Il ritardo nell’aggiornare le note spese poteva costare l’espulsione dal Movimento 5 Stelle . In realtà, soltanto 38 parlamentari 5 stelle su 127 sono in regola con la rendicontazione. Lo si scopre consultando i dati presenti sul sito tirendiconto.it , la piattaforma online su cui gli eletti “pentastellati” sarebbero tenuti – per regolamento interno – a riportare i dettagli dei “costi” di mandato ed a restituire le eventuali eccedenze. In realtà non lo fa praticamente quasi nessuno !
Se ne è occupato anche il settimanale L’ESPRESSO che ha scoperto che la maggior parte dei parlamentari, 61, non aggiorna la propria posizione dal maggio scorso. Tra loro anche due big membri del “direttorio” del M5S : il vice presidente della Camera Luigi Di Maio e il presidente della Commissione vigilanza Rai Roberto Fico. Un po’ più fresca, invece, fra le new entry è la scheda della deputata Carla Ruocco, che ha presentato le fatture soltanto fino al mese di luglio scorso. Cioè sino a 4 mesi fa.
Gli unici puntuali tra i “dirigenti” al momento sono Alessandro Di Battista e Carlo Sibilia, i quali hanno rendicontato fino a settembre che è il mese più recente consultabile sul sito. Tutti gli altri parlamentari aggiornano in ordine sparso: tre sono fermi addirittura a febbraio, cinque a marzo (tra cui Nicola Morra,Michele Giarrusso e Serenella Fucksia), tre a giugno, cinque a luglio e dodici ad agosto.
Se parte dell’indennità viene puntualmente versata nel fondo di garanzia per il microcredito (quasi 2mila euro a testa), sulla diaria e sugli altri rimborsi si può chiudere un occhio. Sono in molti a spendere quasi tutti i soldi messi a loro disposizione dalle Camere, più o meno dai 7 ai 10 mila euro al mese cadauno. Ma come viene investito il denaro che ogni mese arriva nelle tasche dei grillini eletti? Il settimanaleL’ESPRESSO ha preso in esame le ultime rendicontazioni per ogni parlamentare del Movimento 5 stelle.
Un tetto confortevole
Una delle voci di spesa più importanti, ovviamente, è quella per la casa. Un affitto a Roma, si sa, costa molto, soprattutto se vuoi alloggiare vicino al Parlamento. I rappresentanti 5 stelle spendono in media 1.500 euro a testa. Una cifra che tiene conto dello stile austero di Luigi Di Maio, che per alloggio più utenze ha pagato 706 euro a maggio, ma anche dell’approccio meno sobrio di alcuni suoi colleghi.
Sono 22, infatti, i rappresentanti grillini che sborsano (ma i soldi sono dei contribuenti) più di 2mila euro al mese per un tetto nella Capitale. Tra questi, l’onorevole Marta Grande (2.271 euro, dato di maggio) e il senatore Nicola Morra (2.155 euro, dato di marzo). I più spendaccioni sono: il piemontese Carlo Martelli, che a giugno ha rendicontato 2.527 euro e il sardo Roberto Cotti, 2.448 euro sempre a giugno. Cifre che generalmente comprendono sia il canone mensile che il costo per le utenze e le pulizie.
Ma uno dei dati più interessanti riguarda il cibo. Il vitto, infatti, è rimborsato dal Parlamento e anche sotto questa voce di spesa si registrano atteggiamenti diversi a seconda dell’eletto. C’è chi dichiara 30 euro di spesa al mese e chi invece si abbuffa a dismisura. Il più ingordo di tutti è il deputato campano Salvatore Micillo, che a maggio è riuscito a spendere ben 2.937 euro. E non sotto la voce “pranzi istituzionali” o “cene di rappresentanza”, ma sotto quella “alimentari”. Praticamente i cittadini italiani hanno pagato la spesa al supermercato dell’onorevole. Per molto meno, a Roma, il partito di Grillo ha chiesto le dimissioni dell’ex sindaco Ignazio Marino.
