a cura della Redazione Economia
Ancora una volta alcuni giornalisti tarantini hanno dimostrato di non saper fare i giornalisti, parlando ovvero scrivendo, esclusivamente sulla base dei comunicati stampa o delle “veline” ricevute dalla solita associazione di commercianti che sopravvive grazie ai soldi e contributi pubblici, invece di quelli “privati” dei suoi associati e furbescamente rifila “polpette” avvelenate ai giornalisti “amici” e parenti…
Qualcuno potrà accusarci di “lesa maestà”, o di presunzione, ma la realtà è ben diversa: noi i numeri ed i bilanci li sappiamo leggere. Altri meno. E non contento delle baggianate giurisprudenziali qualcuno crede di poter all’improvviso scrivere editoriali economici, o “stilare” classifiche senza neanche aver provato a leggere i bilanci e capire quello di cui intende parlare.
La Gazzetta del Mezzogiorno, ancora una volta dimostra il perchè della propria crisi di vendite che l’ha portata a dover ricorrere ai contratti di solidarietà, lasciando al giornalista-sindacalista-cronista di nera Mimmo Mazza l’arduo compito di “dare i numeri”, attività che gli è riuscita molto bene nel vero senso della parola: parlando dei dipendenti dell’ ILVA e dell’indotto stimati in “circa 15 mila persone” (quando in realtà son oltre 18mila n.d.r.) e che “tra dipendenti diretti e dell’indotto e che il numero delle persone che vivono grazie agli grazie agli stipendi pagati dal siderurgico (e ormai da tempo integrati dall’ INPS sotto forma di cassa integrazione e contratti solidarietà, arriva a 60 mila” il novello-cronista-economista… sostiene che si tratta “pur sempre di un decimo degli abitanti di tutta la provincia” ! Resta da capire come faccia Mazza a fare questo calcolo, che è campato in aria, ma forse “poverino” ha conteggiato fra i contratti di solidarietà anche il suo e dei suoi colleghi de La Gazzetta del Mezzogiorno, che lavorano appunto grazie a quel contratto. Il novello-cronista-economista se usa la calcolatrice e legge i bilanci così come fa con il codice penale, allora rischia di mandare in crisi anche le sue entrate familiari….non contento di aver dato i numeri (!!!) continua nel suo delirio sostenendo che “occorre un cambio deciso e sostanziale modo di sviluppo economico per offrire nuove possibilità a chi come oggi ha come unica alternativa alla disoccupazione l’inizio di un viaggio della speranza al Nord o all’estero“.
Ebbene il povero Mazza non sa o non gli hanno ancora spiegato che lo sviluppo economico dipende dagli imprenditori, dal mercato, dalla volontà e capacità di rischio. Qualche anno fa il prof. Mario Monti, ex-rettore dell’ Università Bocconi, che di impresa ci capisce sicuramente più di Mazza e tutti i suoi colleghi messi insieme, disse: ” ”I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Del resto, diciamo la verità, che monotonia un posto fisso per tutta la vita. E’ più bello cambiare e accettare nuove sfide purché siano in condizioni accettabili. E questo vuol dire che bisogna tutelare un po’ meno chi oggi è ipertutelato e tutelare un po’ di più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro o proprio non riesce a entrarci”. E’ un affermazione molto più veritiera, leale e corretta verso chi sta cercando di entrare nel mondo del lavoro o a chi ha perso il proprio posto. Meglio fare un discorso del genere che sventolare impossibili promesse da politicante o “sindacalista” in cariera . Chi vuole leggere questo concetto come un sinonimo di licenziamenti selvaggi è in malafede e vi prende per il naso, perché vi sta vendendo una macchina usata con il contachilometri taroccato.
Come non dare ragione al prof. Monti quando sosteneva che “Bisogna abituarsi a cambiare spesso luogo e tipo di lavoro e paese questo non è da guardare con spavento come una cosa negativa“. “I giovani italiani – proseguì Monti – hanno troppa diffidenza verso la mobilità, verso il cambiamento e questo è uno dei problemi del nostro paese. Invece avere la sfida del cambiamento di lavoro nel corso della vita è una cosa positiva, che stimola. Per arrivare a dare un lavoro ai giovani, bisogna tutelare un po’ meno chi è molto tutelato, quasi blindato nella sua cittadella di lavoratore tutelato“. “Bisogna tutelare – ha proseguito – chi oggi si trova in una situazione quasi di schiavitù, infatti nel mondo del lavoro ci sono forme estreme di precariato, o chi proprio non riesce a entrarci – e concluse – occorre creare più occasioni di lavoro per i giovani, un po’ meno tutelati in modo trincerato ma più posti di lavoro. E un Paese è capace di creare più o meno posti di lavoro a seconda di quanto è competitivo“. Ebbene qualcuno avvisi Mazza che chiunque si occupa di affari, economia, business a Taranto e provincia oggi rideva del suo articolo. E noi insieme a loro !
Il Nuovo Quotidiano di Puglia a firma di Michele Montemurro, titolava “Meno litigi più concretezza” appello che ci sentiamo di condividere e sottoscrivere, sopratutto considerando che la Camera di Commercio di Taranto (che è un ente pubblico) per avere i dati economici del Comune di Taranto, richiesti più volte inutilmente è dovuta ricorrere ad un’istanza di accesso (negata) ed un ricorso al TAR (vinto) per ottenere dati “pubblici“. Qualcosa che sa di incredibile e che nessuno ha messo in risalto. Probabilmente perchè a Taranto, ad eccezione del nostro giornale, nessuno ha mai fatto uso di quanto prevede la Legge sull’ accesso agli atti amministrativi. E’ giusto ricordare quello che ha detto in conferenza stampa il presidente della Camera di Commercio di Taranto, e cioè che è vergognoso assistere allo Stato che non paga i suoi fornitori ILVA, ma sarebbe stato altrettanto doveroso ricordare che l’ ILVA “gestita” dal defunto Emilio Riva e famiglia associata, era una società di natura “privata” aderente a Federacciai e Confindustria, che aveva EVASO al Fisco italiano la somma (accertata dalla Guardia di Finanza di Milano) le tasse su ricavi per oltre 1 MILIARDO E MEZZO DI EURO !
