Tre anni e un mese di reclusione per peculato, falso e truffa. È questa la richiesta avanzata nel giudizio abbreviato dai pm Roberto Felici e Pantaleo Polifemo a carico dell’ex sindaco Ignazio Marino, sul banco degli imputati per lo “scontrino gate“, lo scandalo che gli è costato il posto in Campidoglio.
Il procedimento trae origine dall’utilizzo della carta di credito assegnatagli a suo tempo dall’amministrazione capitolina e per l’ipotesi di reato di “concorso in truffa” per i compensi destinati a collaboratori fittizi quando il chirurgo era il rappresentante legale della ‘Imagine‘, una Onlus fondata nel 2005 per portare aiuti sanitari in Honduras e in Congo.
Vermentino e Chardonnay, branzino alla ligure, carpaccio di pesce. Tagliate, filetti di manzo, spaghetti all’aragosta. Questi i variegati menù scelti ed assaporati da Ignazio Marino, che oggi gli costano le accuse di peculato e falso . Lo sono anche i ristoranti in cui l’ex-sindaco ha invitato conoscenti e “congiunti”, come sostengono gli inquirenti, saldando poi il conto con la carta di credito del Campidoglio.
La mappa dello “scontrino-gate” parte da Genova, passa da Milano, attraversa Firenze ed approda a Roma. È tutto scritto nell’informativa del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. Le date relative ai banchetti in discussione, risultano annotate nell’avviso di conclusione delle indagini formulato dal pm Roberto Felici.
Sulla vicenda degli scontrini secondo i pm, 12mila euro spesi per 56 cene consumate tra il 2013 e il 2015 in numerosi ristoranti di Roma e di altre città), è stato proprio l’ex sindaco Marino a richiedere il rito abbreviato (che in caso di condanna prevede lo sconto di pena pari a un terzo della pena ) subordinandolo all’acquisizione di una perizia grafologica, grazie alla quale sarebbe possibile risalire a chi effettivamente ha posto la firma su quelle spese, e di una nota del suo ex capo di gabinetto in cui era esplicitato a che cosa si riferissero le cosiddette ‘spese di rappresentanza’.
In merito alla Onlus che presideva, Marino viene accusato dalla Procura di aver predisposto tra il 2012 e il 2013 la certificazione di compensi riferiti alle prestazioni fornite da collaboratori fittizi o soggetti inesistenti, inducendo in errore, lui ed altri tre, l’amministrazione finanziaria e l’Inps e procurando alla Onlus un ingiusto profitto per complessivi 6mila euro consistito nell’omesso versamento degli oneri contributivi dovuti per le prestazioni lavorative.
La richiesta di pena è stata avanzata dai pm inquirenti al gup Pierluigi Balestrieri (che deciderà in una prossima udienza ancora da calendarizzare)
L’Avvocatura di Roma Capitale, patrocinata dal legale Enrico Maggiore sulla questione legata all’utilizzo improprio della carta di credito che fu assegnata dall’amministrazione comunale a Ignazio Marino ha avanzato una richiesta di risarcimento nei confronti dell’ex sindaco Ignazio Marino per seicentomila euro: centomila euro per il danno funzionale e altri 500 mila per il danno di immagine.
L’avvocatura capitolina ha ritenuto che siano venuti meno gli estremi per poter lamentare anche un danno patrimoniale diretto, relativo, nel caso in questione ai 12mila euro che Marino avrebbe speso tra il 2013 e il 2015 in occasione di 56 cene consumate in buona parte nei ristoranti di Roma. In quanto agli atti del procedimento è stata depositata la prova documentale dell’avvenuta restituzione della somma, oggetto di contestazione, da parte dello stesso ex sindaco.