Al secondo posto di questa speciale classifica si piazza il pugliese Francesco Cariello (1.566 euro a maggio) che li ha spesi quasi tutti per “pranzo/cena/bar”. Ma tra i migliori classificati, a sorpresa si piazzano tre volti molto noti del Movimento: la senatrice Serenella Fucksia (1.120 euro a marzo), il capogruppo alla Camera Federico D’Incà (1.013 a settembre) e il suo senatore Michele Giarrusso (994 euro sempre a marzo). In tutto, sono una quindicina i parlamentari in grado di spendere più di 900 euro al mese solo per mangiare.
A proposito di “affamati”…come non ricordare i due (ex) grillini, ex illustri disoccupati, Alessando Furnari e Vincenza Labriola, selezionati, candidati ed eletti a Taranto dal Movimento 5 Stelle, i quali appena eletti in Parlamento hanno onorato con coerenza le loro promesse… passando subito al Gruppo Misto, pur di non rinunciare ai loro circa 20 mila euro al mese ? Per conoscere il loro impegno in favore degli elettori tarantini bisognerebbe chiamare la Sciarelli a “Chi l’ha visto ?” !!!
Consulenze varie e “altre spese”
Poi c’è il capitolo dei soldi destinati a consulenze di varia natura e alle nebulosissime “altre spese”. Per quest’ultima voce non è presente alcuna giustificazione ulteriore, quindi non è dato sapere di che si tratti. Ma almeno sappiamo chi si è guadagnato la pole position assoluta in questa gara: il vice presidente della Commissione parlamentare antimafia Luigi Gaetti. Ad agosto, il senatore mantovano ha pagato 3mila euro per “consulenze varie” e 2mila per “altre spese”, 5mila euro in un sol colpo senza specificazioni aggiuntive. Vacanze ? Secondo classificato, il capogruppo della Commissione Industria al Senato Gianni Girotto, che a luglio ha speso 3.947 euro, di cui 2.420 in non meglio precisate “consulenze varie”. Dietro di lui, ma solo di un passo, si piazza il deputato lombardo Alberto Zolezzi: 2.474 euro di “consulenze varie” e 1.046 euro di “altre spese” a luglio (a giugno per le stesse voci aveva speso rispettivamente 2.767 e 1.033 euro).
Anche Barbara Lezzi, salita agli onori delle cronache per aver assunto come portaborse la figlia del compagno, si è guadagnata un buon piazzamento coi suoi 3.250 euro spesi a maggio soprattutto per “consulenze di natura legale”. E tra coloro che hanno investito cifre importanti spuntano anche Roberta Lombardi (1.352 euro per consulenze informatiche ad agosto), Alessandro Di Battista (1.575 per consulenze legali settembre) e Carlo Sibilia (1.658 “consulenze varie” a settembre). Almeno 22 parlamentari hanno speso più di mille euro.
Eletti in Movimento
Taxi, treni, aerei, rimborsi chilometrici. Gli spostamenti dei parlamentari gravano ovviamente sul bilancio dello Stato. Come, del resto, tutte le attività che organizzano su territori di provenienza. E i portavoce 5 stelle stanno molto in giro. Roberto Fico, ad esempio, ha ricevuto rimborsi per 3.104 euro rendicontati alla voce “spese logistiche per partecipazione ad eventi”. Attivissimi sui territori anche Carla Ruocco, che ha speso 2.374 euro a luglio per “missioni non ufficiali” e il senatore Sergio Puglia, 2.637 euro a maggio soprattutto per “stampa di materiale informativo”. Poi c’è chi prende spesso il taxi, come Nunzia Catalfo, che a marzo ha rendicontato 819 euro, e chi chiede i rimborsi chilometrici come Marco Brugnerotto (926 euro a settembre). Luigi Di Maio, quasi sempre francescano, nel mese di maggio per i trasporti ha speso 1.280 euro, tra taxi, carburante, noleggio auto, pedaggi e parcheggi.
