Sanzioni da 10mila a 250mila euro in materia di trasparenza pubblicitaria e da 30mila a 600mila per quanto riguarda gli obblighi di tutela dei minori, un dettagliato elenco di temi sconsigliati o esplicitamente vietati, una più precisa definizione dei parametri secondo cui si può essere definiti influencer: l’ Autorità Garante per le Comunicazioni ha messo nero su bianco i paletti che dovrebbero regolamentare la comunicazione (non solo pubblicitaria) fatta sui social network.
Non sono ancora le regole precise e nemmeno un decalogo per punti ma sono comunque un significativo elenco delle linee guida emerse dall’incontro dello scorso 10 gennaio dell’AgCom con i rappresentanti delle varie categorie che fanno parte di questo mondo. Che come già fa chi lavora su YouTube dovranno tutte fare riferimento d’ora in avanti al Testo Unico sui Servizi di Media audiovisivi .
I parametri: follower ed engagement
Il riferimento al Testo unico è fondamentale per capire che viene dunque fatto divieto, più o meno esplicito, di contenuti che diffondano violenza, odio, discriminazione o una scorretta rappresentazione della figura femminile. Ancora: no anche alla cosiddetta vittimizzazione secondaria, con elementi in grado di corresponsabilizzare la vittima di odio, lesione della dignità umana, all’apologia o all’istigazione ai reati, rispetto per i minori e divieto di pubblicare contenuti che possano danneggiarne lo sviluppo fisico, psichico, morale.
Secondo quanto scritto dall’Agcom, gli influencer svolgono “un’attività economica”, hanno la “responsabilità editoriale sui contenuti, la quale include il controllo effettivo sulla creazione, sulla selezione o sulla organizzazione degli stessi”, forniscono un servizio che “ha un impatto rilevante su una porzione significativa di pubblico” e “un legame stabile ed effettivo con l’economia italiana”.
Come già anticipato nei giorni scorsi, le linee guida si applicano agli influencer che abbiano almeno un milione di follower sulle varie piattaforme o social media (non viene però specificato quali) e abbiano superato su almeno una piattaforma un valore di engagement medio pari o superiore al 2% (dal documento è giustamente sparita la precedente e imprecisa definizione di questo parametro). Questo non significa che per tutti gli altri sia il far west: “A quelli che non raggiungono questi numeri, definiti amatoriali, si impone comunque il rispetto degli articoli 41 e 42 del Testo unico – hanno commentato gli avvocati Maria Beatrice Guardì e Maria Luigia Franceschelli e dello studio legale internazionale Hogan Lovells – Che, tra le altre cose, legittimano l’autorità a intervenire a tutela dei minori, dei consumatori e a difesa dei diritti fondamentali“.
Le multe: si arriva sino a 600mila euro
Sempre in base alle linee guida, chi fa comunicazione sui social dovrà evitare il ricorso a tecniche subliminali, sia nei contenuti informativi o di intrattenimento sia commerciali, rispettare le norme in tema di comunicazioni commerciali, televendite, sponsorizzazioni e inserimento di prodotti, non fare pubblicità occulta e aderire ai relativi regolamenti dell’AgCom e dell’Istituto di Autodisciplina pubblicitaria, anche “riportando in sovrimpressione una scritta che renda subito riconoscibile la natura pubblicitaria del contenuto”.
Ancora: i vari soggetti dovranno “garantire la presentazione veritiera dei fatti” e “verificare la correttezza e l’obiettività delle informazioni anche attraverso la menzione delle fonti”, nonché contrastare la “disinformazione online”, che è un’indicazione quanto mai importante soprattutto in questi anni complessi da questo punto di vista.
Inoltre, anche gli influencer che rientrano nella categoria considerata dall’AgCom sono tenuti al rispetto delle norme in materia di diritto d’autore e della proprietà intellettuale. Per la prima volta si parla di sanzioni in caso di violazioni, che alla fine sono quelle già previste dal Testo unico: come detto, si va da 10mila a 250mila euro per la trasparenza pubblicitaria e da 30mila a 600mila euro in materia di obblighi di tutela dei minori.
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