La fiducia in Luca Lotti è stabile . Il ministro, braccio destro di Matteo Renzi, non sembra aver subito alcun contraccolpo per il suo coinvolgimento nell’inchiesta Consip che lo vede indagato con le accuse di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento. Infatti l trend di fiducia manifestato dagli italiani nei suoi confronti, non è cambiato di molto dalle rivelazioni fatte dall’Istituto Piepoli negli ultimi tre mesi.
La volata di Matteo Renzi. L’ultima uscita pubblica di Lotti, prima del suo intervento in aula discorso a Palazzo Madama, era avvenuto lo scorso weeken dal Lingotto a Torino in occasione della manifestazione dei “renziani” . Un evento che, secondo quattro elettori su dieci del centro-sinistra , ha dato nuova forza e visibilità al Partito Democratico. venendo seguita (“almeno in parte“) praticamente da un italiano su due. Renzi nei giorni della manifestazione al Lingotto è risultato essere un vincitore poco discutibile, rilanciando le sue ambizioni di vincere le primarie del Pd. Ambizioni che si direbbero ben riposte visto che, stando alle rivelazioni, il 75% degli elettori che andranno alle urne il prossimo 30 aprile pensano di votare l’ex premier ed ex segretario.
Tre su quattro dei potenziali elettori sono con lui. Solo uno su quattro, invece, si schiera a favore di Andrea Orlando o di Michele Emiliano, con una netta prevalenza per il primo. Secondo l’ultimo sondaggio,, il ministro della Giustizia arriverebbe al 19%, contro il misero 6% del governatore della Regione Puglia, sempre più contestato politicamente nel suo territorio dalle opposizioni, ma anche dalla stessa maggioranza che lo sorregge in consiglio regionale.
La candidatura di Andrea Orlando, considerato uno che non tradisce le tradizione del partito, è gradita molto di più di quella dell’ex sindaco di Bari: il 42% “ha fiducia” in lui, mentre Emiliano si ferma al 27%. Sul breve termine Matteo Renzi sembra annullare i suoi due avversari: l’ex segretario dimissionario nonostante la scissione continua a convincere l’elettorato di centro-sinistra: il 56% si fida di lui. mentre coloro che sono usciti dal Pd (Bersani, D’Alema, Speranza) secondo il 50% della base vengono considerati un “peso per il futuro del partito“.
Le previsioni sull’affluenza al voto delle primarie. In questa fase per i democratici la base registra però un po’ di disincanto, anche se la propensione ad andare a votare risulta piuttosto elevata (come accade in ogni sondaggio di questo genere); dati i normali “correttori” secondo il sondaggista Nicola Piepoli dell’ Istitito Piepoli si può supporre che gli elettori alle primarie del 30 aprile saranno superiori ai 2 milioni. Un dato tutto sommato positivo, ma probabilmente in calo rispetto ai 2 milioni e 800 mila votanti delle precedenti primarie del 2013 (che incoronarono Matteo Renzi leader del Pd ) e degli oltre 3 milioni della tornata del 2009 (che consegnò il partito a Pier Luigi Bersani).
Interessante un altro dato di scenario: se il Pd fosse guidato da Matteo Renzi il partito acquisterebbe altri voti, mentre in caso di una segreteria di Orlando o di Emiliano ne perderebbe. In pratica, un Renzi senza concorrenti.