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3 Luglio 2024 07:27
3 Luglio 2024 07:27

Quello che le “toghe rosse” non dicono sul Csm…e le loro carriere “correntizie”

Necessario far capire alle toghe impegnate nel "sistema" correntizio che i magistrati sono chiamati ad applicare e far rispettare le leggi, e non hanno alcun compito di legiferare o sindacare che è deputato a farla grazie al voto degli italiani. Tutti. Compresi quelli che con le loro tasse contribuiscono a far si che lo Stato italiano rimborsi milioni e milioni di euro per detenzioni illegittime. O forse una certa magistratura si crede di essere al di sopra delle istituzioni ?

La legge di riforma dell’ordinamento giudiziario, recentemente approvata dal Parlamento, è sicuramente destinata a cambiare in profondità le modalità di attribuzione degli incarichi direttivi e semi-direttivi da parte del Consiglio superiore della magistratura ed è questo il vero motivo per cui esponenti e candidati di Area, la corrente sinistrorsa della magistratura, contestano le innovazioni apportate dalla guardasigilli Cartabia

L’obiettivo principale della riforma è quello di evitare che le nomine possano ancora essere condizionate da logiche di appartenenza “correntizia” dopo gli scandali degli ultimi anni, che è bene ricordare hanno coinvolto tutte le varie correnti della magistratura, da sinistra a destra, passando per il centro . La ministra della Giustizia Marta Cartabia, ha più volte ricordato e ribadito che in futuro dovrà essere valorizzato il merito dei magistrati, garantendo trasparenza nelle scelte del Csm, e non lo schieramento correntizio.

il ministro Guardasigilli Cartabia

Sacrosante a nostro parere le modifiche delle procedure propedeutiche alla valutazione della professionalità dei magistrati e della previsione di un fascicolo necessario non soltanto per valutare le capacità del singolo magistrato , ma fondamentali sopratutto quando è il momento dell’ assegnazione a funzioni di direzione. E’ altresì fondamentale a nostro parere il coinvolgimento dell’avvocatura, con la possibilità per i componenti laici dei Consigli giudiziari di partecipare alla discussione finalizzata alla formulazione dei pareri necessari per la valutazione di professionalità dei magistrati.

Le modifiche introdotte dalla riforma Cartabia che interessano direttamente le toghe, riguardano in realtà soprattutto alla disciplina del termine di legittimazione per poter presentare domanda. Innovazione questa che ha immediatamente reso necessario dover cambiare i bandi concorsuali da parte del Csm, costretto a riaprire i termini per la presentazione delle domande.

L’effetto ricercato grazie alle modifiche introdotte è stato quello di arrivare ad un importante e necessaria riduzione del numero dei candidati alle funzioni dirigenziali più importanti nella magistratura.

Cosa dice la legge sugli incarichi direttivi e semi-direttivi assegnati dal Csm

La legge numero 71 del 2022 ha introdotto dei “passaggi” necessari a raggiungere una tendenziale stabilizzazione dei magistrati ai quali sia stato assegnato un incarico dirigenziale, prevedendo un periodo minimo di permanenza nell’ufficio da cui si proviene. Ad esempio per poter aspirare quindi all’incarico di procuratore generale o di procuratore generale aggiunto in Cassazione,  sarà necessario aver già ricoperto almeno 4 anni nel precedente incarico e garantirne altri 4 prima della pensione.

Con queste nuove norme disposizioni, quindi, al Csm non avrebbero potuto nominare l’attuale pg di Milano e tanti altri magistrati che oggi ricoprono incarichi di vertice . “La mobilità dei dirigenti si giustifica non solo in un’ottica di salvaguardia della legittima aspirazione del magistrato alla progressione nella carriera ma anche, in un’ottica più complessiva, di salvaguardia della professionalità e delle capacità dei dirigenti degli uffici giudiziari” ha dichiarato al quotidiano Il Dubbio (di proprietà del Consiglio Nazionale Forense)  il consigliere togato Antonio D’Amato attuale presidente della Commissione per gli incarichi direttivi del Csm. In poche parole, l’attitudine direttiva del magistrato è destinata ad arricchirsi notevolmente anche grazie alle pregresse esperienze direttive e semi-direttive.