La fabbrica degli assistenti
Un ultimo sguardo lo merita il capitolo “collaboratori”. I parlamentari impiegano somme diverse per pagare i propri aiutanti. Si va dai mille ai 5mila euro, a seconda dei casi. Ma ci sono anche esempi eclatanti. Il primo gradino del podio spetta senza dubbio al deputato Paolo Romano che a maggio ha speso 8.329 euro. Poco più di quanto ha sborsato Silvia Benedetti che con i suoi 7.833 euro a febbraio si piazza al secondo posto. Sul terzo gradino, infine, sale l’ex capo gruppo alla Camera Alessio Villarosa che a maggio ha pagato 6.316 euro.
Le spese allegre dei sindaci “grillini”
A Parma sotto la guida del Sindaco del M5S Pizzarotti al Comune succede anche di tagliare i servizi alla persona e spendere 100.000 per la musica elettronica. Il sindaco grillino prometteva di fermare l’inceneritore, ma ha preferito invece di occuparsi di musica progettando di spendere tutti questi soldi per un concerto musicale di Capodanno. A Bagheria in Sicilia il sindaco grillino Patrizio Cinque ha distribuito consulenze a tutta forza a partenti ed “attivisti” del Movimento 5 Stelle 40mila euro assegnati a tre consulenti (un parente di un assessore, al padre di un consigliere comunale ed a un attivista del M5S).
E possiamo non ricordare quanto accaduto a Sedriano, il primo comune della Lombardia sciolto per mafia. Che il 15 novembre è andato al voto, che vedeva i ‘grillini’ dati per favoriti. Ma nella lista spicca un nome che rischia di diventare ingombrante. E’ quello di Gabriele Panetta, classe 1965, calabrese. Al quale il senatore Luigi Gaetti, vicepresidente ‘grillino’ della Commissione Antimafia al Senato, sentito da ilfattoquotidiano.it, chiedeva di valutare l’opportunità “di un passo indietro a tutela di tutti”. A scoprirlo il Fatto Quotidiano, diretto dal collega Marco Travaglio, notoriamente “vicino” ed in linea con le posizioni e battaglie del M5S. Panetta “arriva al nord da ragazzo e, dopo qualche anno a Garbagnate Milanese, si trasferisce a Bareggio, dove conosce Rocco Musitano, capo dell’omonima famiglia mafiosa. Il 23 marzo del 1983 il boss della ‘ndrangheta esce dal bar ‘Jesi’ di via Manzoni, si dirige all’ingresso del vicino Luna Park, saluta Panetta e sale sulla sua A112. Percorre pochi metri, quando un’auto lo affianca e un uomo gli scarica addosso una raffica di mitra, mentre un altro scende e lo finisce con due colpi alla testa, esplosi da una calibro 38. Panetta è giovanissimo, ancora non ha compiuto 18 anni. I carabinieri lo interrogano come testimone e non sarà mai indagato. Il suo nome finisce nelle carte dell’inchiesta Nord-Sud, uno dei primi maxiprocessi degli anni Novanta sulla ‘ndrangheta nel milanese, e la sua deposizione permette di ricostruire la dinamica di un omicidio che avviene in Lombardia, ma viene concepito in Calabria. “Nel contesto della cosiddetta faida Musitano-Marando, che ebbe inizio – si legge nella sentenza della Corte d’Assise di Milano l’11 giugno del 1997 – con l’uccisione di Luigi Marando, avvenuta a Platì il 19 ottobre 1979 a opera di esponenti della famiglia Musitano per una questione di spartizione di illeciti proventi di una rapina. Il cadavere del Marando fu gettato in una discarica: gesto che provocò un maggior risentimento della famiglia, che decise di sterminare i Musitano”. Ecco chi seleziona e candida il Movimento 5 Stelle !
