ROMA – Le prime accuse di cui si ha conoscenza, avanzate dalla magistratura barese risalgono al 2010 nei confronti dei vertici della Banca Popolare di Bari che si sono succeduti nel tempo nella gestione dell’istituto di credito barese. Dieci anni di fidi milionari “allegri” concessi senza garanzie, bilanci “ritoccati”, azioni a rischio proposte e vendute a ignari correntisti, quasi sempre pensionati che investivano investire i risparmi accantonati nella loro vita. Le indagini avviate sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Roberto Rossi sono almeno quattro.
Una ispezione di Banca Italia nel 2011 evidenziò la spartizione di deleghe in casa Jacobini, fra il padre Marco presidente e i due figli direttori centrali ed aggiungeva: “carenze nell’organizzazione e nei controlli interni da parte dei componenti ed ex componenti del CdA e del direttore generale (…) Carenze nei controlli da parte dei componenti il collegio sindacale “. Vennero sanzionati i componenti dei due organi con 238 mila euro e richiesta di cambiare il vertice. Due anni dopo nel 2013 una nuova ispezione della vigilanza di Banca Italia portò alla luce la facilità di erogare credito da parte della banca verso certi grandi clienti locali, di “finanziamenti non sufficientemente vagliati”.
L’ultima indagine aperta è quella relativa alla sospetta operazione di aumento di capitale, con una emissione obbligazionaria da 30 milioni di euro, tentata circa un anno fa, – impiantata dall’attuale amministratore delegato Vincenzo de Bustis Figarola– che sarebbero stati sottoscritti da una società maltese, operazione questa avviata nel periodo intercorrente tra il dicembre 2018 ed il marzo 2019, che non si è mai concretizzata, gettato nuove ombre sulla gestione della banca. Tra il dicembre del 2018 e il marzo 2019, l’amministratore delegato De Bustis propose al consiglio di amministrazione un’iniziativa di patrimonializzazione attraverso uno strumento che ricorda un bond per un ammontare di 30 milioni. Subito dopo, la Popolare ricevette una richiesta irrevocabile di adesione da parte di una società maltese, la Muse Ventures ltd. per l’intero importo: 30 milioni.
De Bustis, a gennaio di quest’anno ha acquistato quote di un fondo lussemburghese, il Naxos plus, per 51 milioni. È un’operazione accreditata come necessaria ad aumentare il valore delle partecipazioni della Popolare e che sarebbe stata in parte coperta dall’impegno con il fondo maltese. Ma alla fine le cose vanno in altro modo. Muse è una “scatola” vuota, con un capitale sociale di appena 1.200 euro ed è riconducibile a tale Gianluigi Torzi, finanziere con una serie di precedenti ed inchieste giudiziarie in cui è stato coinvolto. I 30 milioni, va da sé, da Malta non arriveranno mai, ma, dal Lussemburgo, chiedono in compenso i 51 a Bari.
Vincenzo De Bustis amministratore delegato fino a giovedì scorso, ex direttore generale nel 2011 della stessa Popolare, è stato direttore generale di MPS e poi di Deutsche Bank Italia, era già conosciuta in Puglia per la sua disastrata esperienza della “Banca 121″ o “Banca del Salento” dei “Bot Strike “, “My Way” e “4 You”, tutti finiti male. Il suo slogan preferito era “Bisogna fare le cose ieri”. Cosa che a Bari non ha mai fatto.
In questa inchiesta vi sono ancora tante cose da accertare ed approfondire, mentre continua speditamente quella per la quale la Procura di Bari ha notificato alcune settimane fa a De Bustis ed all’ex presidente Marco Jacobini ed altre 8 persone, una proroga delle indagine per i reati di “false comunicazioni sociali“, “falso in prospetto” ed “ostacolo alle funzioni di vigilanza“, oltre a una ipotesi di maltrattamenti su un ex dipendente contestata a Luigi Jacobini, dal 2011 vicedirettore generale, figlio dell’ex-presidente. Un altro della “famiglia” sistemato ai vertici della banca è Gianluca Jacobini vicedirettore generale dal 2011 al 2015, quindi condirettore e direttore generale di fatto sinora.
Uno stralcio dell’indagine è stata archiviata nel marzo 2018 che faceva riferimento ad una ipotesi di una associazione per delinquere finalizzata a truffare i correntisti. Sono invece andati avanti sulle restanti contestazioni Gli accertamenti disposti dai pm Lydia Giorgio e Federico Perrone Capano della Procura di Bari, sono stati delegati alla Guardia di Finanza . Il sospetto degli inquirenti baresi è che la Popolare di Bari abbia depositato bilanci poco trasparenti e non del tutto rispondenti al vero alla Consob, soprattutto per quanto riguarda la quantificazione dei crediti. Si indaga anche sulla vicenda dell’acquisizione di Banca Tercas .
Ai vertici dell’istituto di credito sono state però state contestate singole condotte di presunti raggiri a danno dei soci e correntisti, a partire da quella al centro dell’indagine per una presunta truffa aggravata da 130 mila euro commessa ai danni di una contribuente 84enne, conclusasi nei mesi scorsi, che dieci anni fa sarebbe stata commessa in concorso da cinque persone, l’allora presidente del Cda, Marco Jacobini, l’ex direttore generale, oggi amministratore delegato, Vincenzo De Bustis Figarola, l’ amministratore delegato all’epoca dei fatti, Giorgio Papa e due funzionarie dell’istituto di credito, Alessandra Domenica Siletti, ed Alfonsa Zotti. Quanto all’ultimo presidente al momento del commissariamento di venerdì, lo stimabile avvocato Gianvito Giannelli, sposato peraltro con un magistrato, è il nipote di Marco Jacobini ma al suo contrario, non risulta indagato.
