di REDAZIONE POLITICA
È approdata in tribunale a Torino la vicenda giudiziaria che riguarda il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il suo capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi. Nel procedimento coinvolti anche l’ imprenditore barese Vito Ladisa e l’ imprenditore foggiano Giacomo Mescia. Un problema burocratico ha però comportato lo slittamento dell’udienza di ieri al prossimo 18 marzo 2022. La questione è collegata alla campagna elettorale del 2017 per le primarie nazionali alla segreteria nazionale del Pd .
Il capo di gabinetto del presidente Emiliano alla Regione Puglia Claudio Stefanazzi era stato coinvolto nell’inchiesta della Procura di Bari venendo identificato come il tramite tra Emiliano e gli imprenditori Ladisa e Mescia. Le ipotesi accusatorie si erano ridotte a seguito delle dichiarazioni di Pietro Dotti, titolare della società Eggers, il quale aveva chiarito e documentato di avere realmente eseguito delle prestazioni per la Ladisa Ristorazione e di essere stato remunerate a fronte del proprio legittimo lavoro . Il quadro accusatorio della Procura era quindi stato modificato e trasferiti gli atti d’indagini alla Procura di Torino, essendo decaduta con un’archiviazione l’ipotesi corruttiva, rimanendo in piedi soltanto l’ipotesi di reato per violazione della legge sul finanziamento ai partiti e di false fatturazioni.
Le indagini svolte in seguito dal pm Giovanni Carpani hanno separato di fatto le posizioni di Emiliano e Stefanazzi rispetto a quelle degli imprenditori Ladisa e Mescia, che sono ritornate a Bari, per valutare proprio il reato di false fatturazioni. La Procura di Bari dopo aver svolto ulteriori indagini ha chiesto l’archiviazione nei confronti di Ladisa, accolta dal Gip, ed inviato a Roma la documentazione d’indagine nei confronti del Mescia. Alla Procura di Torino è stata restituita invece la parte d’inchiesta relativa a Ladisa e al finanziamento illecito, ma dalla procura piemontese è stato sollevato conflitto di attribuzione che la Corte di Cassazione ha chiarito stabilendo che è Torino la sede giudiziaria dove va definito il procedimento.
Il fascicolo era stato trasferito dalla procura di Bari a quella di Torino, città ove aveva sede la società di comunicazione Eggers che aveva curato nel 2017 la campagna di comunicazione di Emiliano, quando si era candidato alle Primarie del Pd sfidando Matteo Renzi che vinse le primarie ed Andrea Orlando che arrivò secondo. L’inchiesta inizialmente avviata in Puglia, ipotizzato che l’ imprenditore della ristorazione (ed ora anche dell’editoria) Vito Ladisa e Giacomo Mescia operante nel settore delle energie rinnovabili avessero pagato delle fatture una da 63mila euro e una da 24 per conto di Emiliano alla società Eggers.
L’ipotesi di reato per cui la Procura di Torino ha chiesto il decreto di citazione a giudizio, è di finanziamento illecito per le modalità con cui sarebbe stata retribuita la società subalpina a cui Emiliano si era rivolto per la comunicazione della propria candidatura. Per il governatore e il suo capo di gabinetto è stata quindi disposta la citazione a giudizio solo in relazione all’ipotesi accusatoria di finanziamento illecito
“Dopo la necessaria archiviazione delle ipotesi più rilevanti, l’unico auspicio possibile è quello di poter affrontare quanto prima il merito, per poter chiarire anche la marginale ipotesi residuata di violazione di una normativa speciale sui finanziamenti in occasione delle primarie” ha detto l’avvocato Gaetano Sassanelli, difensore del governatore Emiliano. “Il reato contestato – conclude Sassanelli – è a citazione diretta del pm. Tale procedura è prevista solo per fattispecie di lieve entità. L’udienza è stata rinviata a seguito di un vizio formale“.