Il Gup Lucio Setola ritiene che la competenza a procedere sul caso che riguarda l’ex pm Michele Nardi ed altri quattro imputati non sia del Tribunale di Potenza. Secondo il giudice lucano la Corte d’appello di Lecce ha applicato in maniera erronea il criterio della “connessione” ed ha quindi sollevato un “conflitto negativo di competenza” che sposta la decisione agli ermellini della Suprema Corte di Cassazione se il processo va celebrato a Lecce o Potenza. Nel caso dovesse essere il Tribunale di Lecce si potrebbe ripartire dalla condanna già inflitta e dal processo d’appello.
E’ la vicenda del procedimento denominato “Giustizia svenduta” per sentenze e azioni giudiziarie pilotate dal 2014 al 2018 al Tribunale di Trani. A chiedere che venisse sollevato il conflitto di competenza, è stata la procura di Potenza. I difensori dell’ex gip Michele Nardi (assistito dal prof. Carlo Taormina e dall’ avv . Domenico Mariani) invece a loro volta avevano chiesto il trasferimento del processo a Perugia. Nardi era accusato assieme ad altri ex pm di aver “aggiustato” alcuni processi tranesi in cambio di soldi e favori , ed era stato condannato in primo grado dal tribunale di Lecce, a 16 anni e 9 mesi, ma successivamente la Corte d’Appello aveva annullato quella condanna, proprio per ragioni di competenza territoriale, e l’iter processuale era ripartito dalla chiusura inchiesta. Adesso sarà la Suprema Corte di Cassazione a dire l’ultima parola se si debba procedere a Lecce, Perugia o Potenza. Insieme a Nardi, gli imputati che avevano scelto di essere giudicati in primo grado con il rito ordinario sono Simona Cuomo, Vincenzo Di Chiaro, Gianluigi Patrono e Savino Zagaria.
Nel capo di imputazione, si sostiene di un “illecito aggiustamento”” di sentenze in concorso tra Nardi con Savasta gli altri. Ma anche del presunto “sostegno” dato al magistrato Carlo Maria Capristo, secondo le ipotesi d’accusa, per la nomina a procuratore di Trani in cambio di “protezione”. “Era grazie alla messa a disposizione di Capristo – secondo la contestazione formulata a Potenza, si legge – che Nardi acquisiva e sfruttava notizie inerenti i turni di assegnazione di colleghi in servizio, sì da potere indirizzare le notizie di reato“.
Connessione che non era stata inizialmente stata ravvisata per l’ex pm Antonio Savasta (difeso dagli avvocati Massimo e Riccardo Manfreda) e per il magistrato Luigi Scimè (assistito dagli avvocati Mario Malcangi e Viola Messa), che invece avevano scelto il rito abbreviato. Il processo bis ha poi subito la stessa sorte.
Ma alla procura di Lecce e Potenza devono essere sfuggiti alcuni particolari non irrilevanti, e cioè che per la carica di procuratore capo a Trani, Michele Nardi era fra i vari magistrati concorrenti per la carica, fra i quali anche Capristo che poi venne prescelto e nominato con ampia maggioranza dal plenum del Cs, difficile immaginare “una protezione” in una simile situazione concorsuale ! Ed inoltre ai magistrati leccesi è sfuggito alla disattenta procura di Lecce che i turni di assegnazione di colleghi in servizio nella procura di Trani, all’epoca venivano gestiti dall’ aggiunto Francesco Giannella. (ora applicato alla DDA di Bari) che gestiva turni e assegnazioni ai pm secondo le disposizioni interne all’ufficio della procura di Trani. Solo disattenzioni ?