Il Movimento “NoTav” viaggia in alta velocità
Una pagina del socialnetwork Facebook, ha pubblicato una serie di esponenti del Movimento 5 Stelle, il cui leader Beppe Grillo è ampiamente noto per le sue battaglia “NO-TAV”, comodamente seduti sulle poltrone dei treni dell’ Alta Velocità, dormendo piacevolmente…Da Grillo a Vito Crimi fotografati dormivano beatamente, a Casaleggio che “navigava” con il suo tablet viaggiando in FrecciaRossa grazie all’ Alta Velocità ferroviaria. “Sposteremo gli uffici parlamentari presso le case e le aziende che vogliono espropriare per costruire il Tav: dovranno passare sul nostro corpo” era l’appello pubblicato sul blog di Beppe Grillo (che intasca personalmente tutta la ricca pubblicità che ospita) diceva il senatore M5S Vito Crimi a Il Fatto Quotidiano annunciando la mobilitazione generale in difesa dei proprietari delle zona di Calcinato in provincia di Brescia.”Espropri di case, cascine, terreni e aziende agricole”, diceva il parlamentare grillino, “con offerte di denaro per rinunciare a una vita e ripartire da zero. Sono queste le condizioni per realizzare l’inutile grande opera della linea Alta velocità Milano-Venezia, che passerà anche da Brescia”.
Secondo il Movimento 5 stelle il Tav , cioè l’ alta velocità è un’opera inutile perché non terrebbe conto delle “reali esigenze dei pendolari”. “Ogni giorno”, conclude il post di Crimi sul blog grillino , “viaggiano 3 milioni di passeggeri, contro i soli 70mila delle “frecce”. I turisti che usano le linee locali sono 22 milioni in tutta l’area gardesana. Infine sono stati investiti circa 6 miliardi di euro per risparmiare 20 minuti di tempo fra Milano e Venezia”. A Taranto invece gli attivisti ed esponenti “grillini”, la stragrande maggioranza formata da fuoriusciti da altri partiti e movimenti o di gente alla ricerca di uno stipendio, di un incarico “pubblico”, si lamentano perchè l’ Alta Velocità non arriva ! Ah benedetta corenza….!!!
Tutti in “famiglia”
Sonia Toni, oltre ad essere una “grillina” della prima ora, è sopratutto la prima moglie di Beppe Grillo, con il quale ha avuto due figli, e con cui nonostante la separazione, mantiene buoni rapporti. Quando il suo nome ha iniziato a girare tra i possibili candidati a Rimini, ne è nato un vero “caso” interno al Movimento5Stelle, come racconta il Corriere della Sera.
Nel Comune romagnolo si voterà in primavera e la base 5 Stelle è in pressing per le liste e perché si trovi a breve il candidato che sfiderà il pd Andrea Gnassi, in corsa per il bis. Sonia Toni nei giorni scorsi ha confermato: “Forse sarò uno dei nomi in lista, ma non come candidata a sindaco“. La sua candidatura ha creato non pochi problemi. Tra i primi a polemizzare, Gianluca Tamburini, attuale capogruppo M5S al Comune di Rimini: “Mai vista alle riunioni, noi non la conosciamo”, ha dichiarato al quotidiano il Resto del Carlino . Dando vita a un botta e risposta anche sui social. “Il mio nome viene fuori perché a pochi mesi dal voto perdete tempo su rotonde, parcheggi, fondazione Fellini”, replica l’ex-signora Grillo.
Concludendo, cari lettori, tutte queste notizie a Taranto non le troverete nè sui siti internet che hanno paura di perdere qualche “click” o qualche squallido “mi piace” sui socialnetwork, nè tantomeno su qualche quotidiano stampato, i cui giornalisti lavorano grazie ai contratti di solidarietà (altrimenti avrebbero già chiuso) pagati anche grazie ai soldi dei contribuenti.
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