Come si legge riportato dal capo di imputazione “l’avrebbero indotta ad acquistare prodotti finanziari ad elevata rischiosità per 130mila euro, con artifizi e raggiri, profittando della particolare situazione di vulnerabilità” della 84enne, “così procurando alla Banca un ingiusto profitto con rilevante danno patrimoniale” della cliente, “determinato dalla svalutazione dei suddetti prodotti (svalutazione allo stato ancora in corso) e dalla impossibilità di monetizzarli, con conseguente incapacità della stessa di accedere ai propri risparmi di una vita”.
La seconda inchiesta, trasmessa ormai un anno fa per competenza da Bari a Roma, riguarda la vicenda del Bari Calcio e lo “stratagemma“, come lo definivano i pm baresi, usato dall’ex patron della società sportiva Cosmo Giancaspro con la complicità di alcuni funzionari della Banca Popolare di Bari per evitare una penalità per la squadra fornendo documenti retrodatati alla Covisoc (Commissione di Vigilanza sulle società di Calcio Professionistiche).
C’è anche l’inchiesta coordinata dal pm Lanfranco Marazia che riguarda il fallimento di due società del gruppo Fusillo di Noci (Bari) per quale al momento i vertici della Popolare di Bari non risultano indagati, che a luglio ha portato gli investigatori della Guardia di Finanza ad eseguire perquisizioni nella sede della direzione generale della banca, che “hanno consentito di far emergere il ruolo della Banca Popolare di Bari quale principale creditore delle imprese sottoposte a procedura concorsuale, risultate esposte con l’istituto di credito per una cifra di poco inferiore ai 140 milioni di euro, a seguito delle ingenti linee di credito elargite negli anni”.
E’ dal 2015 che i risparmiatori in Italia vengono lasciati in balia di banchieri e bancari senza scrupoli. E le banche “saltano” : CariFerrara, CariChieti, Banca Marche e Popolare dell’Etruria, poi VenetoBanca e la Banca Popolare di Vicenza sono state liquidate con conseguenze non da poco per i risparmiatori che avevano azioni ed obbligazioni di quegli istituti. Il clima di sfiducia è cresciuto anche per il coinvolgimento di altre banche importanti come il Monte dei Paschi di Siena e Carige nel novero degli istituti in crisi. Ed ora è il “turno della Banca Popolare di Bari.
Come hanno raccontato i colleghi Carlo Bonini e Giuliano Foschini, del quotidiano La Repubblica, il 18 luglio scorso, dopo la pubblicazione di un’inchiesta in due puntate del quotidiano romano sulla Popolare di Bari, sono stati querelati per una “palese falsità di notizie gravemente lesive della sua immagine”. Evidentemente la Popolare di Bari non voleva far conoscere ancora ila verità. Alla Repubblica, con la querela era arrivata anche una diffida a desistere dal suo giornalismo. A “non reiterare le condotte diffamatorie” con la minaccia di un risarcimento “per una somma non inferiore a 100 milioni di euro”.
I riferimenti politici della Popolare di Bari ? Un tempo Raffaele Fitto e Gaetano Quagliariello poi Michele Emiliano e Francesco Boccia il quale ha più volte tentato di cambiare la “riforma Renzi” delle Popolari, che interessava in particolar modo la Popolare di Bari, spendendosi molto in parlamento per la famiglia Jacobini. Ne avrà tratto anche lui qualche vantaggio ?
La Popolare di Bari nonostante fosse creditrice di oltre 100 milioni di euro, nel marzo 2019 avrebbe erogato in favore delle società in crac nuova finanza per circa 40 milioni di euro, rinunciando anche a più di 80 milioni di euro di crediti vantati. Secondo fonti interne all’indagine vi sarebbero anche alcune operazioni a rischio, consentite dai vertici della banca barese che riguarderebbero dei finanziamenti “allegri” al quotidiano barese LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, confiscato dal Tribunale Antimafia di Catania, concessi alla società editrice EDISUD spa, della quale la Popolare di Bari detiene in pegno anche le azioni , e di finanziamenti a rischio concessi ad alcuni azionisti dell’emittente televisiva TELENORBA. Solo per avere la stampa locale “amica” ?
Questa sera si terrà alle 21 a Palazzo Chigi un Consiglio dei ministri che dovrà decidere se adottare lo schema di decreto sulla Banca Popolare di Bari riunione che arriva 48 ore dopo la precedente fallimentare riunione disertata da M5s e Italia Viva, che non sono d’accordo sulle misure da adottare. La riunione del governo dovrebbe essere preceduta da un vertice di maggioranza. All’ordine del giorno risulta un decreto recante misure urgenti per la realizzazione di una banca di investimenti.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla fine del concerto di Natale in Senato ha confermato il proposito di salvataggio: “Sì, stasera chiuderemo su Banca Popolare di Bari. Faremo un intervento. Tuteleremo i risparmiatori e non concederemo nulla ai responsabili di quella situazione critica e auspichiamo anzi azioni di responsabilità a loro carico” ha aggiunto il premier ” creeremo le condizioni, attraverso l’intervento di Mediocredito Centrale e anche potenzialmente del fondo interbancario, per rilanciare una banca che potrebbe essere la banca del Sud, che darà respiro, un polmone creditizio finanziario del Sud“. “Tuteleremo i risparmiatori e non concederemo nulla ai responsabili di quella situazione critica e auspichiamo anzi azioni di responsabilità a loro carico” ha concluso Conte.