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22 Novembre 2024 03:12

Processo “Ilva Ambiente Svenduto”. Per il legale di Archinà non vi è stata nessuna corruttela

L’avvocato Giandomenico Caiazza, difensore di Girolamo Archinà, l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’ Ilva, tra i 52 imputati dell’udienza preliminare per il presunto disastro ambientale provocato dal Siderurgico, nel corso dell’udienza tenutasi ieri davanti al gup di Taranto dr.ssa Vilma Gilli,  relativa al presunto disastro ambientale provocato dal Siderurgico ha  fatto ascoltare in aula prima alcune intercettazioni telefoniche e successivamente nel corso della sua arringa ha respinto le accuse di corruzione a carico del suo assistito, soffermandosi sull’episodio del 26 marzo 2010, allorquando Archinà incontrò il consulente della Procura tarantina Lorenzo Liberti  in una stazione di servizio dell’autostrada Taranto-Bari, ad Acquaviva delle Fonti (Bari) e secondo il teorema accusatorio gli consegnò una busta contenente la somma di 10mila euro in contanti allo scopo di falsificare il contenuto di una consulenza tecnica sulle emissioni di diossina dallo stabilimento Ilva che gli era stata affidata dalla Procura di Taranto.

Fabio Riva ed Archinà
nella foto Fabio Riva e Girolamo  Archinà

Secondo l’avvocato Caiazza, in quell’incontro in autostrada ripreso dalle telecamere dell’autogrill, Archinà aveva con se solo dei documenti in quanto i 10mila euro fatti prelevare dalle casse dell’ Ilva sarebbero stati donati alla Curia arcivescovile di Taranto. A conferma di tale spiegazione è stata fatta ascoltare in aula l’intercettazione di una conversazione telefonica avvenuta tra Archinà ed un contabile dell’ Ilva, durante la quale l’ex dirigente dell’ Ilva, chiese al suo interlocutore quale contributo fosse stato assicurato negli anni precedenti dall’azienda siderurgica alla Curia  tarantina. Il contabile rispose: ”5mila euro a Natale e 10mila a Pasqua”. Pertanto Archinà diede disposizione di preparare i 10mila euro. Inoltre sempre da una intercettazione del 26 marzo 2010, che la Procura non avrebbe considerato nella maniera giusta,  si evince peraltro che Archinà aveva un appuntamento lo stesso a mezzogiorno con l’arcivescovo,  incontrandosi prima con Liberti. E dalle immagini in effetti si vede solo un passaggio di fogli di carta e non di soldi.

Nel corso dell’udienza preliminare per il presunto disastro ambientale provocato dall’ Ilva, il dr. Pietro Argentino procuratore aggiunto della Procura di Taranto, che ha chiesto una condanna un anno e due mesi di reclusione (con interdizione dai pubblici uffici per tutta la durata della pena) per il luogotenente dei Carabinieri Giovanni Bardaro, difeso dall’ avvocato Luigi Covella  , accusato di “rivelazione di segreto d’ufficio“, che ha preferito essere giudicato con il rito abbreviato,   .

Subito dopo è iniziata l’arringa dell’avv. Nicola Marseglia difensore di Fabio Riva vicepresidente di Riva Fire, , il quale da oltre due anni e mezzo a fronte di un mandato di cattura europeo, si trova a Londra,  oltre che di corruzione in atti giudiziari risponde delle accuse di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari e omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro .

L’udienza si è conclusa con l’arringa dell’ avvocato Gaetano Melucci difensore di Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli, Agostino Pastorino ed Enrico Bessone, ritenuti dalle accuse i ‘fiduciari’ dei Riva, pur non essendo alle  dirette dipendenze dell’Ilva che secondo l’accusa, avrebbero costituito in fabbrica, una sorta di  vero e proprio ‘governo-ombra‘ che prendeva istruzioni direttamente dalla famiglia Riva.

La prossima udienza prevista per il 22 aprile, sara’ un’udienza molto lunga e probabilmente non sarà l’ultima in programma dedicata alla discussione dei difensori dei 52 imputati a carico i quali e’ stato chiesto il rinvio a giudizio. Sono previste per la l’udienza le arringhe degli avvocati Carlo e Claudio Petrone difensori dell’ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido,  dell’avvocato Sisto difensore dell’ex consulente della procura Lorenzo Liberti, dell’avvocato Annicchiarico per Nicola Riva, e dei difensori delle tre societa’ Ilva, Riva Fire e Riva Forni elettrici.

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