccupati che il potere ignora“. Zingaretti ha tracciato l’identikit del nuovo Pd: “Sono il leader di una comunità, non sono il capo. Molti elettori che hanno votato per altre forze politiche stanno tornando. Da domani unità e cambiamento“. Poi riferendosi all’ ultimo libro di Matteo Renzi “Un’altra strada”, ha scherzato: “Mi ha fregato il titolo“.
“Ma le mie figlie sono entrate?”. Nicola Zingaretti appena salito sul palco del suo comitato al Circo Massimo, davanti a una piccola folla che lo acclama in coro (“C’è un segretario, c’è solo un segretario“), esordisce con il consueto basso profilo. Le due figlie adolescenti Agnese e Flavia poco abituate alla ribalta sono entrate, “siamo molto emozionate”, confida la prima. Sono le 22, quando il neosegretario arriva prima del previsto, ma ormai i dati sono inequivocabili: “Hanno votato lo stesso numero di cittadini del 2017, circa 1,8 milioni e forse di più”, dice felice Zingaretti, “la nostra percentuale oscilla tra il 65 e il 70%”. Un successo importante, oltre le più fiduciose previsioni, al punto che i due sfidanti Maurizio Martina e Roberto Giachetti lo hanno già chiamato per congratularsi. “Sono contento che abbiamo vinto ancora”, sorride il neosegretario, che fa un discorso di oltre mezz’ora, fatto non solo di ringraziamenti di rito, ma piuttosto per descrivere il “nuovo Pd” che verrà.
Il primo pensiero di Zingaretti è per gli elettori che hanno affollato i gazebo per votare. “Grazie all’Italia che non si piega e vuole arginare un governo illiberale e pericoloso”e ringrazia i giovani ai gazebo, gli anziani partigiani, i manifestanti antirazzisti di Milano, le donne e le femministe che “hanno lottato senza di noi”, i lavoratori e i sindacati scesi in piazza il 9 febbraio, gli intellettuali. “Grazie al popolo del centrosinistra che il 4 marzo ha subito una sconfitta devastante, è ferito ma ha saputo reagire e oggi ha dato una lezione di democrazia”. “Quelle di oggi sono state primarie per l’Italia – ha aggiunto Zingaretti – le persone si sono fidate di noi e noi saremo degni di questa fiducia. I delusi stanno tornando, alcuni sono tornati e torneranno nel nuovo Pd e in una nuova alleanza per voltare pagina”.
Nicola Zingaretti ripete più volte due parole: “Cambiamento e unità”. Per dire che da domani nel PD si cambia davvero, ma senza strappi. Non è un caso che citi “tutti i nostri governi che hanno salvato il Paese dalla bancarotta”, e per mandare un segnale di apertura a Renzi, che a sua volta parla di una vittoria “bella e netta” e ripete: “Ora basta col fuoco amico, il nostro avversario è il governo gialloverde”. “Oggi è solo un inizio – ricorda Zingaretti – non illudiamoci”, rivolto ai suoi ma sopratutto a a stesso. Ed ammette: “Ancora non ho capito perchè è toccato a me, ma so che è toccato a me, e ho ben in mente cosa mi hanno detto i militanti da Bolzano a Catania: ‘ Non deludeteci ancora, questa è l’ultima spiaggia’”. E rivolge anche una stoccata ai tanti che ”avevano fatto previsioni angoscianti su queste primarie e avevano scritto orazioni funebri per il Pd”.
Il nuovo segretario del PD ha una sola piccola nota polemica in un discorso molto rotondo, in cui cita Aldo Moro, coniugando come un diritto quello alla la sicurezza per i più deboli a sentirsi sicuri, “dai ragazzi delle periferie a chi prega Allah o vuole andare sul bus con la kippah in testa”. “Prima le persone”, ripete come un mantra, “uno slogan che la gente ha capito, sarà la nostra ossessione”. Dura la critica al governo, ad una destra “che ha preso il potere e che non vorrà lasciarlo, il nostro compito non è solo fare opposizione, ma offrire agli italiani idee migliori per risolvere i loro problemi”. “Non sarò capo ma leader di una comunità”, assicura, “basta con le brame di potere, l’agenda del nuovo Pd sarà fatta di parole semplici”.
“Ci rimettiamo in cammino”, la conclusione di Nicola Zingaretti con un appello agli italiani: “Venite nel Pd, c’è bisogno di voi, venite e controllateci così sarà più difficile sbagliare di nuovo, spalanchiamo tutto”. Sullo sfondo di questa rivoluzione dolce si annuncia una “fase costituente” che dovrebbe cambiare profondamente il Pd. Fino a ipotizzare una lista per le europee molto più larga dell’attuale partito. “Farò di tutto per essere all’altezza di questo compito”.