ROMA – Sembra arrivata al capolinea la lunga storia infinita sul dissesto del Comune di Taranto. Nell’ormai lontano 2004 l’ex Banca Opi si era offerta in veste di “tutor” finanziario del Comune di Taranto mettendo a disposizione 250 milioni di euro che vennero utilizzati a onorare i 142 milioni di debiti che l’Amministrazione Comunale di Taranto aveva maturato . La differenza, cioè 108 milioni venne quindi destinata ed utilizzata per delle spese di investimento.
Nel 2006 il commissario Blonda bloccò il pagamento delle rate alla Banca Opi in quanto il Comune di Taranto non aveva più neanche i soldi per versare ai dipendenti comunali i loro stipendi. Successivamente si arrivo ad una transazione con l’Osl – Organismo Straordinario di Liquidazione per l’importo di 25 milioni. Ma la banca pretendeva gli interessi, e quindi la Osl chiarì la sua posizione con fermezza in quanto era competenza sua trattare e nacque un contenzioso con l’amministrazione comunale tarantina.
Tre anni dopo, nel 2009 a seguito di una causa in Tribunale vi fu una prima sentenza che dichiarò nullo il contratto fra la Banca Opi ed il Comune di Taranto. Successivamente la Corte di Appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto e nel 2012 , confermò la sentenza di primo grado. Secondo le valutazioni dei magistrati nei primi due gradi di giudizio, il contratto stipulato con ex Banca Opi non ha consentito al Comune di andare avanti, provocando la conseguente dichiarazione di dissesto.
La sentenza della Corte di Cassazione – Sezione Civile relativa alla questione dei BOC (i Buoni Ordinari Comunali) contratti nel 2004 sotto la gestione della Giunta Di Bello-Tucci, fa rientrare nelle disponibilità del Comune 198 milioni di euro, fondi questi che erano stati accantonati dalle precedenti giunte comunali per un’ eventuale sconfitta del Comune di Taranto in Tribunale, e che invece adesso potranno essere utilizzati ora diminuire le tasse e mettere a disposizione della città dei servizi “reali”. Uscire “ufficialmente” dal dissesto, di fatto renderebbe possibile (legalmente e tecnicamente parlando) al Comune di Taranto di poter procedere alle assunzioni, per coprire le carenze dell’attuale la pianta organica, conseguenza del procedimento instaurato nell’ ottobre 2006 dall’allora commissario prefettizio, Tommaso Blonda .
Adesso il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci potrà rivolgersi al Ministero degli Interni per ottenere l’agognata attesa delibera ufficiale di conclusione ed uscita dal dissesto, presentando il piano di estinzione dal quale si rileva che la massa passiva debitoria rapportata ai 200mila abitanti di Taranto, adesso è di pochi milioni di euro e che potrà essere facilmente risolta con un prestito da dilazionare comodamente negli anni, anche se ci sono alcuni ostacoli da risolvere. Innanzitutto l’ OSL che finora ha lavorato al rallentatore… dovrà concordare e quindi concludere le restanti partite debitorie con alcuni creditori. Ma sopratutto occorre verificare e quantificare con esattezza la massa debitoria del Comune di Taranto per evitare che possa compromettere ed indurre in errore le valutazioni del Ministero degli Interni per emanare l’attesa delibera di uscita dal dissesto.
L’ex sindaco Ippazio Stefàno un anno fa in conferenza stampa aveva reso noto che il Comune di Taranto sotto la sua gestione aveva risparmiato ed accantonato circa 100 milioni di euro, somme risultanti come “avanzo di bilancio” vincolato. La disponibilità del Comune era di poco più di 170 milioni, in quanto gli altri 70 milioni sono composti dalle disponibilità dell’ Organo Straordinario di Liquidazione (ammontanti a 44 milioni) e conseguentemente ai crediti vantati da Banca Intesa Sanpaolo ( che ha rilevato Banca Opi) per l’importo di 26 milioni più interessi , che la banca doveva restituire al Comune.
Onestamente è semplicemente “ridicolo” apprendere che il nuovo sindaco Sindaco Rinaldo Melucci, ieri sera abbia “formalmente e con emozione ringraziato tutti i propri collaboratori per questo risultato che si avvicina a meno di 90 giorni dal completo insediamento della compagine amministrativa“. Emozione ? Risultato ? Tutto ciò è frutto, e bisogna ammetterlo con onestà delle precedenti giunte di centrosinistra guidate da Ippazio Stefàno, e sopratutto all’avvocato patrocinante in Cassazione che ha ben difeso le ragioni del Comune di Taranto.
Una sentenza quella della Corte di Cassazione che mette a tacere tutti quei “professorini”, commercialisti e le “cassandre” interessate che in un recente convegno universitario avevano sostenuto che il Comune di Taranto era ancora in dissesto, ma come il nostro Direttore fece presente con un suo intervento, lungimirante molti professori sono abituati a “teorizzare” opinioni personali, e qualche fornitore insoddisfatto del Comune di Taranto a buttare benzina sul fuoco per squallide ragioni personali che presto renderemo note e documenteremo con una nostra imminente inchiesta, sulla base di documenti “ufficiali” che spiegheranno molte cose dietro le quinte di Taranto. Comprese le fatture “facili” autorizzate da burocrati infedeli rimossi dal Sindaco Stefàno.
Ecco l’ordinanza della Corte di Cassazione:
Cassazione Civile_Ordinanza Taranto