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5 Novembre 2024 05:18

Processo Ambiente Svenduto, the day after: indagati sei testimoni per falsa testimonianza

Tra gli indagati l’ex vescovo di Tarantio Mons. Benigno Papa, un ex consulente della procura, due dirigenti Ilva ed un giornalista. L'iniziativa della Procura a seguito della richiesta ricevuta dalla Corte di Assise

Sono sei le persone accusate dal pubblico ministero Mariano Buccoliero di aver mentito nelle indagini o durante il processo “Ambiente Svenduto” sulle emissioni nocive della fabbrica negli anni della gestione e proprietà del Gruppo Riva. Nel maggio 2021 a distanza di anni dall’inizio della sua celebrazione, si era concluso il processo celebratosi dinanzi alla Corte di Assise di Taranto e che ha coinvolto, nella veste di imputati, 44 persone fisiche e 3 ‘enti’, che aveva visto condannati a 3 anni e mezzo di reclusione l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, a 2 anni l’ex direttore generale dell’Agenzia per l’ambiente (Arpa) della Puglia, Giorgio Assennato, accusato di favoreggiamento nei confronti di Vendola (riporta ANSA), a 21 anni e 6 mesi di carcere per l’ex responsabile delle relazione istituzionali Girolamo Archinà 21 anni l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso, ed a 17 anni e sei mesi l’ex consulente della procura di Taranto, Lorenzo Liberti.

A seguito delle motivazioni della sentenza, Il pubblico ministero Buccoliero ha successivamente firmato l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti dei testimoni che secondo la Corte d’assise avrebbero mentito oppure secondo la corte non hanno voluto dire la verità per intero. Un ex consulente della procura, due dirigenti Ilva, un giornalista e persino l’ex vescovo di Taranto.

Fra gli indagati chiamati a rispondere delle accuse di aver dichiarato il falso, compare l’ex vescovo di Taranto monsignor Benigno Papa per la sua deposizione in relazione alla donazione di 10mila euro effettuata nel 2010 dal responsabile delle relazioni esterne ed istituzionali del Gruppo Riva a Taranto, Girolamo Archinà e che invece secondo i magistrati sarebbe una tangente consegnata a Lorenzo Liberti, ex consulente della procura, condannato a 15 anni e 6 mesi. Il vescovo nella sua deposizione avrebbe dichiarato sotto giuramento in aula una versione costellata da “buchi”, incertezze, incongruenze e contraddizioni, : la falsità della ricostruzione di Monsignor Papa è stata già evidenziata nella sentenza definitiva con la quale la Corte d’appello di Taranto ha assolto invece con formula piena il sacerdote don Marco Gerardo che in primo grado era stato condannato proprio a seguito delle dichiarazioni pronunciate dal vescovo.

il Tribunale di Taranto

Liberti non è l’unico (ex) consulente della procura di Taranto indagato. Assieme a lui è emersa anche la posizione del chimico industriale Vito Balice, per un’indagine del 2009., Secondo la Corte, Baliceha reso una testimonianza falsa” in quanto avrebbe deposto in aula delle informazioni differenti da quelle che invece aveva indicato nella propria relazione alla Procura che indagava sulle emissioni di polveri. Il chimico Balice infatti, aveva scritto che le polveri raccolte nei deposimetri erano “compatibili con quelle depositate presso i parchi minerali Ilva salvo dichiarare durante il suo esame come testimone nel processo aveva indicato come sorgente delle sostanze lo stabilimento tarantino della “Cementir” .

Girolamo Archinà

Un parere che secondo l’ex consulente sarebbe stato frutto di un ripensamento, salvo poco dopo ritrattare questa versione, nel corso dell’ interrogatorio svolto da uno degli avvocati di parte civile, nel quale aveva negato di aver mai tirato in ballo il cementificio e sostenuto di aver fatto solo un esempio. Versioni alle quali i giudici non hanno dato alcuna credibilità sostenendo che i fatti in realtà sarebbero in maniera diversa. I giudici infatti scrivono: “Balice non solo è un teste falso“, ma “un consulente avvicinato da Ilva nella persona di Girolamo Archinà“, condannato alla pena 21 anni di carcere venendo ritenuto il braccio operativo dei Riva nel tentativo di erigere un muro di protezione intorno allo stabilimento siderurgico dell’ ILVA di Taranto. “Dalle intercettazioni – sostengono i giudici della Corte – è emerso chiaramente come Balice si sentisse frequentemente con Archinà e frequentasse con regolarità lo stabilimento“.

il giornalista Pierangelo Putzolu

Fra le persone nei cui confronti si chiede il processo per falsa testimonianza compare anche il giornalista Pierangelo Putzolu , all’epoca dei fatti caposervizio della redazione di Taranto del Quotidiano di Puglia , ora in pensione e direttore editoriale del Gruppo editoriale Di Stante (Antenna Sud, Lo Jonio, L’ Adriatico ecc, testate estranee all’inchiesta in questione n.d.r.) il quale in aula aveva negato di conoscere la reale identità di “Angelo Battista“, un fantomatico inesistente esperto che pubblicava sul Quotidiano interventi ed opinioni sulle questioni ambientali, che in realtà era Girolamo Archinà sotto mentite spoglie, interessato interessato a diffondere “propaganda in favore di Ilva”.

A loro si aggiungono le posizioni di Ivan Dimaggio e Angelo Lalinga due ex dirigenti dell’ ILVA, e l’impiegata della stazione di servizio di Acquaviva delle Fonti sull’ autostrada Taranto-Bari dove i magistrati sostengono si sia svolta la consegna del denaro tra Archinà e Liberti, anche se ad onor del vero tale circostanza non è mai stata provata,

Adesso a partire dall’avvenuta notifica agli indagati, i loro difensori, avranno come previsto dal codice 20 giorni di tempo per richiedere di essere interrogati o presentare delle memorie contenenti le rispettive versione dei fatti. Dopodichè il pm Buccoliero valuterà se archiviare le accuse o chiedere un nuovo processo per gli indagati,

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