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22 Dicembre 2024 15:15

Processo Ambiente Svenduto. Nuove testimonianze sgretolano le accuse della procura

Nell'udienza di ieri è comparso anche un contabile dell'ex Ilva-Gruppo RIVA,  il quale ha confermato che la somma di diecimila euro fu messa a disposizione di Archinà nel marzo 2010 per l'allora arcivescovo Monsignor Papa. Uscita, che risulta registrata negli atti contabili della società e confermata persino dal dialogo intercettato dalla Guardia di Finanza fra lo stesso contabile e Archinà.

TARANTO – Era molto attesa la attesa deposizione dell’ex arcivescovo di Taranto monsignor Benigno Papa al processo in corso a Taranto, che ha contribuito con la sua testimonianza il castello delle accuse mosse dalla procura di Taranto. I magistrati ed investigatori hanno sempre sostenuto un passaggio di soldi contenuti in una busta (secondo loro e senza alcun riscontro) che sarebbe stata consegnata dall’ex responsabile delle relazioni esterne dell’ Ilva di Taranto Girolamo Archinà in un autogrill di Acquaviva delle Fonti, sull’ Autostrada Taranto-Bari.

mons. Benigno Papa, ex arcivescovo di Taranto

Soldi che sarebbero stati oggetto, secondo il castello accusatorio, di una tangente pagata dall’ILVA al professor Liberti  per ammorbidire  una consulenza richiesta dai magistrati di Taranto sulle emissioni dell’ILVA .  Invece  realtà i 10mila euro  contabilizzati in uscita dall’ ILVA finirono nella disponibilità di monsignor Papa . Dell’ offerta dei 10mila euro per la Pasqua 2010 ha parlato ieri in aula l’ex arcivescovo di Taranto, nel corso della sua deposizione testimoniale,  confermando ripetutamente il medesimo concetto, monsignor Papa che è stato sottoposto ad esame da parte dei pm Mariano Buccoliero e Remo Epifani, e a successivo contro esame da parte di alcuni legali del collegio della difesa: in primis dall’avvocato Giandomenico Caiazza, difensore di Girolamo Archinà, e dall’avvocato Carlo Raffo, difensore del professor Lorenzo Liberti.

L’ex arcivescovo di Taranto ha più volte ripetuto di non poter ricordare con esattezza se ricevette il denaro dalle mani di Archinà  il 26 marzo o  il 27 marzo 2010, come in effetti avvenne, ma ha testimoniato e verbalizzato la certezza assoluta su un punto fondamentale: i soldi gli vennero consegnati dall’allora dirigente dell’ ILVA e facevano parte delle donazioni che il Gruppo RIVA, allora proprietaria dell’ ILVA,  elargiva periodicamente alla Chiesa tarantina. Donazioni che sono cominciate nel 2007 – ha dichiaro monsignor Papa– e protrattesi sino al 2012. Soldi, poi utilizzati per le necessità delle diocesi. Dichiarazioni queste che trovano assoluta conferma nelle documentazioni presenti nei relativi bilanci di esercizio della società.

La conferma testimoniale sui soldi che Monsignor Papa ricevette da Archinà, “blinda” seppure dopo un pò di tempo,  una circostanza già emersa nel corso delle indagini preliminari, allorchè l’allora vescovo disse di non poter escludere di aver ricevuto quel denaro senza avere certezza sulla data precisa. Ma che non venne tenuta in dovuta considerazione dai magistrati tarantini. Quindi nel famoso incontro fra Archinà ed il prof. Liberti avvenuta nella stazione di servizio dell ‘autostrada Taranto-Bari, che fu documentato dai finanzieri grazie alle riprese video del circuito interno di videosorveglianza dell’ autogrill,  non ci sarebbe stata alcuna provata consegna di denaro e quindi tentativo di corruzione del professor Liberti.

Nell’udienza di ieri è comparso anche un contabile dell’ex Ilva-Gruppo RIVA,  il quale ha confermato che la somma di diecimila euro fu messa a disposizione di Archinà nel marzo 2010 per l’allora arcivescovo Monsignor Papa. Uscita, che risulta registrata negli atti contabili della società e confermata persino dal dialogo intercettato dalla Guardia di Finanza fra lo stesso contabile e Archinà. La sua testimonianza continuerà nella prossima udienza di lunedì

La deposizione di monsignor Papa riscatta l’onore del suo segretario don Marco Gerardo, che all’epoca dei fatti  venne quindi ingiustamente accusato di aver voluto coprire Archinà, sostenendo la sua causa e la sua versione. Quando invece aveva semplicemente detto la verità come è emerso ed è stato confermato ieri  dall’ex arcivescovo di Taranto. Don Marco venne condannato in primo grado,  e successivamente assolto in appello, quando la Corte dovette prendere atto e verificare che la documentazione acquisita agli atti del processo confermava pienamente la deposizione dell’ attuale parroco della Chiesa del Carmine di Taranto.

Anche in questa udienza le accuse processuali si sgretolano sempre di più. Resta da chiedersi: ma fu vera ricerca della giustizia, o  desiderio di qualcuno di avere visibilità ed apparire sui giornali e televisioni.

L’audio dell’udienza del 2 ottobre 2018 – Processo Ambiente Svenduto

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