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3 Luglio 2024 09:50
3 Luglio 2024 09:50

“QatarGate”. Per Panzeri e Figà-Talamanca confermata la detenzione in carcere. Si indaga sulle valigie ed il giro di contanti

Antonio Panzeri e Niccolò Figà-Talamanca restano in carcere. Annullata la richiesta dei domiciliari per Figà-Talamanca, spostata al 17 gennaio l’udienza per Panzeri. Francesco Giorgi non aveva presentato appello

La Corte d’appello di Bruxelles ha deciso di annullare la decisione di prima istanza sulla concessione del braccialetto elettronico per Niccolò Figà-Talamanca segretario dell’Ong “No Peace Without Justice”, per la quale la Procura aveva presentato ricorso e quindi di prolungarne la custodia cautelare. L’italiano si è auto-sospeso dalla carica il 12 dicembre scorso, dopo essere stato fermato sulla scia delle indagini per presunta corruzione di alcune autorità europee da parte dall’emirato. Il 14 dicembre per lui erano stati disposti gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, ed oggi è comparso di fronte ai giudici, che hanno deciso di sostituire il provvedimento con “una semplice proroga della carcerazione preventiva”, fa sapere la procura federale senza aggiungere ulteriori elementi ai fini del proseguimento dell’inchiesta.

In alto da sinistra in senso orario: Niccolò Figà-Talamanca, Antonio Panzeri, Silvia Panzeri, Eva Kaili, Francesco Giorgi, Mark Tarabella, Andrea Cozzolino e Abderrahim Atmoun

I giudici hanno ascoltato anche Pierantonio Panzeri, l’ex eurodeputato del Pd e di Articolo Uno arrestato con le stesse accuse di corruzione. Su “sua richiesta”, l’udienza del suo caso è stata rinviata al 17 gennaio.  Non è la prima volta che la procura federale belga nega gli arresti domiciliari. Eva Kaili, europarlamentare arrestata durante perquisizioni scattate nel suo appartamento di Bruxelles, aveva chiesto la possibilità di ricorrere al braccialetto elettronico, richiesta che le è stata negata la settimana scorsa.

L’udienza si è tenuta a porte chiuse come nel caso di Eva Kaili, l’ex vicepresidente del Parlamento europeo. La decisione è stata resa nota dalla Procura federale del Belgio. Il suo compagno Francesco Giorgi, ex assistente di Panzeri ed attualmente nello staff dell’ eurodeputato Cozzolino (Pd), invece non aveva presentato appello. “L’udienza rientrava nell’ambito dell’indagine su larga scala della Procura federale su presunti fatti di organizzazione criminale, corruzione e riciclaggio di denaro“, è stato spiegato e “nell’interesse dell’inchiesta, nessun’altra informazione sarà diffusa per ora“.

La valigia nelle sue diverse misure, dal trolley, alla ventiquattrore, da quella piccola a quella grande, è stato il “mezzo” utilizzato per assicurare il passaggio “occulto” dei soldi, e basta consultare i documenti che accompagnano e giustificano i provvedimenti cautelari adottati dai magistrati di Bruxelles per capire che in molte delle operazioni condotte da Antonio Panzeri, il suo ex assistente Francesco Giorgi e gli emissari del Qatar, il denaro “nero” viaggiasse proprio nelle valigie.

Il 10 ottobre all’hotel Steigenberger Wiltcher’s di Bruxelles Antonio Panzeri arriva con una valigetta all’apparenza vuota, e che all’uscita, secondo gli inquirenti, sembrerà invece piena 

Ne sono una testimonianza secondo i magistrati belgi le foto e la sequenza di immagini estratte dai filmati di sicurezza che hanno immortalato un incontro specifico tra i due italiani e il ministro del lavoro qatarino, Ali Ben Samikh al-Marri. La procura di Bruxelles assegna una particolare importanza a quel colloquio. Che costituirebbe una delle prove di come circolassero le “mazzette” nell’ Europarlamento.

E’ lampante ed evidente che il cosiddetto Qatargate è destinato ad andare ben oltre ciò che abbiamo saputo fin qui. Bisogna tornare alla primavera del 2021 per capire una storia che ha ancora molti punti da chiarire. A Bruxelles si racconta che i servizi segreti del Belgio abbiano ricevuto una segnalazione dai colleghi di un altro Paese (si ipotizza gli Emirati Arabi) per un caso di “sicurezza nazionale” con il pericolo di un’ interferenza di un Paese straniero sui processi decisionali del Parlamento Europeo.

Antonio Panzeri e Abderrahim Atmoun

I belgi avrebbero ricevuto informazioni su un centro culturale sospetto che ha collegamenti con Abderrahim Atmoun ambasciatore del Marocco in Polonia, , il quale a sua volta ha contatti e frequentazioni con Antonio Panzeri e la sua famiglia. Panzeri ha un uomo-ombra che lo segue in ogni attività ed ovunque: è Francesco Giorgi, suo ex assistente quand’era europarlamentare, milanese e compagno di Eva Kaili, una giornalista greca che ha scalato la vicepresidenza del Parlamento europeo per i socialisti del Pasok, e che è madre di una bambina di 22 mesi avuta con Giorgi.

Nel prendere nomi su cui indagare, i “servizi” belgi si imbattono in quello di Andrea Cozzolino, deputato europeo del Pd che aveva ingaggiato nel suo staff, come assistente, proprio Francesco Giorgi dopo la rinuncia di Panzeri alla ricandidatura al Parlamento Europeo. L’inchiesta dell’intelligence vuole andare più fondo e decide di fare una “visita” nell’abitazione a Bruxelles di Antonio Panzeri mentre si trova in vacanza. E qui gli 007 belgi scoprono borsoni contenenti 700 mila euro in contanti. Fotografano il tutto, riempiono l’appartamento di microspie, e vanno via senza lasciare tracce del loro passaggio.

Andrea Cozzolino, deputato europeo del Pd

Dopo alcune settimane di approfondimenti ed indagini e per la “sicurezza nazionale” belga l’indagine diventa un caso di corruzione e quindi tutte le informazioni acquisite vengono trasferite nelle mani della procura belga ed i magistrati in breve tempo scoprono un’ “associazione criminale“, come la definiscono in Belgio, che li lascia senza parole. Valigie piene di contanti, regali e vacanze da migliaia e migliaia di euro per pressare ed indirizzare il Parlamento Europeo ad adottare decisioni politiche in favore del Qatar e del Marocco. Spinte per aiutare il Qatar anche in presenza delle violazioni dei più elementari diritti umani o delle più essenziali norme sulla sicurezza del lavoro nei cantieri per la costruzione degli stadi cha hanno ospitato i campionati mondiali di calcio appena conclusosi.

La camera di giudizio presso la Corte d’Appello di Bruxelles – dopo l’udienza tenutasi oggi nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura federale relativa a fatti presunti di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio – ha infatti deciso che la modalità del braccialetto elettronico per N.F.T, Nicolò Figà-Talamanca, concessa il 14 dicembre 2022, viene “sostituita dalla semplice proroga della detenzione preventiva“, mentre “su richiesta di P.P. (Pierantonio Panzeri, ndr) l’esame del dossier è stato rinviato al 17 gennaio 2023“. “Nell’interesse dell’inchiesta, nessun’altra informazione sarà diffusa per ora – conclude il Tribunale – la stampa verrà informata di eventuali nuovi sviluppi attraverso un comunicato stampa“.

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