Pochi ricordano che lo Stato, o meglio il Governo Monti prima, Letta poi e Renzi adesso, con il “commissariamento” affidato non a portaborse e faccendieri vari, ma a top managers del calibro di Enrico Bondi e del prof. Gnudi hanno salvato la città di Taranto dal diventare una vera e propria “polveriera sociale”, e stanno risanando l’azienda e contemporaneamente onorando gli stipendi ai dipendenti. I fornitori dell’ ILVA, Le imprese, che svolgono per definizione attività d’impresa e quindi di rischio, verranno pagati dalla liquidazione della “vecchia” ILVA gestione Riva, e chi vorrà lavorare e sarà capace di conquistare la fiducia nella “newco” in fase di costituzione come da progetto del superconsulente economico di Palazzo Chigi, Andrea Guerra.
Il collega Michele Montemurro si è avventurato nello stilare “classifiche” taroccate, non per malizia, ma probabilmente per disabitudine, quando scrive che “nel 2013 ci sono state tre imprese (con sede legale in provincia di Taranto, fra le prime venti di Puglia per fatturato”. Montemurro probabilmente non sa che l’indice più importante per valutare un’azienda non è il fatturato, ma bensì i ricavi, la patrimonializzazione, la percentuale d’indebitamento ed il numero di dipendenti. tutto viene valorizzato da tre indicatori: il MOL (Margine Operativo Lordo), il ROA (acronimo che sta per Return On Assests e il suo calcolo è piuttosto immediato: si prende l’utile netto di gruppo e lo si divide per il totale delle attività) . Il valore minimo del ROA dev’essere superiore o uguale al costo del denaro (tassi d’interesse scelti dalle varie banche centrali), perchè ovviamente essendo il totale delle attività l’ammontare complessivo degli investimenti fatti dall’azienda ed essendo stati finanziati da indebitamento, cassa e/o denaro preso in prestito, il tasso minimo da ottenere è ovviamente quello dei tassi d’interesse. Se fosse inferiore significherebbe che il costo di questo denaro è stato per l’azienda maggiore a quanto quel denaro ha reso, quindi non sarebbe stato conveniente prenderlo.
Quindi avendo verificato la “pochezza” d’informazione economico-giornalistica circolante a Taranto, lo abbiamo quindi fatto noi, per aiutarvi e consentirvi di capire meglio ilreale valore delle imprese operanti nell’economia della provincia jonica:
BASILE PETROLI
Il dato incredibile è che la Basile Petroli, è un’azienda con soli 29 dipendenti, e dalle performances economiche un pò strane. Nel 2011 ha fatturato 248 milioni ed 853.208,00 €uro con un utile un pò misero (appena 24.635 euro !) , nel 2012 ha fatturato 247milioni ed 598.520,00 €uro, perdendo i 2/3 dei precedenti ricavi (scesi ad appena 8.353,00 euro ! ) . Nell’ultimo bilancio disponibile analizzato, e cioè quello del 2013 la Basile Petroli ha perso il 10% del proprio fatturato, calato a 224milioni e 251.076,00 €uro con una perdita di un milione e 15.033,00 di €uro, annullando quasi del tutto il proprio MOL (sceso dall’ 1,23% allo 0,09 %)
VESTAS NACELLES ITALIA srl (unipersonale di proprietà della capogruppo VESTAS – Danimarca)
Alla Vestas Nacelles è collegata anche un’altra società controllata. Con fatturati ed utili molto più significativi della Basile Petroli….
SUPERCENTRO s.p.a.
La società tanto “cara” al giornalista Mimmo Mazza per motivi di “parentela”…e cioè la Supercentro spa, che fa capo alla famiglia Macripò, ed il cui il 10,99% è di proprietà di Leonardo Giangrande attuale presidente della Confcommercio di Taranto. La SUPERCENTRO è una società che gestisce in franchising una rete di supermercati. Quindi definirla “industria” è a dir poco un’azzardo, se non un’inesattezza ! La società produce un discreto utile, ma con un forte indebitamento. Infatti, mentre il fatturato dal 2012 al 2013 è cresciuto (grazie all’apertura di nuovi punti vendita) il MOL è diminuito di quasi un milione di euro, mentre l’utile di esercizio è calato del 30% , con un rapporto di indebitamento dell’ 80,3%.
N.B. I dati pubblicati sono aggiornati a febbraio 2015. Le informazioni economiche, fiscali, bancarie, pubblicate sono provenienti da pubblici archivi e/o altre fonti rielaborate da società esterne specializzate. Si declina ogni responsabilità per eventuali erroneità, incompletezze e qualsiasi altro vizio di cui alle informazioni ed ai dati. La nostra redazione economica è a disposizione delle società interessate per eventuali rettifiche, correzioni ecc. previa esibizione dei bilanci e verbali di assemblee regolarme mte depositate al registro Imprese della Camera di Commercio.
Le analisi dei bilanci delle società che operano a taranto e provincia, verificati ed analizzati dal Corriere del Giorno, non sono finiti.
Continua/1.
a