di Gianluca Paolucci
Saranno solo “le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa“ , come si è affrettata a dire la Popolare di Bari dopo la notizia dell’ indagine a carico dei suoi vertici. Sta di fatto che le attività dell’ istituto pugliese sono all’ attenzione di almeno tre procure, in quattro distinti procedimenti.
Il principale, emerso ieri, contesta l’ ostacolo alla vigilanza e l’ associazione per delinquere. Indagati, a vario titolo, sono il presidente Marco Jacobini, l’ allora direttore generale Vincenzo De Bustis, ex amministratore delegato di Mps e Deutsche Bank Italia, i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi (rispettivamente condirettore generale e vice), il responsabile della linea contabilità e bilancio della popolare Elia Circelli, il dirigente dell’ ufficio rischi Antonio Zullo. Indagato per maltrattamenti l’ ex direttore generale Vincenzo De Bustis, in passato già ad di Mps e di Deutsche Bank Italia.
L’ indagine è suddivisa in più fascicoli e, partita da una serie di denunce relative al deprezzamento dei titoli, avrebbe poi raccolto le testimonianze di un dipendente dell’ ufficio rischi mobbizzato e in seguito licenziato dalla banca. Il dipendente, afferma la banca, dopo il licenziamento «per giusta causa» è stato denunciato per tentata estorsione perché avrebbe proposto un «accordo diretto» con termine di pochi giorni per la definizione, finalizzato a «prevenire» le conseguenze di «pubblicità negative che a queste controversie si accompagnano».
In questo fascicolo l’ indagine si concentrerebbe sulla situazione della banca al momento dell’ acquisizione di Banca Tercas e sulla situazione di alcuni grandi creditori.A supporto dell’ indagine è stata acquisita anche la documentazione relativa alle varie ispezioni di Bankitalia, che hanno riguardato più aspetti – dai crediti al mercato delle azioni – oggetto delle indagini.
L’ ultima ispezione, terminata nel dicembre scorso, avrebbe evidenziato una serie di criticità e richiesto correttivi sugli accantonamenti dei crediti. Per la Banca «contano solo i fatti, gli atti, i numeri, la trasparenza delle procedure e, di conseguenza, la fiducia dei soci e dei clienti. È così fortemente auspicabile che gli accertamenti siano rapidi, per sostituire al clamore mediatico, la certezza della correttezza dei comportamenti tenuti».
Non è il solo fascicolo d’ indagine sulla Bpb. La procura di Bari indaga anche sui meccanismi di gestione del mercato delle proprie azioni e sugli ordini di vendita delle azioni da parte di alcuni soci prima che queste venissero deprezzate. In particolare, ritiene la Procura, per agevolare alcuni grossi azionisti, gli ordini di vendita dei titoli sarebbero stati inseriti manualmente senza rispettare l’ ordine cronologico e violando così il principio della parità di trattamento dei soci, a danno dei piccoli azionisti. in questo fascicolo l’ ipotesi di reato sarebbe la truffa e il falso in prospetto.
Nel dicembre scorso la Gdf aveva ordinato una acquisizione di documenti presso la sede della banca. A guardare alle vicende della popolare barese, di fatto controllata dalla famiglia Jacobini, è anche la procura di Terni. Bpb controlla infatti la Cassa di Risparmio di Orvieto e anche in questo caso l’ indagine è partita dalle denunce di risparmiatori impossibilitati a vendere le proprie azioni o obbligazioni della Bari.
Mentre i pm di Ferrara avevano messo nel mirino una operazione di scambio azionario tra Bpb e Carife in occasione di un aumento di capitale (nel 2011) della banca finita poi in risoluzione con Etruria. Una operazione di «formazione fittizia del capitale» di Carife, secondo le accuse rigettate da Bpb.
*articolo tratto sul quotidiano La Stampa