di REDAZIONE POLITICA
Dopo la sospensione del direttore del carcere di Taranto Stefania Baldassari, accusata di avere troppe attenzioni per un boss tarantino in odore di associazione mafiosa, è stato avviato il procedimento di revoca dell’incarico nei confronti di Elisabetta Palmieri, direttrice della Casa Circondariale di Santa Maria Vetere “Francesco Uccella”, il carcere delle violenze ai detenuti, anche se la motivazione alla base della revoca è ben diversa.
Da fonti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero di Giustizia si apprende che con provvedimento del 27 luglio 2021 firmato dal Direttore generale del personale del DAP, viene contestata alla Palmieri un’anomala condotta nell’avere consentito, venerdì 23 luglio, al suo compagno, Armando Schiavo, soggetto estraneo all’amministrazione, di presenziare alla visita in istituto della senatrice Cinzia Leone e di accompagnarla negli incontri con i detenuti.
Qualche giorno fa è stata proprio la parlamentare del M5s, dopo una visita al carcere, a chiedere la sostituzione alla ministra della Giustizia Cartabia. La Leone ha spiegato che al termine della visita era stato riportato che l’accompagnatore ignoto era il suo autista, cosa che lei ha immediatamente smentito. Il suo racconto ha trovato conferma anche nella relazione che la garante dei detenuti della provincia di Caserta Emanuela Belcuore, testimone dell’episodio, ha inviato al Dap.
“All’uscita dal carcere abbiamo comunicato i nostri dati e sul foglio in possesso dell’agente preposto,– racconta la Belcuore – la senatrice, oltre al suo nominativo, il mio e delle rispettive collaboratrici, legge ‘Armando Schiavo-Autista’. La stessa dice di non avere un’autista con lei e ne approfitta per chiedere chi fosse la figura che ci aveva accompagnato per metà percorso. Cala un silenzio imbarazzante ma la senatrice insistentemente riformula la domanda chiedendo spiegazioni in merito. Dopo un po’ una commissaria risponde che l’accompagnatore è il compagno della direttrice, ex rappresentante della polizia penitenziaria in pensione da qualche anno. Mentre siamo nel parcheggio per accingerci all’auto, la dottoressa Palmieri mi telefona volendo giustificare la presenza del compagno all’interno della struttura, dice che lo stesso è inquadrato in qualità di articolo 17, al chè io rispondo che avevano trascritto che era l’autista della senatrice, sbagliandosi”.
In realtà da quanto si è appreso, il compagno della direttrice del carcere risulta autorizzato per finalità rieducative a frequentare esclusivamente il laboratorio di pasticceria all’interno del carcere, che opera nella sola giornata di martedì.
Nel frattempo il Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato la misura degli arresti domiciliari per Gaetano Manganelli, 45 anni, e Pasquale Colucci, 53 anni, ufficiali della Polizia penitenziaria accusati di essere tra gli organizzatori della perquisizione straordinaria del 6 aprile 2020 diventata “un’orribile mattanza”, con decine dei detenuti picchiati e sottoposti a trattamenti ritenuti di tortura, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Manganelli all’epoca dei fatti era il comandante degli agenti penitenziari nell’istituto di pena casertano mentre Colucci era a capo della Polizia Penitenziaria al carcere napoletano di Secondigliano ed anche il comandante del “Gruppo di Supporto agli Interventi”, una specie di “squadre speciali” istituite durante la pandemia dall’allora provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone (indagato e sospeso dal servizio) che vennero inviate per la perquisizione al carcere di Santa Maria Capua Vetere .
L’avvocato Giuseppe Stellato, legale di Manganelli, ha cercato di ridimensionare il ruolo avuto dal suo assistito durante i fatti dell’aprile 2020, puntando sulla ripartizione di competenze, secondo cui quel giorno non era Manganelli il più alto in grado, ma Colucci (difeso dagli avvocati Carlo De Benedictis e Domenico Scarpone); durante l’interrogatorio reso al Gip dopo l’arresto, Manganelli aveva detto a chiare lettere di non essere stato tra coloro che “hanno gestito, diretto e organizzato la perquisizione”, scaricando in pratica la responsabilità sugli altri funzionari presenti, ma il Tribunale di Riesame non ha creduto alla sua versione, decidendo di confermare i domiciliari tanto per lui che per il suo “antagonista” Colucci.
I giudici hanno confermato gli arresti domiciliari anche per l’agente Angelo Iadicicco difeso anch’egli dall’ avvocato Giuseppe Stellato. Continua a reggere dunque, al Riesame, l’ipotesi d’accusa della Procura di Santa Maria Capua Vetere; per tutti i funzionari della penitenziaria presenti quel giorno e per i sottufficiali con mansioni direttive, sono state infatti confermate le misure cautelari emesse il 28 giugno scorso dal Gip Sergio Enea. Alcune scarcerazioni si sono avute per carenza di esigenze cautelari, e non per mancanza di gravi indizi