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22 Novembre 2024 08:57

Qualità della vita, Roma scivola tra le province peggiori. In coda le città pugliesi

La maggioranza degli italiani vive in aree con qualità della vita insufficiente. per la prima volta Roma finisce nel gruppo dei peggior. Il Nord Est si conferma una roccaforte del vivere bene.

Mantova, città “Capitale della cultura” 2016 scalza Trento, che guidava  la classifica dal 2011 ad oggi, e si colloca al primo posto della qualità della vita in Italia. E’ il risultato che emerge dalla ricerca del quotidiano economico  ItaliaOggi in collaborazione con l’ Università La Sapienza di Roma , che delinea molti cambiamenti ai piani alti della graduatoria, con il nuovo ingresso di  Belluno, terza in classifica (dall’ottava posizione del 2015) mentre scendonoBolzano (da seconda a ottava) e Pordenone (da terza a quarta) .

Resta ampia la differenza tra il Nord ed Sud d’ Italia dove si sono andate disperdendo persino quelle province meridionali dove si trovavano persino delle “eccellenze” rispetto alla media dell’area. In crisi anche i grandi centri urbani. All’ultimo posto della classifica c’è Crotone nonostante il tenore di vita sia accettabile, e che pure rispetto alle altre province meridionali presenta alcuni elementi di discontinuità.. La ricerca dice che ” la provincia è addirittura inclusa nel gruppo delle più virtuose nelle dimensioni criminalità e popolazione. Responsabili, quindi, della posizione di fanalino di coda  sono gli affari e lavoro, ambiente, disagio sociale e personale, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero. Al penultimo posto Siracusa che era al 104° posto.

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I grandi centri: Roma in crisi, Torino risale. In questo quadro stabile, per la prima volta nel gruppo dei peggiori, il 4 dove la qualità della vita è classificata  ome insufficiente, accanto alle province del Mezzogiorno, compare per la prima volta la provincia di Roma. Anche al Nord, d’altra parte, si conferma la presenza di una serie di centri urbani di dimensioni grandi e medio-grandi che faticano a raggiungere e mantenere posizioni di eccellenza e la stessa Milano – celebrata per l’Expo e la rinnovata attrattività internazionale e turistica – peggiora il suo posizionamento. Tra i grandi centri, Torino scala 6 posizioni e si attesta al 70° posto in classifica generale; Milano conferma la battuta di arresto già osservata lo scorso anno, arretra di 7 posizioni e annulla i miglioramenti conseguiti tra il 2010 e il 2014, piazzandosi al 56° posto. Napoli è stabile su posizioni di coda, cede 5 posizioni e passa dal 103° al 108° posto. La situazione peggiore si registra a Roma. Infatti la Capitale  non arresta la caduta verso le posizioni di coda e compare per la prima volta nel gruppo dei peggiori, accanto alle province del Mezzogiorno   e,  come lo scorso anno, cede ben 19 posizioni (31 dal 2014) portandosi all’ 88° posto, cioè su livelli di qualità della vita insufficienti.

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 Il Nord Est tiene. I ricercatori, visto che il lavoro viene ripresentato ormai da 18 edizioni, possono individuare i trend del medio periodo: “Una crescente vulnerabilità del nord ovest, molto verosimilmente causata da determinanti di carattere economico, quali i processi di deindustrializzazione e ristrutturazione produttiva in atto, e i problemi strutturali e tuttora irrisolti che stanno determinando un perdurante peggioramento della qualità della vita in Italia meridionale“. A mantenere meglio le posizioni  sono invece le province medio-piccole del nord est e del centro: “Mostrano un notevole grado di ‘resilienza’, determinato forse dalla struttura del tessuto produttivo. Anche quest’anno tali linee di tendenza sono pienamente confermate: fra le 54 province in cui la qualità della vita è risultata scarsa o insufficiente, 6 sono dislocate nel nord ovest, 2 sono  ricomprese nel nord est, 7 in Italia centrale e 39 su 41 in Italia meridionale e insulare. Quindi, in sintesi anche quest’anno si vede una stabilità nel livello di qualità della vita nelle province del nord ovest, un miglioramento nel nord est e in Italia centrale, un lieve peggioramento nell’Italia meridionale e insulare. L’altra conferma riguarda gli effetti della congiuntura economica: una situazione di crisi economica che tende ad avere ripercussioni più severe nel nord ovest che nel nord est, determinando l’emersione di fenomeni di polarizzazione fra le due aree“, riporta lo studio.

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Secondo la ricerca la maggioranza degli italiani vive “male”. L’imponente ricerca universitaria indaga le dimensioni di affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita,  suddivise a loro volta in 21 sottodimensioni con un elevato numero di indicatori di base: 84. Dai dati generali del 2016 emerge chele province nelle quali la qualità della vita è risultata buona o accettabile sono 56 su 110, contro le 53 della passata edizione. Un timido passo in avanti in linea con i deboli segnali di ripresa economica, ma tradotto in termini di popolazione significa che ancora il 53,9% degli italiani vive in territori dove la qualità della vita è scarsa o insufficiente.

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In Puglia la graduatoria riserva delle sorprese.  In testa alla classifica è Brindisi che cresce di una posizione passando dal 75° dell’anno scorso all’ attuale 74° precedendo persino il capoluogo di regione, Bari che è in miglioramento passando dalla 93ma  all’ 81° posizione, seguita dalla provincia di Bat (Barletta, Andria, Trani) che scivola dal 67° all’ 82° posto in classifica. In miglioramento Lecce, che passa dal 94 all’ 89° posto precedendo il capoluogo jonico, Taranto in lieve miglioramento salendo dalla 92ma alla 90ma posizione. Fanalino di coda Foggia, piazzatasi al 95° posto in graduatoria, che recupera ben 4 posizioni (99°) rispetto all’anno 215.

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