Una riforma importante ed equilibrata quella del guardasigilli Cartabia la quale è bene ricordare, sopratutto a qualche sbadato o distratto… “compagnuccio sinistrorso” sotto le ingannevoli vesti di magistrato, che l’attuale Guardasigilli è stata dal 13 settembre 2011 al 13 settembre 2020 cioè per ben 9 anni giudice della Corte costituzionale, della qualedall’11 dicembre 2019 al 13 settembre 2020 ha ricoperto la carica di Presidente , diventando la prima donna della storia repubblicana a ricoprire tale carica.

Leggere affermazioni ciclostilate, affidate ai soliti giornalisti ventriloqui come: “La riforma Cartabia delinea un modello di magistrato burocrate, timoroso, che tende ad uniformarsi agli indirizzi giurisprudenziali prevalenti, piuttosto che concorrere alla evoluzione del diritto vivente. Sarà compito del prossimo C.S.M. opporsi a questo modello e valorizzare la professionalità e la passione dei tanti magistrati italiani, respingendo il rischio di un approccio difensivo nell’esercizio di una giurisdizione sempre più schiacciata dai numeri e dal timore di sanzioni disciplinari” espresse da un magistrato, tale Maurizio Carbone che ha svolta la sua carriera unicamente presso la Procura di Taranto dove ha trascorso oltre 25 anni occupandosi più di attività corporativa e sindacale che di caccia alla criminalità organizzata ed ai colletti bianchi , e tutto ciò aiuta a capire che la riforma Cartabia è importante.

il magistrato napoletano Carbone quando era nell’ ANM a Roma (mai più rieletto)

Una riforma quella della guardasigilli Cartabia fondamentale per far capire alle toghe impegnate nel “sistema” correntizio che i magistrati sono chiamati ad applicare e far rispettare le leggi, e sopratutto che non hanno alcun compito di legiferare o sindacare le leggi votate dalle rispettive Camere Parlamentari , attività che è un compito e potere delegato esclusivamente a chi viene eletto in Parlamento grazie al voto degli italiani. Tutti. Compresi quelli che con le loro tasse contribuiscono a far si che lo Stato italiano rimborsi per detenzione illegittima milioni e milioni di euro a cittadini mandati in carcere seppure innocenti dai soliti magistrati “manettari” e distratti…. Un’interessante relazione della Corte dei Conti ha messo a confronto i diversi ordinamenti europei sul tema dell’ingiusta detenzione.

Nella Relazione su “Equa riparazione per ingiusta detenzione ed errori giudiziari”, redatta a settembre 2021, i giudici contabili hanno rilevato, nel triennio 2017-2019, un progressivo aumento della spesa pubblica, in termini di impegni di competenza, nel 2019 la spesa complessiva per le voci legate alla giustizia sfiorava i 50 milioni di euro (per la precisione 48.799.858,00 euro), con un aumento del 27% rispetto a quella registrata nel 2017 (38.287.339,83 euro). Riparazione pecuniaria per ingiusta detenzione, da parte dello Stato, che è prevista dagli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale. Disciplina che si applica anche ai casi di errore giudiziario regolata dall’art. 643 del codice di procedura penale.

Dov’era questo magistrato napoletano quando un suo collega della Procura di Bari veniva mandato sotto processo disciplinare dal Csm per non aver iscritto per oltre 6 anni un politico barese nel registro degli indagati, e subito dopo si faceva eleggere dai suoi “compagnucci” al Consiglio Superiore della Magistratura, venendo archiviato dai suoi stessi compagni-colleghi di consiliatura ??? E la chiamano persino anche “giustizia”… P.S. l’indagato successivamente è stato mandato a processo da quel magistrato barese, ma il Tribunale lo ha assolto con formula piena. Dopo che il pm gli aveva distrutto la propria carriera politica. Il magistrato invece ha fatto carriera !

O forse una “certa” magistratura si crede di essere intoccabile ed al di sopra delle istituzioni ?

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